CreditLine su Amazon: come funziona e quanto costa

Conviene comprare con CreditLine su Amazon? La nostra recensione

logo creditline

Comprare a rate su Amazon è possibile, oltre che utilizzando carte revolving, anche tramite la richiesta di un vero e proprio finanziamento che viene concesso da Cofidis e che si chiama CreditLine. Si tratta di una linea di credito che si richiede a Cofidis e che permette di rateizzare il proprio acquisto di prodotti ‘finanziabili’, rispettando i seguenti limiti:

  • l’importo finanziabile deve essere compreso tra un minimo di 100 euro e un massimo di 1.500 euro;
  • l’importo minimo della rata deve essere di 15 euro (il che può limitare nella scelta del numero di rate);
  • la durata massima del piano di ammortamento è di 24 mesi, quella minima di 3 mesi.

(Fonte: sito ufficiale Cofidis – Data: 20 gennaio 2021)

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Come funziona la richiesta?

Diamo per scontato che sia stato già scelto ciò che vogliamo acquistare su Amazon a rate. Il primo passo è quello di accertarsi che l’importo da pagare (considerando solo i prodotti indicati come rateizzabili) sia compreso complessivamente tra 100 euro e 1500 euro. A questo punto dobbiamo seguire questi semplici step:

  • arrivare nella pagina di pagamento;
  • biffare la voce CreditLine tra le opzioni di pagamento disponibili;
  • inserire tutte le informazioni necessarie e gli estremi dei documenti di identità oltre che reddituali nella pagina dove si viene automaticamente indirizzati (quella da cui far partire la richiesta di rateizzazione);
  • confermare la richiesta inviandola a Cofidis perché faccia una rapida valutazione.

Se si supera questa fase si ottiene la risposta positiva (se negativa si dovrà scegliere un altro metodo di pagamento) andando direttamente al checkout. L’ordine si conclude come con qualsiasi altro metodo di pagamento accettato dal colosso statunitense e va in preparazione per l’invio. Si inizieranno poi a pagare le rate secondo il piano di ammortamento approvato, con addebito diretto sul conto corrente.

schermata riepilogo ordine amazon

Cosa avviene in caso di nuovi acquisti?

Completata la procedura si è diventati titolari di una linea di credito di un importo compreso tra i 500 ed i 1500 euro. L’importo del plafond sarà evidenziato alla fine della precedente domanda sia nella mail di risposta da parte di Cofidis che nell’area riservata.

La possibilità di pagare ulteriormente con CreditLine su Amazon è disponibile a partire da 4 giorni dopo l’accettazione della tua linea di credito e del conseguente primo utilizzo. Nel particolare, questa possibilità sarà evidenziata dalla comparsa dell’opzione CreditLine tra i metodi di pagamento su Amazon.it (sempre in funzione del plafond disponibile).

Requisiti e documenti necessari

Oltre alla scelta di prodotti ‘finanziabili’ bisogna ottemperare anche ad altri requisiti che sono:

  • avere un reddito dimostrabile;
  • essere maggiorenni;
  • avere un conto corrente per l’addebito delle rate con Iban italiano (non sono ammesse carte prepagate);
  • avere documenti di identità rilasciati da autorità italiane e che non siano prossimi alla scadenza.

Attenzione, al 20 gennaio 2021 come documenti sono accettati esclusivamente:

  • patente formato tessera oppure passaporto;
  • tessera sanitaria.

Non è quindi accettata la carta di identità, nemmeno nella versione elettronica.

Tempistiche

Come evidenziato dallo stesso sito ufficiale, la richiesta dovrebbe portare via al massimo un quarto d’ora, soprattutto per procedere alla foto ed all’upload dei propri documenti. Invece i tempi di risposta da parte della finanziaria francese sono pressoché immediati. La possibilità di registrarsi all’area personale parte invece il giorno successivo alla pratica di apertura della linea stessa.

Caratteristiche del prestito

schermata pubblicitaria creditline

La somma da finanziare deve rientrare nei limiti previsti dagli accordi con Cofidis, ma sulla durata si devono rispettare come numero di rate le seguenti alternative: 3, 5, 6, 10, 12, 18 oppure 24 mensilità. L’addebito della prima rata avviene non prima di 25 giorni dalla spedizione del prodotto. Più precisamente, il primo giorno del mese successivo. Per capire meglio questo discorso riproponiamo le possibili scadenze temporali nella tabella che segue:

Mese Data spedizione (si considera quella dell’ultimo articolo di uno stesso ordine) Data di addebito della prima rata
Gennaio entro il 6 Gennaio 1° Febbraio
Febbraio entro il 3 Febbraio 1° Marzo
Marzo entro il 6 Marzo 1° Aprile
Aprile entro il 5 Aprile 1° Maggio
Maggio entro il 6 Maggio 1° Giugno
Giugno entro il 5 Giugno 1° Luglio
Luglio entro il 6 Luglio 1° Agosto
Agosto entro il 6 Agosto 1° Settembre
Settembre entro il 5 Settembre 1° Ottobre
Ottobre entro il 6 Ottobre 1° Novembre
Novembre entro il 6 Novembre 1° Dicembre
Dicembre entro il 6 Dicembre 1° Gennaio

Nel caso di più utilizzi, l’importo delle rate si andranno a sommare. Facciamo anche in questo caso un esempio pratico:

  • acquisto 1: 10 rate da 40 euro effettuato entro il 6 marzo. La rata di quaranta euro verrà addebitata il 1°aprile;
  • acquisto 2: 6 rate da 30 euro effettuato entro il 6 agosto.

In tal caso al 1 settembre si pagherà una rata di settanta euro, somma dei due importi (40€+30€).

Condizioni economiche

Per valutare le condizioni economiche bisogna basarsi su quelle che vengono proposte dal sistema al momento della richiesta (potrebbero essere proposte condizioni agevolate).

Sul sito Cofidis al 20 gennaio 2021 troviamo degli esempi ufficiali che sono utili soprattutto per valutare la componente degli interessi. Come appena accennato, infatti, solo in periodi promozionali si è proposto un ‘vero’ tasso zero. Nella situazione ordinaria non si applicano infatti interessi (Tan 0%) mentre si applicano commissioni che portano a un Taeg di valore che cambia a seconda del periodo in cui avviene l’apertura della linea di credito. Ritornando agli esempi del sito ufficiale della finanziaria francese abbiamo le seguenti condizioni:

Esempio 1

CreditLine di 200 euro in 6 rate: la dilazione del pagamento sarà pari a 5 rate da € 34,52 più sesta rata da €34,54. Quindi l’importo totale alla scadenza è di € 207,14, per un Taeg di 12,84%;

Esempio 2

CreditLine di 1000 euro in 12 rate: questa soluzione prevede 11 rate da € 88,90 più l’ultima rata da € 89,02, per un importo totale dovuto di € 1066,92 e un TAEG sempre pari a 12,84%.

(Approfondimento: Prestito rotativo)

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Prestiti per pensionati Inps fino a 90 anni: quali alternative?

Prestiti per pensionati Inps fino a 90 anni: guida alla scelta

L’età anagrafica ha un certo peso nella richiesta dei finanziamenti ed il problema sorge soprattutto nel caso della ricerca di prestiti per pensionati fino a 90 anni. Prima di vedere se si tratta di una situazione possibile da trovare, cerchiamo di capire che cosa si intende per ‘prestiti pensionati fino a 90 anni’.

coppia di anziani che legge un preventivo

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Come si calcola l’età massima?

Non sempre è chiaro se l’età massima indicata dai contratti di prestiti stia a indicare quella massima da raggiungere per fare la richiesta di finanziamento, oppure per la scadenza del piano di ammortamento. La situazione però va chiarita a monte e per farlo bisogna informarsi adeguatamente se si rientra in una delle due ipotesi di seguito.

Prestito per pensionati di 90 anni

In questo caso i 90 anni sono l’età massima che si deve avere al momento della scadenza del contratto di rimborso. Quindi se si hanno 85 anni compiuti, difficilmente si otterrà un piano di ammortamento di più di 48 mensilità. Tra l’altro bisogna chiedere in modo specifico se nel computo dei 90 anni si considerano quelli compiuti o non compiuti. Nel primo caso normalmente si riesce a guadagnare qualche mese in più, mentre nel secondo caso si perde generalmente un mese (quello che riguarda la data di compleanno, a meno che non cada proprio nei primissimi giorni del mese).

Prestiti per pensionati fino a 90 anni

Qui la situazione si fa più ambigua, perché potrebbe essere interpretata anche come linea entro la quale fare la richiesta di prestito, per cui almeno sulla carta si potrebbe ottenere un finanziamento che venga estinto oltre tale età. Tuttavia anche in questo caso generalmente si intende che a 90 anni il piano di ammortamento deve essere concluso, considerando come età i 90 anni compiuti (a meno che non venga indicato in modo diverso).

Quindi, diciamo che

‘90 anni’ rappresenta nella quasi totalità dei casi l’età massima che si deve avere alla scadenza del prestito.

Anche l’età massima per la richiesta del finanziamento non va trascurata perché se per alcune banche arriva anche a 83 anni o 85 anni, per altre si ferma a 75 o 76 anni (anche qui bisogna informarsi se si intende età compiuta o limite non compiuto perché la domanda sia accettata).

Quali e quante possibilità ci sono?

Quanto appena indicato è evidenziato in mera linea teorica perché al momento (gennaio 2021) ci sono difficoltà oggettive per trovare dei prestiti per pensionati Inps con un’età così elevata. La ragione sta nel fatto che maggiore è l’età del richiedente e maggiori sono i rischi di morte e per la banca o la finanziaria il doversi rifare sugli eredi è una situazione che può creare difficoltà, ad esempio quando il pensionato non aveva eredi o beni da ‘attaccare’.Non solo, in alcuni casi si potrebbe arrivare alla rinuncia all’eredità, che lascerebbe i debitori (quindi la banca o la finanziaria) ugualmente insoddisfatti.

Questo genere di ostacolo può essere superato con la stipula di coperture assicurative caso morte, ma anche qui potrebbero essere poche le assicurazioni che accettano età del richiedente così avanzate, oltre al fatto che con l’aumentare dell’età aumenta anche il rischio che ci siano delle patologie ‘ostative’ che impediscano appunto la conclusione del contratto di assicurazione stessa.

Queste situazioni spiegano le motivazioni per le quali

l’età massima accettata non tende mai a essere troppo elevata e quasi sempre ben al di sotto della soglia dei 90 anni.

La cessione del quinto

frazione un quinto

La situazione è un po’ meno complicata con la cessione del quinto della pensione che prevede la copertura assicurativa obbligatoria. Ma attenzione, con la cessione il limite della quota cedibile può ridurre l’importo richiedibile fino a renderlo insufficiente ai propri bisogni, e comunque rimane il problema di avere la copertura assicurativa in presenza di una serie di patologie particolarmente severe tipiche dell’età avanzata.

Quali sono le strade realmente percorribili?

Tra le poche eccezioni a riguardo troviamo il Prestito Pluriennale diretto per il quale sono contemplati i 90 anni come età massima del richiedente al momento della conclusione del piano di ammortamento.

Per il Prestito Pluriennale garantito si torna alle età massime previste dalle varie banche e finanziarie firmatarie delle apposite convenzioni (tra le altre cose negli anni la sola eccezione a una durata fino a 90 anni è stata rappresentata solo dalla BNL).

coppia di anziani felici con banconote

Da valutare quindi alcune soluzioni alternative che però non rientrano nell’ambito dei prestiti personali propriamente detti, come ad esempio il prestito su pegno e il prestito vitalizio ipotecario. Nel primo caso è proprio il bene dato in pegno a fare da garanzia mentre nel prestito vitalizio ipotecario, come dice il nome, si ha la garanzia di un ipoteca sull’immobile di proprietà del richiedente.

Per quest’ultimo un età di 90 anni rappresenta in realtà agli occhi dell’istituto di credito un aspetto positivo. Ricordiamo infatti che la restituzione del prestito avverrà da parte degli eredi solo dopo la morte del richiedente o, in caso di rifiuto, attraverso la vendita dell’immobile (sempre dopo il decesso del titolare del prestito).

Allo stesso modo l’avanzare dell’età permette al richiedente di ottenere cifre maggiori che a 90 anni si aggirano intorno al 50% del LTV dell’immobile.

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Cessione del quinto a distanza: è possibile?

Vantaggi e svantaggi della cessione del quinto a distanza

I prodotti finanziari hanno dimostrato nell’ultimo ventennio una grande propensione ad adattarsi alle cambiate esigenze degli utenti. Tra gli ultimi cambiamenti nell’ambito dei prestiti si mette in bella mostra quello che riguarda la cessione del quinto ‘a distanza’.

Un cambiamento di rotta molto significativo in quanto per questo tipo di prodotto la consulenza ha sempre avuto un ruolo centrale e ciò lo aveva finora escluso dalla platea di quanti volevano un valido prestito online senza andare in filiale.

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Quali sono i cambiamenti?

punti interrogativi

Dobbiamo subito specificare che il cambiamento riguarda soprattutto le modalità di accesso, mentre per il funzionamento non ci sono stati dei cambiamenti significativi rispetto ad una cessione del quinto ‘tradizionale’. Infatti seppur ‘a distanza’ rimaniamo su un prodotto per il quale valgono le leggi che lo hanno istituito negli anni ‘60 e quelle che nella prima decade degli anni 2000 lo hanno esteso anche a dipendenti privati e pensionati come possibili destinatari.

Per quanto riguarda le modalità di accesso, dobbiamo invece fare una distinzione, in quanto anche negli anni passati si poteva accedere alla cessione del quinto a distanza, ma solo per la richiesta di un preventivo e con modalità che non rendevano un interessato del tutto autonomo. Quindi mettiamo a confronto ciò che si può fare online, apprezzandone le varie differenze.

Richiesta di un preventivo online

Come già detto, questa possibilità era già presente da diversi anni. Tuttavia, per il ruolo ricoperto dalla consulenza, questa fase non si conclude con l’immediatezza della risposta. E’ possibile procedere compilando:

  • un form online, con dati generici e di contatto, esplicitando la volontà di essere contattati da un consulente. In questo caso non si sta chiedendo un preventivo direttamente (per lungo tempo è stata l’opzione più frequente);
  • una richiesta di preventivo online, con i dati di cui si è in possesso su stipendio netto (o pensione) e sui dati del datore di lavoro che si possono ottenere dalla busta paga (o dall’Inps nel cedolino della pensione). In questo caso si può ottenere un preventivo che viene inviato nell’arco di qualche giorno senza essere ricontattati. È però un’alternativa abbastanza rara;
  • un questionario con alcuni dati fondamentali. Si tratta di una situazione intermedia in quanto i dati inseriti vengono presi in carico da un consulente, che prima di stilare un preventivo approfondisce eventualmente alcuni aspetti e informazioni, così da avere un quadro completo e chiaro per procedere ad un preventivo attendibile.

In tutti e tre i casi, anche se non ci troviamo di fronte a situazioni online al 100%, si può quindi sempre parlare di preventivi ‘a distanza’. Un aspetto evidentemente migliorativo visto che fino a pochi anni fa il primo passaggio obbligato era quello di fissare un appuntamento, recarsi in una filiale o incontrare un intermediario.

Richiesta del finanziamento

disegno di uomo al computer

Passiamo ora alla vera e propria novità visto che oggi, anche se in un numero di casi che ancora non è elevatissimo,

dal preventivo si può passare alla formalizzazione della richiesta della cessione del quinto a distanza.

Per la precisione le strade percorribili in questo caso sono generalmente due e cioè:

  • dopo aver superato la fase del preventivo (dove è quasi sempre previsto un contatto con un consulente che può avvenire via telefono, o tramite Skype e canali simili), se si decide di formalizzare la richiesta si ottiene il contratto cartaceo. Spesso questo viene portato da un corriere apposito che poi prende in carico il tutto firmato e le copie dei documenti;
  • sempre a seguito del preventivo, si ottiene il materiale in modo digitale al contatto e-mail dato in fase di richiesta. In tal caso è normalmente richiesto di stampare la documentazione, firmarla e poi inviarla nel modo che si ritiene più sicuro, affidandosi a poste o corriere. In alcuni casi, ma solo se previsto, è possibile sfruttare la firma digitale, così da non dover usare nulla di cartaceo.

Perché rinunciare alla consulenza tradizionale?

Una cessione del quinto a distanza è più veloce? La risposta non può essere univoca visto che i tempi sono condizionati dal momento in cui l’operatore o il consulente che devono prendere in carico la pratica riescono a ricevere tutto il materiale richiesto. Inoltre da un punto di vista formale l’iter ha gli stessi tempi previsti per una cessione del quinto tradizionale, dovendo coinvolgere anche il datore di lavoro o l’Inps.

Passiamo ora a valutare l’aspetto della consulenza. Il potersi affidare ad una persona esperta che segue le pratiche è infatti un fattore che per alcuni bilancia la scomodità di doversi spostare per andare agli appuntamenti. Anzi, questo è stato uno dei freni allo sviluppo di cessioni del quinto a distanza negli anni passati. Tuttavia oggi il panorama è cambiato e

la consulenza può essere espletata online.

Non solo, a rafforzare l’aspetto della comodità c’è anche quello della sicurezza inerente alla pandemia che ha flagellato il 2020 e che purtroppo proseguirà anche in un certo numero di mesi del 2021.

Alcuni esempi

Le società che propongono la cessione del quinto a distanza sono ancora poche.

Abbiamo comunque fatto una ricerca mirata ed abbiamo trovato alcune società già organizzate per la cessione del quinto online. Si tratta solo di alcuni esempi evidenziati al 26 dicembre 2020 per cui non si tratta di un elenco esaustivo.

Dynamica Retail

Dynamica Retail rientra tra gli intermediari regolarmente iscritti nell’Elenco. La cessione del quinto che propone a distanza è stata chiamata Vysta. La modalità di sottoscrizione del contratto segue la procedura digitale al 100 per cento sfruttando la firma digitale.

Creditoxte

Creditoxte è un intermediario regolamentato e iscritto nell’Elenco Generale presso la Banca d’Italia. Non si ha una procedura digitale come nel primo caso. Anzi, la parte contrattuale è rimandata all’uso del cartaceo e prevede l’intervento di un corriere, che sarà però sempre pagato dalla società finanziaria.

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Cessione del quinto con taeg basso: come fare la scelta giusta?

Cessione del quinto con taeg basso: cosa influenza il tasso?

Una delle regole certe nel mondo dei finanziamenti è che qualunque valutazione si stia facendo bisogna guardare ai tassi di interesse come un punto molto importante, seppur non esclusivo. Anche nel caso della cessione del quinto è così, anche se il Taeg basso in tali prestiti dipenda da numerosi fattori che non sempre possono essere sfruttati dai richiedenti.

Ne è un esempio lapalissiano la categoria di appartenenza, essendo questo prodotto suddiviso in cessione del quinto Inps per pensionati e cessione del quinto dello stipendio per dipendenti pubblici e dipendenti statali. Analizziamo subito più a fondo questo aspetto.

numerosi simboli di percentuale

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Categoria di appartenenza

A differenza di quanto accade per i finanziamenti personali e per quelli finalizzati, dove trattamenti più favorevoli sull’applicazione dei tassi vengono rimandati a specifiche convenzioni, nel caso delle cessioni del quinto il taeg più basso spetta comunque ai dipendenti pubblici. Poi troviamo in una posizione intermedia il Taeg riservato ai pensionati, e infine nella parte più ‘costosa’ quello applicato ai dipendenti privati.

Nelle tre opzioni possiamo trovare delle condizioni ulteriormente migliorative se ci dovessero essere delle convenzioni appositamente dedicate ma

l’ordine di tassi applicati, dal Taeg più basso al più alto, segue sempre questo schema: dipendenti pubblici, pensionati e infine dipendenti privati.

Tan e Taeg

Rispetto ad altri finanziamenti, con la cessione notiamo anche un importante scostamento tra il Tan e il Taeg. E’ logico quindi domandarsi quali siano le ragioni e come regolarsi. Ribadiamo innanzitutto la validità del principio in base al quale non ci si deve far attrarre da un Tan basso, ma bisogna sempre guardare al Taeg. Un assunto che è valido per i finanziamenti in generale, ma a maggior ragione per le cessioni del quinto dove nel taeg entra anche l’assicurazione. Ricordiamo che quest’ultima è infatti ‘obbligatoria’, altra grande differenza rispetto agli altri tipi di prestiti dove l’assicurazione è generalmente facoltativa.

Il discorso dell’assicurazione è molto importante in quanto, pur essendo obbligatoria per tutti i tipi di cessione del quinto, questa risulterà diversa a seconda della categoria di appartenenza. Nel particolare

per i pensionati è prevista solo la copertura caso morte, mentre per chi è ancora dipendente oltre a quella caso morte viene inserita anche la parte legata al rischio di perdita del lavoro.

lavagna con su scritto tan e taeg

Entriamo nel merito di queste caratteristiche e che cosa implicano in termini di impatto su un Taeg più o meno basso:

  • per i pensionati: anche se la copertura assicurativa riguarda solo il ‘caso morte’, avendo un’età media al di sopra dei 65 anni, i pensionati pagano un premio più elevato, rispetto al caso morte di un dipendente;
  • per i dipendenti pubblici: vista la ‘stabilità’ e l’affidabilità del datore di lavoro il premio assicurativo per il rischio perdita di lavoro è più basso rispetto a quello applicato ad un dipendente privato;
  • per i dipendenti privati: gli appartenenti a questa categoria lavorativa hanno già un Tan più elevato rispetto alle altre categorie nella cessione del quinto, in quanto vanno incontro a maggiore rischio di perdita di lavoro. Un discorso amplificato nel Taeg visto che il maggior rischio prevede anche un premio assicurativo più elevato.

(Approfondimento: Tassi Cessione del quinto)

Come risparmiare

Ovviamente non si può scegliere la categoria di appartenenza, ma informarsi sulla presenza di eventuali agevolazioni o convenzioni dedicate è sempre una soluzione valida per ottenere complessivamente un Taeg più basso, dove, ripetiamo, confluiscono anche i costi accessori collegati all’operazione di finanziamento.

Alcuni esempi

Per comprendere ancora meglio quanto evidenziato fino ad ora, proponiamo le condizioni per le tre situazioni ‘tipo’ proposte da Banca Ifis (tra i pochi istituti di credito a riportare esempi ufficiali per le varie alternative di richiedenti senza bisogna dell’intervento di un consulente).

N.B. Gli esempi riportano anche le spese accessorie, ma soprattutto quelle di intermediazione. Queste non è detto che saranno sempre applicate, perché dipende a quale mediatore creditizio, banca o istituto di credito ci si rivolge.

immagine di calcolatrice

Dipendente della pubblica amministrazione

La richiesta è di 20 mila euro, da rimborsare in 120 rate. L’importo netto ottenuto secondo il simulatore, con un Taeg 5,3840% e Tan di 3,3898%, è di circa 19.567,87 euro, dovendo rimborsare al mese una rata di 210,00 euro. Quindi al termine del piano di ammortamento si restituiranno in termini di interessi circa 3.852,13 euro (ci sono poi da includere le commissioni di intermediazione di 1200 euro, i costi di istruttoria, l’imposta di bollo).

Dipendente del settore privato

L’esempio che ci viene offerto prevede una somma richiesta di circa 10 mila euro, da rimborsare sempre per 120 rate e con una rata mensile di circa 140 euro. I Tassi saranno:
Tan fisso pari a 7,5534% e Taeg pari a 10,5191%. Gli interessi alla scadenza saranno di circa 5.033,38 euro. Per cui si può vedere come a parità di durata, ma per un importo pari a circa la metà, si arriverà a pagare quasi il doppio di interessi. Anche in questo caso sono da aggiungere gli interessi di intermediazione e le spese di istruttoria (commissioni intermediario incaricato pari a 840,00 euro e spese di Istruttoria pari a 336,00 euro).

Pensionato

In questo esempio abbiamo un pensionato che richiede 14mila euro, da restituire sempre in 120 rate mensili, con una rata che sarà pari a circa 175 euro. Nel calcolo vediamo che i tassi indicati sono: Tan fisso 5,6531% e Taeg pari a 8,5069%. Inoltre il monte interessi a fine piano di ammortamento è di circa 4.987,04 euro (anche in questo caso sono state considerate commissioni medie di intermediazione e spese di istruttoria, ecc).

Come anticipato nel discorso generale fatto all’interno dell’articolo abbiamo quindi un monte interessi più basso rispetto a quello del dipendente privato ma più alto di quello di un dipendente pubblico. Come vediamo inoltre è proprio il Taeg a schizzare verso l’alto proprio in funzione delle spese accessorie legate all’assicurazione.

(Fonte simulazione: Banca Ifis – Data: 26 dicembre 2020)

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Prestiti immediati senza garanzie: come fare?

Prestiti immediati senza garanzie: esistono davvero?

Quante possibilità si possono avere di trovare (e magari anche ottenere) dei prestiti immediati senza garanzie? È infatti un discorso abbastanza logico quello di pretendere tutte le tutele necessarie per aumentare le possibilità di ottenere indietro una somma che abbiamo prestato. Proprio per questo c’è da domandarsi il perché per le banche o le finanziarie, o società simili la situazione dovrebbe essere differente.

Per rispondere a questa domanda e per capire quali sono le opzioni ‘reali’ che possiamo incontrare, dobbiamo però in primis capire che cosa si intende per ‘garanzia’ di un prestito.

presiti immediati senza garanzie

Differenza e ‘forza’ delle varie garanzie

La principale forma di garanzia che un finanziatore cerca è quella del reddito percepito dal finanziato. Davanti a un reddito elevato la possibilità che l’impegno economico venga rispettato in modo regolare è logicamente più alta rispetto a chi ha un reddito basso. Tuttavia per reddito non va inteso tanto ciò che viene guadagnato (mensilmente con buste paga o pensione, o annualmente con modello Unico e altri redditi), quanto piuttosto ciò che si ha come differenza tra guadagno e impegni pregressi.

Per questa ragione vengono chiesti gli stati di famiglie e spesso si controllano gli estratti conto dei richiedenti: se si guadagna 1000 euro e si ha una capacità di risparmio di 300 euro al mese, si ha una situazione più favorevole rispetto a chi guadagna 4000 euro al mese ma ne spende 3900.

La situazione reddituale può essere rafforzata da quella patrimoniale, ma i beni presi in considerazione dipendono dal tipo di finanziamento che si sta cercando (immobili, titoli, fondi, ecc).

Le ‘alternative’ al reddito

Tra le garanzie più forti, che esulano dal reddito, troviamo le cambiali e le ipoteche. Entrambi attribuiscono diritti reali al beneficiario e sono esecutivi (seguendo le relative procedure). Per questo possono essere concessi prestiti garantiti da cambiali e ipoteca anche se mancano altre garanzie come il reddito o un buon patrimonio. Simile, ma con delle restrizioni, è il pegno, che prevede la consegna di beni di un certo valore.

Fin qui abbiamo visto garanzie dirette, ma a queste si aggiungono anche quelle indirette che prevedono nel garante la forma più diffusa. Se si usa la figura del garante, e il debitore principale fosse incapiente, il finanziatore potrà appunto rivalersi sul garante. Questa è una delle ragioni per le quali anche questa figura deve essere affidabile, e spesso valutato in funzione del tipo di legame con il debitore: familiari e affini sono più ‘attendibili’ rispetto a un rapporto di amicizia.

Questa carrellata di garanzie ci serve per comprendere che non è detto che prestiti senza garanzie reddituali siano del tutto ‘senza garanzie’, ma solo che dipende dal tipo di garanzia che può essere richiesta e/o accetta.

Quando si può avere la somma richiesta in modo immediato?

Dato che ci stiamo interessando ai prestiti immediati e senza garanzie, dobbiamo conoscere le tempistiche legate al tipo di garanzia. Per esempio le cambiali e il pegno sono compatibili con prestiti immediati, mentre ipoteche e prestiti personali standard non lo possono essere per le fasi di valutazione.

Per essere precisi l’immediatezza si ha quando la somma di cui si ha bisogno viene concessa nel momento stesso in cui viene chiesta. È evidente che per rispettare questi tempi ‘immediati’ si può solo agire in anticipo (con un fido o un prestito pre valutato e preapprovato), oppure optando per i prestiti cambializzati o con pegno (ma non per tutti i beni, poiché alcuni necessitano di tempi di stima più lunghi).

Ovviamente nel primo caso stiamo parlando del momento in cui si richiede la somma e non dei tempi di approvazione (del fido o del prestito pre valutato). Non agendo preventivamente ci troveremmo nella stessa situazione di un prestito normale, ovvero davanti a tempi anche abbastanza lunghi necessari per portare a conclusione la valutazione e per arrivare alla delibera.

Detto questo, in tutti gli esempi che abbiamo fatto, ci troviamo davanti a una valutazione sulla base delle garanzie presentate. Per cui sono tutti esempi che non possono essere considerati, al di là dell’essere immediati, anche senza garanzie.

prestiti veloci

Quante possibilità ho di non presentare garanzie?

Siamo tornati al punto di partenza, ovvero se sia possibile ottenere prestiti senza garanzie. La risposta, nonostante quanto detto fino ad ora, è affermativa ma molto dipende dalla somma di cui si ha bisogno e dalla reputazione che abbiamo costruito con i rimborsi di prestiti in passato.

Se non necessitiamo di somme molto elevate, e se abbiamo una buona reputazione creditizia possiamo puntare a richiedere un credito revolving o una carta di credito revolving. In entrambi i casi abbiamo una linea di credito accordata e la possibilità di usarla, entro la disponibilità residua, con rimborso in rate che ripristina il plafond, così da usarla anche in futuro.

Ma attenzione: le modalità di richiesta e l’eventualità che non siano richieste particolari garanzie, dipende dalla società che emette la carta revolving o decide su un credito rotativo.

Le dilazioni di pagamento

Se il motivo per cui stiamo cercando un prestito immediato privo di garanzie è quello di pagare a rate un bene, allora si possono valutare alcune alternative che in più non prevedono l’applicazione di tassi di interesse. Alcuni di questi sono specifici per gli acquisti online e prevedono la titolarità di una carta di credito (Scalapay, Klarna, ecc) mentre altri risultano maggiormente fruibili per acquisti nei negozi fisici e prevede il possesso di un bancomat valido per accedere al sistema come Pagodil.

Ciò che hanno in comune è che non si tratta di un finanziamento ma di una dilazione di pagamento. Proprio per questo la parte dei formalismi è molto limitata ma in entrambi i casi bisogna avere un conto corrente oltre che i mezzi di pagamento accettati dalla procedura stessa.

acquisti pos

Tali soluzioni possono essere usati solo presso esercenti che ne prevedono la possibilità di utilizzo, avendo stipulato delle convenzioni con i gestori dei sistemi stessi (ad esempio nel caso di Pagodil con Cofidis).

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Scalapay: i tuoi acquisti in 3 o 4 rate (senza interessi!)

Metodo di pagamento Scalapay: cos’è e come funziona

Pagare a rate senza dover aprire un finanziamento anche per pagare piccoli importi è possibile oggi grazie a sistemi come quello di Scalapay. Proprio per questo se si è alla ricerca di un metodo che garantisca di pagare vestiti, scarpe ma anche articoli per la casa, ecc, senza pagare gli interessi, proprio il servizio offerto dall’omonima società milanese potrebbe essere la soluzione giusta.

Troppo bello per essere vero? Come ogni altro metodo di dilazione di pagamento ha dei pro e dei contro che proveremo ad analizzare in questo articolo, ribadendo subito come questi aspetti non possono avere carattere totalmente oggettivo, andando ad essere raffrontati ai propri bisogni e necessità

logo scalapay

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Cos’è e come funziona

Scalapay è un sistema di dilazione dei pagamenti grazie al quale si ha la possibilità di suddividere il costo dell’acquisto (online o in negozio) in 3 rate, in alcuni casi anche in 4 rate.

Il numero ridotto di rate a disposizione rappresenta forse il principale limite, soprattutto se il costo complessivo da pagare è molto alto.

Tra gli aspetti innegabilmente positivi sottolineiamo invece la comodità della richiesta. Trattandosi di una dilazione di pagamento, non si deve aprire alcuna richiesta di finanziamento, ma semplicemente informare il cassiere che si intende usufruire del servizio Scalapay o, nel caso di acquisto online, scegliere Scalapay come metodo di pagamento tra quelli disponibili al momento del checkout.

Un altro aspetto positivo è quello dell’assenza di interessi, per cui per sapere quanto dovremo pagare per rata non dovremo fare altro che suddividere il costo totale per 3 o, quando possibile, per 4.

Ad esempio: sto acquistando merce per 300€? Allora avrò 3 rate da 100€: la prima la pagherò subito, con addebito sulla carta di credito, debito o prepagata che ho associato a Scalapay, poi le altre due a distanza di 1 mese e 2 mesi dall’acquisto. Quindi, riassumendo:

PRO

  • disponibilità immediata della merce se Scalapay accetta la rateizzazione;
  • si porta a casa l’acquisto pagando subito solo un terzo o un quarto del costo totale;
  • poter approfittare di sconti e promozioni temporanee anche se ancora non si dispone per intero della somma necessaria.

CONTRO

  • possibilità di dilazionare il pagamento in solo 3 o 4 rate, a volte insufficienti in caso di acquisti di importo elevato;
  • necessità di avere una carta di credito, debito o prepagata (Visa, MasterCard o Amex) da associare a Scalapay in fase di registrazione;
  • possibilità di usare Scalapey solo negli store convenzionati (fisici e online).

N.B. L’Importo rateizzabile rientra tra un minimo e un massimo che viene stabilito da ogni esercente, per cui in alcuni casi la soglia minima di spesa può risultare anche piuttosto elevata. Per esempio Kasanova a novembre 2023 prevede una spesa minima di 60 euro e una massima di 2000 euro per poterla dilazionare con Scalapay.

C’è un trucco?

Può sembrare strano che pagando un terzo, senza dover aprire un finanziamento, si ottenga subito la spedizione della merce, tra le altre cose senza costi, commissioni o interessi. Eppure, è proprio così poiché il negoziante otterrà subito l’importo del carrello per il totale, al netto della commissione che gli è dovuta per la stipula della convenzione, che sarà trattenuta da Scalapay. Sarà poi la società milanese a recuperare in tre o quattro mesi il costo anticipato, grazie all’attività di gestione che viene svolta da una società internazionale, la Stripe.

Come fare il pagamento

Abbiamo già accennato alla necessità di rivolgersi a e-commerce o negozi fisici che prevedano Scalapay tra i metodi di pagamento. Questi sono elencati sul sito ufficiale anche se negli store convenzionati verrà evidenziata chiaramente la possibilità di accedere al servizio.

Per quanto riguarda la procedura, questa è molto semplice. Al momento di scegliere il metodo di pagamento occorrerà indicare Scalapay per effettuare il pagamento stesso. A questo punto ci potremmo trovare di fronte a due situazione e cioè:

Se non si ha un account registrato con Scalapay

Il sistema rimanderà alla pagina di creazione dell’account, dove si dovranno inserire i dati personali e il codice fiscale, oltre a:

  • numero di telefono;
  • email;
  • i dati di una carta su cui si desidera far addebitare le rate.

Quando termina la fase di registrazione si può confermare il pagamento, e se il tutto va a buon finesi conclude l’ordine con successo. Se invece c’è un problema allora verrà negata l’autorizzazione e per concludere l’ordine si dovrà scegliere un sistema di pagamento alternativo.

Se si è già un utente registrato che ha usufruito della dilazione in precedenza

In tal caso si verrà indirizzati alla pagina di valutazione della richiesta. Purtroppo non è detto che avendo già usato il servizio in passato la nostra richiesta verrà accettata in modo automatico. Infatti, non mancano testimonianze di rifiuto da parte di utenti in varie recensioni, anche se nelle nostre esperienze non ci sono stati problemi in tal senso.

L’unico consiglio che possiamo dare è quello di essere puntuali nei pagamenti e, quando c’è la possibilità, sfruttare il pagamento anticipato.

N.B. Se l’autorizzazione dovesse essere negata non si potrà conoscere la motivazione. Tra l’altro non c’è un modo di contattare direttamente la società per chiedere delle spiegazioni, fatta eccezione del form di ricontatto presente sul sito.

rate scalapay

Modalità di addebito delle rate

Non bisogna fare altro che accertarsi che sulla carta, alle scadenze, ci sia abbastanza plafond per coprire i pagamenti, poiché l’addebito di ogni rata avverrà sulla carta associata a Scalapay.

Tra l’altro arriverà sempre una email che ricorda la data di scadenza, un paio di giorni prima, e che permette anche di scegliere l’opzione di pagamento anticipato. Nel particolare, scegliendo di effettuare il pagamento anticipato il sistema indirizza alla pagina giusta e non c’è pericolo che si arrivi a fare un pagamento doppio.

Scaricando sul proprio smartphone l’omonima app (disponibile sia per iOS che Android) si potrà avere facile controllo non solo sui pagamenti ma anche su eventuali promozioni nei negozi convenzionati.

Approfondimento: Finanziamento con carta di credito.

Conseguenze per mancato pagamento

La società può attivare le procedure di recupero crediti che non prevederanno solo il costo delle rate non pagate, ma anche l’aggiunta di una commissione di 6 euro per i giorni di ritardo fino alla settimana, mentre oltre si sale a 12 euro. L’importo massimo della commissione non può comunque superare il 15% del totale dell’importo da pagare.

(Fonte: sito ufficiale Scalapay – Data: 23 novembre 2023)

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Prestiti per dipendenti comunali: guida alla scelta

Prestiti per dipendenti comunali: le alternative alla Convenzione INPS

Alcune categorie di lavoratori, come ad esempio quella dei dipendenti comunali, vantano una scelta molto ampia in ambito finanziario, in particolare nel caso dei finanziamenti. I dipendenti comunali, infatti, potranno prendere in considerazione le seguenti tipologie di prestiti:

  • quelli dedicati alla pubblica amministrazione (come i prestiti Inps ex Inpdap);
  • quelli dedicati specificatamente ai dipendenti comunali (con restrizioni che possono avere carattere locale);
  • quelli proposti dagli istituti di credito tanto agli statali quanto ai ‘privati’ in qualità di consumatori.

Le differenze tra un tipo e l’altro sono individuabili sotto forma di agevolazioni che possono interessare vari livelli, come interessi applicati, spese accessorie o facilità di accesso.

prestiti dipendenti comunali

Tipi di finanziamento e loro differenze

Non bisogna essere un esperto di prestiti per notare le principali differenze tra una tipologia e l’altra di finanziamento, così da trovare ‘a monte’ la soluzione più adatta alle proprie esigenze. È però anche vero che nel caso specifico dei prestiti per i dipendenti comunali la scelta rischia di essere talmente ampia da rendere complesso vagliare effettivamente tutte le alternative, rischiando di mancare proprio quella che risponderebbe meglio alla propria necessità di nuova liquidità.

Per semplificare questa analisi distinguiamo i prestiti che sono frutto di particolari accordi o normative (come quelli convenzionati e gli ex prestiti Inpdap) dagli altri che sono reperibili sul mercato.

Le tipologie ‘dedicate’

I legislatori in passato hanno mostrato spesso una particolare attenzione per i dipendenti pubblici, portando in primis alla creazione della cessione del quinto, che solo nella prima decade del nuovo millennio è stata estesa anche ai dipendenti privati e ai pensionati.

Tuttavia qui vogliamo analizzare alcune soluzioni ancora più specifiche, per accedere alle quali occorre il possesso di requisiti ristretti. Stiamo parlando del Prestito Pluriennale e del Piccolo Prestito Inps e delle convenzioni.

inpdap

I finanziamenti Inps ex Inpdap

Con la nascita del Super Inps non è cambiato molto, almeno nella sostanza, per i prestiti che in precedenza venivano gestiti dall’Inpdap. Coloro che vogliono richiedere un Piccolo Prestito oppure un Prestito Pluriennale devono:

  • essere dipendenti statali;
  • essere iscritti al Fondo Unitario per la Gestione delle Prestazioni Creditizie e Sociali;
  • avere la giusta quantità di anni di contribuzione (fissata ad un minimo di 4, ridotta a due per casi specifici).

L’iscrizione al Fondo è facoltativa e va richiesta, mentre il versamento della quota come contributo al Fondo avviene in modo automatico con trattenuta a molte sullo stipendio. Questi limiti si applicano anche se si vuole richiedere un Prestito Pluriennale garantito, dove l’Inps si pone come ‘garanzia’ mentre le somme sono erogate da banche e società finanziarie che hanno aderito a specifici accordi.

Inoltre, sempre per i Prestiti Pluriennali, per procedere alla richiesta bisogna rientrare in alcune motivazioni ben specifiche che determinano sia la durata massima del rimborso che l’importo massimo che può essere richiesto.

Passando invece al Piccolo Prestito, a determinare la somma massima ottenibile è la durata scelta e l’entità dello stipendio netto percepito mensilmente. Quindi la somma che si può ottenere non potrà essere molto elevata.

Per questi tipi di finanziamento la principale agevolazione consiste nel trattamento economico, che è basato su tassi di interesse più bassi rispetto alla media del mercato. A questo si aggiunge la velocità e la comodità delle procedure che sfruttano la via telematica, compreso il caso del Pluriennale garantito. Ricordiamo che in quest’ultimo caso i tassi applicati dalle varie banche potranno essere differenti tra di loro seppur al di sotto di un tasso indicato dall’Inps.

Le convenzioni

Le convenzioni si sposano da sempre molto bene con le strutture della pubblica amministrazione e quelle rivolte ai prestiti non fanno eccezione. Tuttavia ci possono essere delle convenzioni nazionali, altre regionali, comunali o ristrette ad una singola amministrazione.

Nel caso dei prestiti per i dipendenti comunali, la forma più usata è quella di accordi con valenza per i lavoratori pubblici del comune stesso, per cui bisogna rivolgersi al referente della convenzione per ottenere un trattamento che non sarà applicato seguendo una qualsiasi delle altre possibili strade.

Queste convenzioni possono prevedere degli sconti sui tassi, ma spesso propongono anche una riduzione dei costi accessori. Per conoscere nel dettaglio le condizioni è necessario richiedere vari preventivi e metterli a confronto tra di loro.

I finanziamenti per statali e non statali

La macro area di finanziamenti più ampia per dipendenti comunali è comunque quella delle banche e finanziarie ‘tradizionali’ che spesso riservano ai dipendenti pubblici al di fuori delle convenzioni condizioni comunque migliorative rispetto alle altre categorie, soprattutto con la cessione del quinto.

In questi casi, pur mancando un accordo, è l’istituto di credito che applica un tasso più basso rispetto ad altre categorie perché il ‘posto statale’ incontra minori rischi di licenziamento, rendendo la restituzione del prestito più sicura (a minor rischio corrisponde un minor tasso di interesse).

dipendenti

Infine, un’occhiata può essere data anche ai finanziamenti aperti a tutti, che tuttavia mancano dei vantaggi tipici che possono riservare le altre tipologie di finanziamento trattate. Si tratta comunque di possibilità da non scartare a priori per varie ragioni:

  • sono utili per valutare la reale convenienza dei prestiti dedicati agevolati;
  • possono rappresentare la sola alternativa che si può utilizzare quando tutte le altre proposte non sono utilizzabili.

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Delegazione di pagamento rifiutata: perché?

Cosa fare in caso di delegazione di pagamento rifiutata?

La delegazione di pagamento (o prestito con delega) può essere richiesto dai dipendenti che hanno una cessione del quinto in corso. Il fatto che questi due finanziamenti siano legati tra di loro e che funzionino in modo analogo può far pensare che anche i criteri di approvazione e i requisiti siano uguali.

Ci sono invece delle differenze che possono aumentare notevolmente la possibilità di trovarsi davanti ad una delegazione di pagamento rifiutata. Cerchiamo allora di capire chi può rifiutarla, perché e se ci sono delle possibilità di modificare un rifiuto in un assenso.

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Come funziona la procedura di richiesta

L’aspetto che accomuna la cessione del quinto e la delegazione di pagamento riguarda le seguenti condizioni e requisiti:

  • si deve essere un dipendente;
  • si deve avere uno stipendio che permette di raggiungere una quota di cessione del quinto e del doppio quinto accettata dal finanziatore (banca o finanziaria);
  • ci si deve rivolgere ad un istituto di credito che preveda questi prodotti tra quelli che propone (non è detto che la società che propone la cessione del quinto offra anche la delegazione di pagamento);
  • la rata può raggiungere al massimo il 20% dello stipendio netto.

delegazione di pagamento rifiutata

Come si può notare non abbiamo inserito nell’elenco la cessione del quinto della pensione, dal momento che i pensionati non possono sfruttare il prestito con delega di pagamento. Oltre a questa differenza c’è poi da considerare:

  • le restrizioni applicate sul tipo di impiego che nel caso della delega di pagamento possono essere di più rispetto alla cessione del quinto;
  • nel caso della cessione non avviene una valutazione di ‘merito’ del datore di lavoro, ma questa è prevista nel caso del prestito con delega di pagamento.

Fatte queste premesse e queste distinzioni, abbiamo già vari punti che ci aiutano ad individuare i casi in cui la delegazione di pagamento può essere rifiutata.

Le cause del rifiuto

Il possesso dei requisiti necessari per ottenere la cessione del quinto non aprono automaticamente la strada alla concessione del prestito con delega, in primis per una questione temporale. Una delle motivazioni di rifiuto è spesso il fatto che i requisiti che si avevano al momento della richiesta della cessione sono venuti meno (per esempio un cambiamento nello stato di salute del richiedente).

rifiuto delega

Ma la causa forse più frequente di rifiuto è dovuta alla valutazione di merito. Qui dobbiamo fare una precisazione, in quanto la cessione del quinto e il prestito con delega non si basano su un criterio di valutazione del merito creditizio, che è quello adottato negli altri tipi di prestito (compresi i mutui), dove si vaglia la reputazione creditizia del richiedente (buon pagatore, cattivo pagatore o giudizio neutrale).

Ma se nel caso della cessione del quinto, una volta appurato il possesso dei requisiti necessari, l’accettazione risulta essere molto probabile per la delegazione non è così. In questo caso infatti gli attori che possono bloccare la pratica sono diversi.

Ma chi può fare questo tipo di valutazione entrando nel merito della richiesta? Sia la finanziaria o la banca (il finanziatore) che il datore di lavoro o l’amministrazione pubblica che poi si dovrà occupare della trattenuta a monte delle rate e del pagamento. E al rifiuto non deve seguire in modo obbligato anche una motivazione e tanto meno c’è il dovere di spiegare.

L’ingerenza del datore di lavoro si verifica soprattutto nel settore privato. Allo stesso modo, prima di far partire la fase di istruttoria vera e propria, è ormai prassi che la finanziaria o la banca senta il datore di lavoro o l’amministrazione, per appurare se ci sarà disponibilità a procedere, così da ridurre i rischi di tempo e risorse sprecate nelle fasi successive.

Cosa si può fare

Dobbiamo distinguere le due ipotesi di possibile rifiuto: quello del datore di lavoro e quello dell’Istituto finanziario interpellato. Nel caso in cui fosse il datore di lavoro a rifiutarsi, allora al dipendente rimane poco margine, se non quello di far capire la propria necessità e sperare che da questo scambio si arrivi ad un cambiamento di rotta.

Se invece il datore di lavoro è propenso, ma è l’Istituto finanziario che ha manifestato il rifiuto, si potrà tentare con qualche altra società e sperare in una maggiore fortuna. Tra l’altro nella ricerca di un’altra banca o finanziaria, ci si dovrà concentrare sulle limitazioni di accesso relative al tipo di attività svolta dalla propria società, tipo di società, dimensioni, fatturato e numero di dipendenti. Questi parametri non sono univoci, ma dipendono dalle scelte interne fatte da ciascun gruppo di banche o finanziarie.

cause rifiuto

Non si ha invece alcun margine di miglioramento se il motivo per il quale si arriva alla delegazione di pagamento rifiutata è dovuto al superamento della soglia massima di importo che può essere impegnato del proprio stipendio. Per legge , conteggiando tutti i tipi di trattenute a monte (come pignoramenti, pagamenti di assegni per separazioni, cessione), si può arrivare al massimo al 50% del totale. Quindi dato che la delega di pagamento porterebbe, in aggiunta alla cessione del quinto, il totale impegnato al 40% come massimo, diventa più facile che si arrivi a superare la soglia del 50% se ci dovessero essere altre trattenute, che avevamo potuto non considerare durante la richiesta della sola cessione del quinto.

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RicariConto: guida al credito revolving Ubi Banca

RicariConto: requisiti e funzionamento

Si tratta di una sorta di carta di credito revolving virtuale che è destinata solo ai correntisti Ubi. Viene infatti emessa dalla banca per la clientela retail, così da permettere loro di rateizzare una buona parte delle spese sostenute con il proprio conto o con la carta di debito ad esso collegata.

La rateizzazione può avvenire secondo i canali di accesso previsti per il proprio conto corrente (numero verde 800.500.200, home banking da pc o da app oppure filiale).

Andiamo a vedere proprio come si utilizza, che cosa serve per richiederlo, così da permettere a chiunque, al di là delle varie recensioni, di fare una scelta consapevole.

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ricariconto

Come funziona?

Ricapitolando, attraverso RicariConto gli acquisti fatti con il conto Ubi (e strumenti di pagamento ad esso associati) possono essere rateizzati grazie all’accesso ad un finanziamento appartenente alla categoria del credito rotativo (approfondimento: Prestito Rotativo). Questo garantisce due evidenti vantaggi:

  • rimborsando progressivamente l’importo rateizzato (quota capitale più interessi) si ripristina la riserva da utilizzare;
  • la rateizzazione viene fatta solo per quella o quelle spese che si vogliono pagare a rate, considerando il fatto che sulla rateizzazione c’è l’applicazione di un tasso di interesse.

Quindi il funzionamento è molto simile a quello di una carta di credito revolving, ma RicariConto non è né una credit card revolving e nemmeno una funzione collegata a questo tipo di strumento di pagamento (approfondimento: Carte revolving senza reddito dimostrabile).

Quali sono le principali caratteristiche?

La linea di credito che viene accordata è di 5 mila euro e si ripristina con il rimborso progressivo delle rate. L’importo minimo che si può rateizzare è di 250 euro che non riguarda la spesa in sé visto che si possono anche accorpare più spese per raggiungere almeno tale soglia.

Questo punto è interessante da capire poiché di conseguenza i limiti da considerare sono davvero pochi. In primis non si deve rispettare un numero minimo o massimo di operazioni e nemmeno il tipo di spesa fatto. Da rispettare invece sono i seguenti punti:

  • le spese non devono essere anteriori al mese precedente;
  • l’importo massimo non deve superare i 5 mila euro o il plafond disponibile se questo è già stato in parte utilizzato e non ancora del tutto ripristinato.

(Fonte: sito ufficiale Ubi – Data: 20 novembre 2020)

Costi

Questa linea di credito non prevede un canone fisso mensile e nemmeno l’applicazione di un tasso di interesse Tan. Tuttavia si applica una commissione fissa (pari a 5 euro per rata). Questo costo può impattare più o meno ‘pesantemente’ a seconda della durata in cui si va a rateizzare la spesa, per cui bisogna farsi bene i calcoli e vedere quanto ci potrà costare rateizzare piccoli e grandi importi.

Per avere un’idea possiamo considerare gli esempi presenti sul sito ufficiale al 20 novembre 2020:

  • 3 rate per restituire 1000 euro: la rata al mese è di 338,33€ con l’applicazione della commissione di 15 euro (5 euro al mese) e un esborso totale di 1015 euro. A ciò corrisponde un Taeg di 6,13%;
  • 1000 euro da rimborsare in 10 rate, con una rata al mese di 105 euro. Il Taeg è pari a 9,44%, e l’esborso totale pari a 1050 euro;
  • sempre 1000 euro ma da restituire in 15 rate: la rata al mese è di 75 euro, in tutto dovrò restituire 1075 euro, per un Taeg di 10,20%.

requisiti ricariconto

Requisiti

Per poter richiedere l’attivazione di RicariConto bisogna avere un conto corrente Ubi Banca. In più, per poter attivare il servizio è obbligatorio il passaggio in filiale, ma si può prendere un appuntamento così da non rischiare di trovare un numero eccessivo di altri clienti.

Come si rateizza?

Se RicariConto è stato attivato sul conto, per procedere alla rateizzazione vera e propria si possono usare i canali previsti anche per gli altri servizi del proprio conto corrente, per cui si potrà:

  • andare in filiale;
  • chiamare il numero verde 800.500.200;
  • usare il servizio di internet banking Qui Ubi

Perché sceglierlo?

Si tratta di una linea di credito non eccessivamente onerosa anche se paragonata a dei fidi bancari, che permette di rendere più flessibile la gestione delle proprie finanze. L’applicazione di una commissione fissa consente di controllare a monte quanto potrà essere l’esborso totale, il che rende abbastanza semplice farsi due conti prima di prendere una decisione.

L’aspetto forse meno gradito è quello che ci costringe a passare in filiale soprattutto se consideriamo che si tratta di un prodotto che dipende da un conto corrente per il quale la banca ha già fatto gli accertamenti di verifica dell’identità, per cui una procedura più veloce poteva rappresentare forse la soluzione più gradita.

Prodotti Ubi Banca

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Carta Explora American Express: costi e opinioni

Carta Explora American Express: a saldo con opzione revolving

La Carta Explora di American Express fonde insieme una carta di credito a saldo, l’opzione revolving e una carta fedeltà grazie all’iniziativa legata ai Favourite 5 selezionati per velocizzare la raccolta punti. Vediamo quali sono le caratteristiche principali, così da valutare al di là delle opinioni personali se può fa al caso tuo.

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Cosa offre?

Si tratta di una carta di credito che nasce per offrire flessibilità nella gestione dei pagamenti, potendo passare dalla modalità a saldo a quella rateale.

A livello di plafond, American Express ha scelto una linea di credito ampia (approfondimento: Guida al credito al consumo), che può arrivare fino a 5 mila euro. In pratica però, sulla base delle valutazioni condotte da Amex, ci sono varie linee di fido che possono essere assegnate. Queste al 18 novembre 2020 sono (Fonte Foglio informativo Carta Explora):

  • 1.500,00€;
  • 2.500,00€;
  • 3.500,00€;
  • 5.000,00€.

Condizioni e costi

Un aspetto che non puoi sottovalutare nella scelta di una carta di credito è quello dei costi, che per una card come questa riguardano sia il costo fisso di gestione annua (il canone), sia le commissioni, sia gli interesse che si applicano solo nel caso di scelta del rimborso a rate. Nella tabella riportiamo le principali voci di costo:

  • canone primo anno: gratis
  • canone dal secondo anno: 35€
  • costo sostituzione carta: 0€
  • costo carta supplementare: 0€
  • tasso di interesse tan: 14%
  • tasso di interesse taeg: 23,69%
  • commissione prelievo contanti: 3,9% con un minimo di € 2,60
  • commissione rifornimento carburante: 0€

(Fonte Foglio informativo Carta Explora – Data: 18 novembre 2020)

Limiti di prelievo e rateizzazione

Per il prelievo del contante ci sono due limiti imposti sia come importo complessivamente prelevabile, che come tempistica. Si possono infatti prelevare fino a 500 euro ogni 8 giorni, ma a condizione che l’importo prelevato non superi il 20% del fido.

Per quanto riguarda la rateizzazione, come limitazioni bisogna rispettare le seguenti indicazioni:

  • non si può fare una rateizzazione se l’importo della rata non risulterà almeno pari a 40 euro;
  • l’importo della rata deve essere fisso per tutta la durata del rimborso (a meno che non si decida di rimborsare anticipatamente o aumentare la rata);
  • l’importo da rateizzare può essere sia il totale delle spese fatte nel mese, oppure un importo inferiore ma solo se si rispetta il limite della rata minima di 40 euro.

(Fonte Foglio informativo Carta Explora – Data: 18 novembre 2020)

Copertura assicurativa

Come da tradizione in casa American Express, anche la Carta Explora beneficia di una serie di coperture assicurative che riguardano il Programma Rimborso Acquisti e Protezione d’Acquisto, quello di Protezione antifrode, l’Assicurazione Infortuni e Viaggi, le Prevendite American Express Experiences. La copertura assicurativa opera in modo automatico e il costo è già compreso nel canone di gestione.

Programma fedeltà

Come tutte le altre carte Amex anche questa card partecipa in automatico al programma di raccolta punti Membership Rewards. Questo permette di accumulare punti che possono essere usati:

  • per abbassare l’importo del saldo (si decurta una parte delle spese sostenute nel mese, secondo la conversione dei punti accumulati in euro, con conversione pari a 1 euro ogni 4 mila punti);
  • per scegliere dei premi riportati sul relativo catalogo.

I punti si accumulano attraverso tutti gli acquisti fatti con la carta mentre non si conteggiano gli anticipi di contante. In più con carta Explora puoi scegliere un profilo al quale sono associate 5 aziende e facendo acquisti presso di loro anziché accumulare un punto ne otterrai 3 per euro speso.

Ogni profilo è legato a varie sfere merceologiche ed ognuno è composto da 5 marchi. Gli acquisti fatti presso questi negozi in automatico portano alla triplicazione dei punti raccolti. La scelta del profilo è semplice poiché va fatta secondo le preferenze e le abitudini di acquisto:

  • Modaiolo: Decathlon, H&M, Zara, Zalando.it, Yoox.it
  • Tecnologico: Apple, Amazon.it, Mediaworld, Unieuro, ePrice.it
  • Casamico: IKEA, Leroy Merlin, SKY, WIND 3, Zara Home
  • Giramondo: AirBnB.it, Amex Viaggi(hotel e car rental), Easyjet.it, Ryanair.it, Trenitalia.it
  • Sognatore: Netflix.it, Eataly, La Feltrinelli, Deliveroo.it, Ticketone.it

(Fonte sito ufficiale American Express – Data: 18 novembre 2020)

pagamenti con carta explora

Requisiti e modalità di richiesta

La richiesta della carta Explora American Express può essere fatta in uno dei point Amex, chiamando il centralino oppure direttamente online. In tutti i casi devi avere a portata di mano:

  • le tue Informazioni bancarie (come l’IBAN di addebito delle spese e estratti conto, il nome della propria Banca e l’anno di apertura del conto)
  • un documento di identità in corso di validità (come la Carta d’identità , il Passaporto o la Patente)
  • il tuo Codice Fiscale (oppure la Carta d’identità elettronica o la Tessera Sanitaria).

Come requisiti minimi è richiesto solo l’essere maggiorenne e residente in Italia oppure, in mancanza della residenza, che tu abbia la possibilità di poter fornire un indirizzo di corrispondenza italiano. Il conto corrente dove appoggiare gli addebiti deve essere appartenente al circuito SEPA (bancario o postale) e l’IBAN non deve appartenere a una carta prepagata.

Infine devi poter dimostrare (solo se richiesto) di disporre di un reddito annuale lordo di almeno 11.000 euro. N.B. Questo importo viene autocertificato, ma se richiesto bisogna fornire una prova certa.

Approfondimento: Ho bisogno di soldi.

App e assistenza

Le carte possono essere controllate e gestite dall’app Amex, che non va confusa con quella denominata Qui American Express. Quest’ultima indica solo gli esercizi dove la carta è accettata e (se la carta è abilitata al prelievo di contanti) quali sono gli Atm dove prelevare. La gestione e il controllo della raccolta punti avviene sempre dall’App Amex principale.

Allo stato attuale si può usare la carta Amex con Apple Pay (bisogna avere un iPhone, o Apple Watch, iPad o Mac), dopo aver aggiunto la carta al wallet di Apple. Si può usare la funzione di pagamento contactless dove il pos offre questa possibilità e per quanto riguarda l’assistenza si può chiamare il servizio clienti allo 06.72.461.

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