Prestito per aprire attività: 3 alternative a confronto
Avere una buona idea per il settore business spesso non è sufficiente. In molti casi ci si ritrova obbligati a chiedere un prestito per aprire attività. La tipologia di finanziamento accessibile dipende, però, da numerosi fattori che vanno dal tipo di attività (ad esempio bar, ristoranti e strutture ricettive possono rientrare nella sezione dei prestiti per il turismo), al target del richiedente (giovani e donne generalmente hanno delle agevolazioni o addirittura dei fondi dedicati). Un altro aspetto da considerare è poi l’onerosità del prestito e le modalità di rimborso.
Indice
- Quali alternative?
- I finanziamenti a fondo perduto o agevolati
- Le banche
- I business angel
- Conclusioni
Quando si cerca un prestito per aprire un’attività il primo pensiero va alla gamma dei finanziamenti a fondo perduto. Fino a un decennio fa erano molto in uso, ma oggi sono diventati molto più rari e spesso accompagnati da formule con interessi agevolati: in sostanza, se c’è una quota a fondo perduto questa è molto piccola rispetto alla quota concessa con delle agevolazioni. Trattandosi di soluzioni proposte dallo Stato o dalle Regioni, parliamo di prestiti che vanno richiesti a enti o amministrazioni pubbliche, seguendo scrupolosamente l’iter di volta in volta indicato.
In alternativa ci sono i prestiti proposti dalle banche. Si tratta di soluzioni che possono presentare condizioni più o meno agevolate e, se garantite da fondi statali (quando previsti), possono anche semplificare l’accesso al credito.
Infine, una formula che ha preso piede nel corso del tempo è quella dei Business Angels, ovvero persone facoltose (generalmente imprenditori, CEO, ecc) che prendono in considerazione i progetti considerati ‘di interesse’. Queste figure, oltre a mettere in campo il proprio ‘know how’ aiutano il candidato nella realizzazione del progetto a partire proprio dal reperimento dei fondi, alle volte partecipando anche loro stessi.
Vediamo ora le principali caratteristiche e modalità di accesso per ognuna di queste tipologie.
I finanziamenti a fondo perduto o agevolati
Come abbiamo già accennato, anche se l’uso del termine ‘fondo perduto’ è ampiamente comune ancora oggi, la formula più usata è quella del prestito con restituzione di solo capitale per una parte, mentre per la restante parte si parla di interessi contenuti e formule di restituzione agevolata (soprattutto come durata e tempistica).
In cima alle varie proposte troviamo il prestito d’onore, introdotto inizialmente dal legislatore per aiutare le persone a intraprendere la carriera da imprenditore. Si parla di prestito d’onore perché basato sulla persona e non su beni o redditi come garanzia. Oggi l’ente che veicola i prestiti agevolati previsti dallo Stato è Invitalia. A questi si possono aggiungere i contributi di Regioni e le Province Autonome.
La modalità di partecipazione avviene con la formula del bando e la creazione di apposite graduatorie dal momento che gli stanziamenti hanno un plafond complessivo definito e limitato per cui la concessione avviene agli aventi diritto fino ad esaurimento dei fondi. Per partecipare ai bandi bisogna avere i requisiti personali richiesti (per esempio età, tipologia di settore di competenza, tipologia di investimenti finanziabili, ecc) e un business plan. La presentazione delle domande deve avvenire nelle forme (per esempio telematica o con apposito modulo) e nei tempi indicati nei vari bandi e relativi regolamenti (che riporteranno eventuali ulteriori agevolazioni per alcune categorie come ad esempio giovani e donne).
Le grandi banche come Unicredit, BNL e Intesa Sanpaolo sono state raggiunte da altre realtà come BPER e BPM grazie al dinamismo con cui offrono prestiti dedicati all’avvio di attività. Bisogna essere informati in modo costante anche perché i tassi variano spesso a causa delle oscillazioni dei tassi interbancari. E’ sempre richiesto un business plan con specifiche caratteristiche per cui è essenziale farsi aiutare da personale qualificato.
Rispetto ai prestiti statali non si hanno problemi sui tempi di adesione, presentazione delle domande e importi: basta rimanere nel range della tipologia di finanziamento che si intende chiedere.
Una formula molto usata è quella del mini, microcredito e medio credito, ma non mancano proposte per le grandi aziende con una preferenza a settori più smart e tecnologici o appartenenti al turismo.
Facciamo un paio di esempi.
Per quanto riguarda la banca torinese possiamo menzionare Neoipresa. La copertura è riferita a tutte le spese (immateriali e materiali) inerenti all’attività della nuova impresa per un massimo del 75% dell’importo totale (che aumenta all’80% per le aziende operanti nell’ambito dell’innovazione). Il piano di ammortamento massimo è decennale.
Nel caso dell’istituto di credito milanese, tra le varie proposte menzioniamo il MicroCredito, garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI. Come si evince dal nome ci riferiamo ad un finanziamento business non particolarmente elevato: massimo 40000 euro destinati proprio all’avvio delle microimprese e dei professionisti. Può essere richiesto anche il 100% delle spese da sostenere (compreso anche il pagamento degli stipendi dei nuovi dipendenti).
Si possono trovare tramite organizzazioni come la IAG e la IBAN, oppure provare ad aderire alle proposte che periodicamente alcuni di loro possono fare nel vaglio di progetti da sostenere.
Qui il vantaggio, oltre l’aiuto nel reperire un prestito per aprire l’attività, è legato soprattutto alla possibilità di contare sul Know How di persone che hanno già avuto successo nel business.
L’aspetto meno vantaggioso sta nel fatto che il proprio progetto deve spiccare tra i molti che vengono presentati per cui non è una strada sempre percorribile, soprattutto se la propria idea non presenta spunti di originalità o di marcato interesse.
Prima di cercare un prestito per aprire un’attività si dovrebbe buttare giù un business plan e una valutazione di fattibilità che deve tener presente dove si deve avviare l’attività e la sua tipologia. Solo successivamente si può passare a quantificare la somma di cui si ha realmente bisogno e vagliare il tipo di canale che meglio risponde alle proprie necessità ma che è anche quello che possiamo realmente usare.
Un discorso che vale, a maggior ragione, anche nel caso in cui la propria attività opererà all’estero con ulteriori e nette differenze a seconda di Stati UE (Germania, Francia, ecc) o fuori la comunità europea come l’Inghilterra dopo la Brexit.