Cambiale agraria: le agevolazioni per gli agricoltori

Cos’è e come funziona la cambiale agraria

Una cambiale diversa dalle altre perché tutelata da regime fiscale agevolato, è quella agraria, che può essere anche nota come “finanziamento agrario con cambiale”. Essa è concessa dalle banche, con particolari tassi, a tutte le aziende agricole, o cooperative agricole, che mostrino di dover affrontare delle spese. Vediamo allora di cosa si tratta e quali sono le agevolazioni concesse agli agricoltori.

Destinatari: chi e cosa finanzia

Una cambiale agraria viene concessa dalle banche alle imprese agricole che hanno necessità di affrontare investimenti per l’acquisto di macchinari, opere di miglioramento alle strutture dell’azienda, acquisto di attrezzature e di bestiame, spese per portare avanti quotidianamente l’azienda agricola (vedi anche Finanziamento per artigiani).

Viene poi concessa anche alle cooperative agricole per la lavorazione e la successiva vendita dei prodotti da commercializzare. In dettaglio i destinatari di tale finanziamento sono: società agrarie, agroalimentari, agromeccaniche o agroindustriali, imprenditori agricoli individuali o in società, grossisti, autotrasportatori, fioristi, consorzi (agrari, di bonifica, di irrigazione etc.).

Come funziona

Un finanziamento agrario con cambiale funziona in questo modo: in caso di spese attinenti l’attività agricola la banca concede all’imprenditore un prestito (con possibile richiesta di sottoscrizione di garanti) in forma di anticipo di capitali. Il rimborso poi può avvenire con quanto l’agricoltore ha ricavato da ciò che è stato venduto dalla produzione annua. Si tratta, in altre parole, di un finanziamento come sconto grazie al quale l’istituto bancario anticipa al cliente la somma corrispondente alla cambiale agraria e sottrae dall’importo anticipato gli interessi maturati.

Il tasso applicato a questa forma di finanziamento dipende dalla banca alla quale ci si è rivolti, ma nella maggioranza dei casi si ha un allineamento del tasso applicato dalle maggiori banche (come Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Bnl, ecc).

Le principali agevolazioni

I vantaggi rispetto alla cambiale classica riguardano principalmente 2 aspetti:

  1. L’imposto di bollo applicata alla cambiale agraria è pari allo 0,1 per mille, invece del 12 per mille considerato per quelle “classiche”;
  2. Essendo un prodotto destinato ad uno specifico settore le caratteristiche del finanziamento sono strutturate per soddisfare al meglio le esigenze di chi lavora in ambito agricolo.

Prima dell’erogazione del prestito, la banca ha bisogno del rilascio del nulla osta da parte delle Regioni competenti, come sancito dalla Legge 185 del 1992, art. 3 comma 2 (Legge che regola proprio questo tipo di agevolazioni). Per quanto riguarda la durata, bisogna poi ricordare che un finanziamento agrario con cambiali solitamente non va oltre i 12 mesi (vedi anche Condizioni microcredito m5s).

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Guida al pignoramento presso terzi

Requisiti, modalità e funzionamento del pignoramento presso terzi

Quando un soggetto A vanta un credito verso un altro soggetto B si dice che il primo è creditore ed il secondo è debitore. Il creditore può cercare di recuperare la somma o gli oggetti prestati attraverso diversi metodi, tra cui quello di rivolgersi ad una società di recupero crediti.
Quando però il debitore non vuol saperne di pagare e restituire il dovuto, dopo diverse fasi, la legge italiana prevede che scatti il pignoramento, cioè la sottrazione forzata di alcuni beni del debitore per l’ammontare dell’importo dovuto. Il pignoramento può essere verso beni nella disponibilità del debitore o nella disponibilità verso terzi (come ad esempio presso una banca). Vediamo nei dettagli come funziona quest’ultima procedura.

Requisiti della procedura

Prima di capire quali sono i requisiti per partecipare ad un pignoramento presso terzi occorre precisare che esistono due distinte situazioni che si possono verificare: nella prima i beni del debitore sono in possesso di un terzo e nella seconda il debitore vanta a sua volta dei crediti verso un terzo.

Il requisito più importante che deve contenere un atto di pignoramento è “l’ingiunzione a non compiere atti dispositivi sui beni e sui crediti assoggettati al pignoramento” (art. 492 codice procedura civile). Nel documento dovranno poi essere contenuti l’elenco delle cose dovute, con somma in denaro corrispondente (valore), residenza o domicilio ed indirizzo pec del creditore. Tale atto viene inviato al debitore ed al terzo. Al debitore si porge l’invito a comparire davanti al giudice, il terzo invece viene invitato ad emettere una dichiarazione, entro dieci giorni dalla ricezione del documento di pignoramento, al creditore, che può utilizzare società di riscossione come Equitalia quando si tratta di tasse, contributi, ecc (vedi anche Prescrizione bollo auto).

Termini di iscrizione al ruolo del pignoramento

Qui bisogna dire che innanzitutto sarà l’ufficiale giudiziario a consegnare il documento di citazione al creditore, subito dopo l’ultima notifica, documento che il creditore dovrà utilizzare per produrre la nota di iscrizione a ruolo di pignoramento.

Per farlo dovrà recarsi alla cancelleria del tribunale competente, che provvederà a rilasciare l’atto di titolo esecutivo. Per far sì che questi atti siano validi, però, il creditore ha tempo trenta giorni dalla consegna da parte dell’ufficiale giudiziario, altrimenti il pignoramento non risulterà più valido. Da chiarire, infine, che non tutti i beni possono essere pignorabili.

I sussidi di sostentamento a poveri o erogati in caso di malattie e morte, o anche gli aiuti per la maternità ed i crediti alimentari, ad esempio, rientrano in questo gruppo, così come le donazioni ad enti di beneficenza o ad assicurazioni. La parte di stipendio che non rientri in queste tipologie può essere pignorata, ma ci sono dei limiti sulla quota prelevabile (vedi anche Protesto cambiale).

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Prestito per casalinghe: è possibile ottenerlo online?

Senza busta paga e senza garante: è possibile ottenere prestiti per casalinghe?

Per una casalinga non è semplicissimo ottenere un prestito personale, dal momento che gli istituti finanziari richiedono garanzie reddituali o lavorative per concederlo, come una busta paga o un contratto, o eventualmente un garante. Questo però non significa che non esistano prestiti per casalinghe, anzi! Vediamo allora quali sono le soluzioni migliori in proposito, e se è possibile ottenere un prestito online.

Alcune garanzie, anche se minime, sono necessarie

Quando si richiede un finanziamento ad una banca, si sa, più garanzie si possono portare più semplice è ricevere l’importo che ci serve (vedi anche Fido bancario). Per un prestito per casalinghe questo vale ancora di più: poiché non si possiede un lavoro tradizionalmente inteso (pur essendo quello della casalinga un lavoro a tutti gli effetti) è necessario presentare un garante (una persona vicina che può garantire sul pagamento delle rate) e sarebbe preferibile dimostrare una capacità di reddito o di risparmio, come ad esempio un conto corrente o delle proprietà intestate.

Ovviamente, poi, non si dovrà essere segnalati dal Crif come cattivi pagatori e non si dovrà aver subito nessun pignoramento. Riassumendo richiedere dei prestiti personali senza busta paga e senza garante diventa particolarmente complicato (a volte si può superare questa difficoltà con la firma delle cambiali o pagherò).

Una delle soluzioni interessanti per un prestito ad una casalinga è la richiesta di una carta di credito revolving (cioè carte di credito che non prevedono il saldo a fine mese ma secondo piccole rate mensili). Ovviamente l’importo concesso non sarà molto alto (di solito si arriva a 1.500 euro), ma può bastare per effettuare degli acquisti per la famiglia o per qualche spesa medica fuori programma.

Prestiti online: importi contenuti e solo se si lavora part-time

Un prestito per casalinghe lo si può richiedere anche online alla banca o alla finanziaria quando previsto. In questo caso esistono però delle condizioni: la cifra richiesta dovrà essere contenuta (fino a 3.000 euro) ed è necessario avere almeno un impiego part-time. Se la casalinga è invece disoccupata il prestito personale online diventerà davvero difficile senza la presenza di garanti .

La prima condizione (lavoro part-time) è però ricca di alternative. Mettiamo che una casalinga abbia bisogno di un prestito di 3.000 euro per delle cure dal dentista e sia disposta a pagare una rata mensile fino a 300 euro. Findomestic consente, ad esempio, una soluzione molto comoda con 18 rate da 179,50 euro con Tan fisso al 9,51% e Taeg fisso al 9,93%. Si può inviare tutta la documentazione online, grazie alla firma digitale. Interessante è poi la possibilità per le casalinghe che lavorano part-time di utilizzare le piattaforme per prestiti tra privati.

Si tratta di istituti di pagamento, autorizzati dalla Banca d’Italia, che non fanno altro che connettere tra di loro chi ha bisogno di un prestito con chi può mettere a disposizione somme di denaro. Questo avviene dopo un’attenta valutazione dell’affidabilità delle persone. Per chiedere un prestito a queste piattaforme (come Smartika o Prestiamoci) occorrerà presentare un documento d’identità, un reddito dimostrabile (da lavoro subordinato, autonomo o atipico) ed un conto bancario o postale. Una volta accettata la richiesta online, anche l’erogazione avviene online in maniera sicura e veloce.

Se si è disoccupate: garante o ipoteca su qualche immobile

E se invece si rientra nella categoria delle casalinghe disoccupate? Qui le banche, sebbene ammorbidite in questi ultimi anni, concedono somme in prestito solo se c’è la presenza di un garante per la casalinga (come ad esempio un figlio o un’altra persona vicina).

In alternativa, si dovrà dimostrare di possedere delle rendite (magari da qualche affitto di appartamenti o tenute) e di possedere un conto corrente o un libretto di risparmio (perché magari la casalinga ha un lavoro in nero). Ultima alternativa potrebbe essere quella di porre un’ipoteca su un immobile: sulla propria casa o su altri possedimenti (vedi anche Finanziamenti per disoccupati).

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Recupero Crediti: come funziona in Italia?

Le varie fasi del recupero crediti dalla stragiudiziale alla giudiziale

Il recupero dei crediti è l’insieme di attività che le aziende, o le banche , o le finanziarie hanno la possibilità di mettere in atto verso un debitore, per cercare di “recuperare”, appunto, la somma che è loro dovuta, quando il debitore è riluttante a saldare il debito.

Una forma particolare è rappresentata dal recupero crediti da lavoro (stipendi o altre somme non pagate dai datori di lavoro) ma in questi casi si seguono delle regole diverse.

Dal momento che, però, molto spesso tali società creditrici non hanno tempo per portare avanti questo tipo di attività dopo la fase del sollecito di pagamento, si affidano ad aziende specializzate in recupero crediti, le quali vengono retribuite per ogni pratica andata a buon fine o a provvigione sui risultati. Vediamo allora come funziona il recupero crediti in Italia (con metodologie identiche tanto in una grande città come Roma, che in centri molto più piccoli, e sia che il creditore sia una grande banca come Unicredit che una piccola finanziaria che opera territorialmente).

La fase del recupero stragiudiziale

Il recupero crediti può essere costituito da due fasi: stragiudiziale o giudiziale. La fase stragiudiziale evita le vie legali (con conseguenti ulteriori costi) ed è preferita dalle aziende che si occupano di recupero crediti quando possono contare sulla collaborazione del debitore. Di solito questa fase si articola in precisi passaggi.

Prima di tutto si invia al debitore un messaggio via posta tradizionale e via e-mail dove gli si spiega quanto deve pagare, quali sono gli interessi e lo si avverte che il recupero del credito è stato affidato ad un’apposita azienda. In secondo luogo si passa al sollecito telefonico, in cui l’operatore cercherà di persuadere il debitore a pagare il suo debito.

Se anche questo tentativo non dovesse funzionare, allora vi saranno degli agenti prenderanno visione diretta, mediante “contatto fisico”, della reale situazione di solvibilità del debitore e proveranno a mettere giù un vero e piano di rientro personalizzato per il recupero del credito. Come ultimo tentativo, in questa fase, si procede alla “messa in mora”, dopo la quale si entrerà nella fase giudiziale.

La fase giudiziale

Alla fase giudiziale si arriva in genere solo quando è stato tentato il possibile in fase stragiudiziale per convincere il debitore a pagare quanto deve. Tuttavia, quando si arriva in Tribunale, lo scopo principale è quello di pignorare i beni posseduti dal debitore attraverso atto giudiziario, ma solo dopo una sorta di accertamento per capire se il debitore è effettivamente in possesso di altri beni ed in grado di pagare (vedi anche Ho bisogno di soldi).

Se infatti il debitore è in possesso di pochissimi (e di scarso valore) beni pignorabili, non conviene all’azienda creditrice andare in fase giudiziale, in quanto potrebbe farsi carico delle spese legali. Le altre strade sono percorribili quando il creditore è già in possesso di un titolo esecutivo per riscattare il dovuto, ad esempio con cambiali o anche assegni che siano stati protestati (vedi anche Decreto ingiuntivo).

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Prestito Pensionistico: le agevolazioni Inps per gli esodati

Prestito pensionistico o mini pensione: quali possibili soluzioni agli esodati?

Quello degli esodati è un problema molto serio che dal 2011, dai tempi cioè della famigerata Legge Fornero emanata dal Governo Monti, affligge una determinata categoria di persone ritrovatesi in un vero e proprio limbo.

Ancora oggi, nel 2016, il Governo attuale sta cercando di trovare una soluzione, portando avanti la settima salvaguardia (le altre sei si sono avute con i Governi precedenti) e promettendo di attivare, nella prossima Legge di Stabilità 2017, il cosiddetto piano Ape o prestito pensionistico. Ecco chi sono gli esodati e quali sono le agevolazioni dell’ Inps a loro dedicate in caso di un prestito pensionistico.

Il problema degli esodati

Gli esodati, infatti, sono quei soggetti che all’epoca dei fatti, in procinto di andare in pensione, scelsero il prepensionamento in cambio di un bonus che li avrebbe accompagnati alla pensione. Accadde poi una modifica, con valenza retroattiva, dell’età pensionabile (processo che continua ancora oggi), con un pasticcio tale da determinare una confusione totale nella categoria.

Gli esodati si sono perciò trovati all’improvviso senza uno stipendio perché non più lavoratori , senza una pensione perché non ancora in età pensionabile (la categoria più colpita è stata quella degli over 55) e senza potersi ricollocare nel mercato del lavoro perché troppo “vecchi”!

Questo assoluto dramma sociale ha fatto sì che gli esodati non potessero richiedere neanche prestiti, proprio perché sprovvisti di garanzie. Negli anni, però, ed in particolare in questi ultimi tempi, ci sono state tantissime proposte (tra cui quella portata avanti dall’ex ministro del Lavoro Giovannini nel 2014) sulla possibilità di ricorrere al prestito pensionistico agevolato per gli esodati. Tipo di proposta che, tornata alla ribalta in questi ultimi tempi, potrebbe vedere l’attuazione nei prossimi mesi e comunque entro l’anno. Vediamo come funziona.

Meccanismo simile ad un prestito d’onore

Il prestito agevolato per esodati funziona come un prestito d’onore, tipologia di finanziamento molto utilizzata, ad esempio, dai giovani universitari: quindi non si tratta di una vera e propria mini pensione, anche se svolge una funzione di sostentamento economico (vedi anche Prestiti per studenti senza garanzie).

I tassi risultano molto vantaggiosi ed i tempi di restituzione interessanti, soprattutto se paragonati ai piani di finanziamento tradizionali. In pratica un importo fino a 15.500 euro può essere erogato anche con il 50% a fondo perduto, con piano di rientro previsto con rate trimestrali e storno a partire dalla prima pensione ricevuta. L’assegno mensile ammonterebbe a circa 700 euro al mese. Questa forma di finanziamento garantirebbe una sorta di anticipo sulla pensione: parte del prestito infatti verrebbe restituita dallo Stato, mentre solo l’altra dall’ esodato una volta raggiunta l’età pensionabile.

Anche per accedere a tale tipo di finanziamento verrebbero però richiesti determinati requisiti, come quello dell’età, che ovviamente deve risultare prossima alla pensione. Le altre garanzie vengono offerte dallo Stato, e nel caso specifico, dall’ Inps.

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ll Tuo Prestito: preventivo online in 5 minuti

Preventivo prestito online immediato: scopri Il Tuo Prestito

Una delle caratteristiche dei servizi online è che hanno consentito a tutti di ottimizzare gli impegni quotidiani, risparmiando su tempi e burocrazia. È il caso dei preventivi online per i finanziamenti personali, che una volta potevano essere richiesti esclusivamente in filiale bancaria ed oggi sono accessibili in 5 minuti dal pc di chiunque.

A dare questa possibilità è anche Il Tuo Prestito ( marchio a concessione d’uso della società Signor Prestito SpA., a sua volta agente in attività finanziarie), di proprietà di Il Tuo Prestito s.r.l. , società proprietaria anche di altri marchi conosciuti sul web come ilTuoPrestito.it, ilTuoPrestito.com, DipendentiStatali.it , PensionatiOnline.it, UnaRata.it, DipendentiPubblici.it. e si comporta da “ponte” tra chi richiede dei prestiti ed alcuni istituti finanziari che li erogano (nel caso specifico Banca Unicredit). Vediamo nei dettagli di cosa si tratta.

Cosa offre Il Tuo Prestito

Questa società permette all’utente di richiedere un preventivo di finanziamento online in tutta sicurezza, in soli 5 minuti. Basterà infatti inserire nel form dedicato sul sito web i propri dati come nome, cognome, anno di nascita, indirizzo, professione etc. e l’importo che si intende richiedere in prestito (vedi anche Finanziamenti facili).

In questo modo si potrà ricevere la proposta di un piano di finanziamento che si potrà sottoscrivere o personalizzare attraverso un consulente personale. Quest’ultimo, autorizzato dall’Uif – Banca d’Italia, potrà essere interpellato a partire dalla richiesta del prestito fino alla sua erogazione, e anche dopo, per eventuali adeguamenti a qualsiasi esigenza. Il Tuo Prestito offre alla clientela non soltanto finanziamenti e prestiti personali, ma anche cessioni del quinto dello stipendio o pensione, autorizzati con convenzioni Inps/Inpdap, consolidamenti ed altre soluzioni.

Pochi step per un finanziamento veloce

Pochi sono i passi da compiere per ottenere un finanziamento attraverso Il Tuo Prestito. Dopo aver richiesto un preventivo, online o al telefono (preventivo che è possibile richiedere, ovviamente, anche recandosi in una delle filiali sparse in 25 città in Italia per un incontro conoscitivo), sempre telefonicamente, attraverso l’apposito numero verde, si potrà contattare un consulente personale per scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze.

Una volta individuato il piano di finanziamento preferito si potrà fissare un appuntamento in filiale per firmare il contratto (in alternativa il consulente potrà recarsi a domicilio dal cliente) e quindi ricevere la somma pattuita sul proprio conto corrente dopo poco tempo. Il Tuo Prestito si trova in 25 città italiane: per saperne di più si può consultare il sito web www.iltuoprestito.it oppure contattare il call center dell’azienda al numero 800.400.989.

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Dote Scuola della Regione Lombardia: le agevolazioni 2019

Guida alla richiesta della Dote Scuola 2017-18

Anche quest’anno, per la precisione per l’anno scolastico 2016-17, è possibile usufruire delle agevolazioni messe a disposizione dalla Regione Lombardia con il suo incentivo “Dote Scuola”. Scopriamo di cosa si tratta, chi sono i destinatari di questa azione, come presentare le domande e quali sono le scadenze previste.

Di cosa si tratta: ecco tutti i destinatari

La Dote Scuola della Regione Lombardia è un’agevolazione economica messa a disposizione dalla Regione Lombardia sotto forma di “Contributo per l’acquisto di libri di testo, dotazioni tecnologiche e strumenti per la didattica” oppure di “Buoni Scuola” (vedi anche Pagodil).

I contributi del primo tipo sono destinati a tutti gli studenti residenti in Lombardia frequentanti scuole secondarie paritarie o statali di I grado (scuole medie) e di II grado (scuole superiori) solo fino al secondo anno. Le scuole possono avere la sede in Lombardia o anche in regioni confinanti.

Destinatari di questo contributo sono anche gli studenti degli Iefp (istituti di Istruzione e Formazione Professionale) a patto che i frequentanti rientrino poi nelle residenze abituali quotidianamente, alla fine delle lezioni.

I Buoni Scuola sono invece destinati a studenti di scuole elementari, medie e superiori in cui si paga una retta ordinaria, anche site in regioni confinanti. Anche in questo caso, però, è necessaria la residenza dello studente in Lombardia e il tornare quotidianamente nella residenza abituale, oltre al dato di non aver usufruito in passato di altri benefici economici (vedi anche Finanziamenti agevolati per studenti).

Quali sono i requisiti per ottenere i bonus

Per ottenere i contributi per acquisto libri di testo etc. è necessario che il nucleo familiare dello studente richiedente possegga un reddito ISEE (con certificato in corso di validità) non superiore a 15.494 euro e che il ragazzo non superi il 18esimo anno di età. Per i Buoni Scuola, invece, il reddito ISEE del nucleo familiare deve essere inferiore o pari a 42.000 euro e lo studente non dovrà superare i 21 anni di età.

Modalità di presentazione delle domande e scadenze

Per l’anno scolastico 2016-17 le domande possono essere presentate, esclusivamente in via telematica, nel periodo che va dal 29 marzo al 30 maggio 2016 alle ore 17.00. Il sito web a cui collegarsi è www.scuola.dote.regione.lombardia.it.

In alternativa, se non si possiede un computer con connessione web o per altri motivi, i richiedenti potranno far compilare la domanda presso i Comuni di residenza o la Scuola a cui lo studente è iscritto. Per info ulteriori o supporto ci si potrà, infine, rivolgere agli sportelli di Spazio Regione, in tutti i capoluoghi di provincia.

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Bonus Bebè 2018: guida ai requisiti Inps

Scadenza, requisiti e modalità di richiesta dell Bonus Bebè Inps

Torna il bonus bebè Inps o, come sarebbe più appropriato definirlo, l’assegno di natalità, secondo quanto stabilito dall’ultima Legge di Stabilità, con delle differenze rispetto agli anni passati (2013, 2014, 2015, 2016, 2017 ecc). Come fare per richiederlo? E, soprattutto, quali sono i requisiti da possedere per usufruirne? Scopriamo insieme tutti i dettagli di questo aiuto economico alle famiglie.

A quanto ammonta e chi può richiederlo: i requisiti

Il bonus bebè Inps 2016 spetta a tutti i neo genitori che hanno o avranno figli, naturali o adottati, nel periodo compreso tra l’1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. L’aiuto risulterà in corso fino al compimento del terzo anno di vita del bimbo o al terzo anno trascorso dall’arrivo del bambino adottato in casa.

L’importo del contributo ammonta ad 80 euro al mese (960 euro all’anno) per i nuclei familiari che presentano un ISEE sotto i 25 mila euro, e sale a 160 euro al mese (1920 euro annui) per le famiglie che possiedono un reddito inferiore ai 7000 euro all’anno (vedi anche Prestiti per disoccupati). Ricordiamo che per le famiglie numerose è possibile ottenere agevolazioni specifiche (in tal caso si vedano gli appositi provvedimenti presi, sempre dalla Legge di Stabilità, per le famiglie numerose).

Possono richiederlo i cittadini italiani o comunitari, ma anche i cittadini extracomunitari, a patto di dimostrare di possedere un permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo.

Come fare per richiedere il bonus

Dal momento che tale contributo viene erogato direttamente dall’ Inps, per richiedere l’assegno di natalità o bonus bebè bisognerà inoltrare domanda esclusivamente in via telematica al sito web dell’Inps www.inps.it. La domanda dovrà essere inoltrata dal genitore convivente con il bambino o suo affidatario dopo essersi muniti di pin di accesso alla piattaforma e di credenziali di riconoscimento.

In caso di persone che non possiedono un computer o impossibilitate a reperire tali informazioni c’è la possibilità di rivolgersi ai patronati di zona, che provvederanno ad inoltrare la domanda o richiedere informazioni al Numero Verde Inps. Attenzione alle scadenze, però: la domanda di sussidio dovrà infatti essere presentata entro 90 giorni (tre mesi) dalla data di nascita del bambino o dall’entrata nel nucleo familiare in caso di adozione.

Per quanto riguarda la tassazione, infine, occorre sapere che il bonus bebè anche per il 2016 non dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi.

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Protesto della cambiale: quali conseguenze?

Protesto della cambiale: quali rischi per il debitore?

Per effettuare dei pagamenti, oltre ai classici metodi che tutti conosciamo (contante, carta di credito, bancomat, bollettini postali) esistono anche dei titoli di credito. Questi ultimi vanno onorati e si distinguono in tre tipologie: cambiale (con ordine di pagamento), vaglia cambiario (che contiene una sorta di “pagherò”), ed assegno bancario. Cosa succede se non si riescono ad onorare questi titoli di credito? Soffermiamoci sulla cambiale: si arriverà al cosiddetto “protesto”. Quali sono le conseguenze di quest’ultimo? Scopriamolo insieme.

Cos’è il protesto e cosa comporta

Il protesto della cambiale è un atto pubblico e come tale ha necessità di essere prodotto da un notaio, un ufficiale giudiziario o un altro pubblico ufficiale. In esso si dichiara che il documento è stato presentato ma che il debitore si è rifiutato di pagare. In un protesto il creditore potrà comunque richiedere l’importo non pagato della cambiale più gli interessi nel frattempo maturati più le spese effettuate per il protesto stesso.

Anche il protesto, come tutti i documenti ufficiali, presenta dei tempi da rispettare: per le cambiali a vista lo si deve emettere entro 12 mesi dalla data di emissione, per le cambiali con data certa, invece, non devono trascorrere più di due giorni feriali dalla data di scadenza. Dopodiché il documento sarà inviato al Presidente della Camera di Commercio competente ed il nominativo del debitore, trascorsi altri 10 giorni, sarà inserito nell’elenco dei protestati e segnalato al Crif (nel caso della cambiale tratta non accettata l’indicazione del nominativo viene fatto per questioni di tipo statistico).

Cosa deve fare il debitore

Qualora ci si dovesse trovare nella spiacevole situazione del debitore, occorre agire in modo organizzato ed essere bene informati. Una cosa importante da sapere è che se il debito viene saldato entro un anno dall’emissione del protesto della cambiale, il debitore può richiedere la formale cancellazione dall’elenco dei protestati alla Camera di Commercio.

Se invece il pagamento dovesse avvenire dopo più di un anno, allora prima il debitore dovrà attendere la riabilitazione, chiedendola al Presidente del Tribunale della provincia in cui risiede. Solo una volta ottenuta la riabilitazione si potrà inoltrare domanda di cancellazione alla Camera di Commercio. Sarebbe sempre meglio pagare in tempo, comunque, se non si vuole rischiare il pignoramento dei beni.

Una cambiale protestata, infatti, è a tutti gli effetti un titolo esecutivo con cui immediatamente si possono intraprendere azioni che portano al pignoramento dei beni o titoli di credito al debitore (vedi anche Finanziamenti per protestati e cattivi pagatori).

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Credit Crunch: come influisce sull’economia oggi

Stretta creditizia: cos’è il credit crunch

Da anni, almeno dall’arrivo in Europa dell’ultima crisi economica, nel 2008, non si sente che parlare di Credit Crunch, espressione inglese che ha un corrispettivo anche in italiano con Stretta Creditizia. Ma cos’è nello specifico il credit crunch e come influisce sull’economia di oggi, nel 2016? Cerchiamo di capirlo in questo articolo.

Cos’è?

Il Credit Crunch non è altro che una stretta del credito, cioè, basandosi sulla definizione dei più noti dizionari: una forte diminuzione dell’offerta di credito da parte di chi di solito presta denaro o prodotti finanziari (soprattutto le banche) nei confronti della clientela (in particolare, le imprese), quando ci si trova di fronte ad una potenziale domanda di finanziamenti che perciò non viene soddisfatta.

Questo significa che a causa del credit crunch le banche hanno iniziato a non concedere più prestiti alle aziende ed ai piccoli imprenditori, oppure hanno inasprito le condizioni per la concessione, elevando ad esempio tassi (vedi anche Microcredito). Oggi, in verità, se ne sente parlare meno. Ciò comporta che le banche sono più propense a concedere crediti e che l’economia è in ripresa? Pare di sì, stando almeno ai dati dell’ Abi, Associazione Bancaria Italiana.

Influenze sull’economia italiana attuale

Secondo l’indagine conoscitiva pubblicata all’inizio di quest’anno dall’ Abi sulla crisi finanziaria, gli impieghi delle banche nel 2015 ammontavano a 1.830 miliardi di euro, contro una raccolta di risparmio pari a 1.697,4 miliardi di euro. Questo significa che il credit crunch sembra aver allentato la morsa ma dimostra anche quanto le aziende abbiano imparato dalle banche, rendendosi conto che per chiedere un credito occorre essere trasparenti e presentarsi al meglio.

Presentarsi al meglio può essere interpretato anche come buon rating, con una conseguente ottima valutazione del credito da parte degli istituti bancari. Occorre però tenere poi conto dell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria stilato dalla Banca d’Italia. In questo documento si sottolinea come sì, in questi ultimi mesi il credito verso le imprese ha ripreso a crescere, ma solo per determinate categorie, dal momento che le banche risultano più propense ad erogare aiuti ad imprese grandi e consolidate, mentre restano in affanno le Pmi, soprattutto le microimprese, che continuano a vedersi negati i finanziamenti (vedi anche Invitalia).

La Banca d’Italia segnala quindi come le categorie di imprese più diffuse in Italia (micro e piccole) incontrino ancora delle difficoltà, mentre leggeri miglioramenti si possono registrare per le imprese dalle dimensioni medie.

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