Credit Crunch: come influisce sull’economia oggi

Stretta creditizia: cos’è il credit crunch

Da anni, almeno dall’arrivo in Europa dell’ultima crisi economica, nel 2008, non si sente che parlare di Credit Crunch, espressione inglese che ha un corrispettivo anche in italiano con Stretta Creditizia. Ma cos’è nello specifico il credit crunch e come influisce sull’economia di oggi, nel 2016? Cerchiamo di capirlo in questo articolo.

Cos’è?

Il Credit Crunch non è altro che una stretta del credito, cioè, basandosi sulla definizione dei più noti dizionari: una forte diminuzione dell’offerta di credito da parte di chi di solito presta denaro o prodotti finanziari (soprattutto le banche) nei confronti della clientela (in particolare, le imprese), quando ci si trova di fronte ad una potenziale domanda di finanziamenti che perciò non viene soddisfatta.

Questo significa che a causa del credit crunch le banche hanno iniziato a non concedere più prestiti alle aziende ed ai piccoli imprenditori, oppure hanno inasprito le condizioni per la concessione, elevando ad esempio tassi (vedi anche Microcredito). Oggi, in verità, se ne sente parlare meno. Ciò comporta che le banche sono più propense a concedere crediti e che l’economia è in ripresa? Pare di sì, stando almeno ai dati dell’ Abi, Associazione Bancaria Italiana.

Influenze sull’economia italiana attuale

Secondo l’indagine conoscitiva pubblicata all’inizio di quest’anno dall’ Abi sulla crisi finanziaria, gli impieghi delle banche nel 2015 ammontavano a 1.830 miliardi di euro, contro una raccolta di risparmio pari a 1.697,4 miliardi di euro. Questo significa che il credit crunch sembra aver allentato la morsa ma dimostra anche quanto le aziende abbiano imparato dalle banche, rendendosi conto che per chiedere un credito occorre essere trasparenti e presentarsi al meglio.

Presentarsi al meglio può essere interpretato anche come buon rating, con una conseguente ottima valutazione del credito da parte degli istituti bancari. Occorre però tenere poi conto dell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria stilato dalla Banca d’Italia. In questo documento si sottolinea come sì, in questi ultimi mesi il credito verso le imprese ha ripreso a crescere, ma solo per determinate categorie, dal momento che le banche risultano più propense ad erogare aiuti ad imprese grandi e consolidate, mentre restano in affanno le Pmi, soprattutto le microimprese, che continuano a vedersi negati i finanziamenti (vedi anche Invitalia).

La Banca d’Italia segnala quindi come le categorie di imprese più diffuse in Italia (micro e piccole) incontrino ancora delle difficoltà, mentre leggeri miglioramenti si possono registrare per le imprese dalle dimensioni medie.