Prestiti online senza andare in filiale – Sono sicuri?

Prestiti online senza recarsi in filiale: sono davvero convenienti?

La diffusione di dispositivi tecnologici collegati al web ha contribuito all’incremento dell’offerta di prestiti online senza la necessità di andare in filiale. Un altro contributo è stato dato dai siti di comparazione sempre più numerosi ed ovviamente dalle condizioni economiche che generalmente sono più vantaggiose nel caso di scelta di un prodotto sottoscritto in modo digitale.

Come si possono ottenere?

Le società finanziarie oppure le banche che hanno orientato una parte della propria offerta alle sottoscrizioni on line possono optare per tre tipologie di “accesso”:

  • procedura online al 100% che si avvale soprattutto del sistema della firma digitale;
  • procedura per i prestiti online senza recarsi in filiale ma che sfruttano la modulistica cartacea;
  • procedura iniziale online e successivamente incontro in agenzia o filiale per la formalizzazione della richiesta e la consegna dei documenti.

Quest’ultima modalità è quella che sta diventando sempre meno frequente visto che riduce i concreti e reali vantaggi legati alla comodità di una richiesta di un finanziamento da casa o dal proprio smartphone in mobilità.

La procedura online al 100% ha il vantaggio di essere sicura e rapida (non ci sono ad esempio tempi di attesa legati alla spedizione dei moduli cartacei) e si ha una maggiore facilità nel seguire la traccia dell’iter della richiesta stessa.

Procedure sicure

Quando si propone un prestito online digitale al 100% il finanziatore si deve avvalere obbligatoriamente della firma digitale. Questo rappresenta un sistema forte, sicuro e certo perché venga riconosciuta l’identità del richiedente e non necessita del possesso di una Pec o di una carta servizi.

Nel fornire questo tipo di strumento c’è una certa differenza a seconda che si tratti di prestiti proposti da una banca, che vede nell’erogazione del finanziamento un servizio aggiuntivo o “accessorio” ad un conto corrente (come ad esempio Webank) o se ci riferiamo ad una finanziaria o anche ad una banca che offre prevalentemente prestiti (come ad esempio Findomestic).

Nel primo caso l’iter da seguire parte e si gestisce all’interno dell’apposita area del servizio di internet banking. In questo modo la banca avrà già in partenza le informazioni sulla certa identificazione del richiedente (la firma digitale è come se fosse stata apposta a monte).

Si tratta di una modalità che può essere usata anche al di fuori del circuito finanziario privato. In questo senso un esempio lo troviamo con il piccolo prestito dei dipendenti pubblici richiedibile direttamente all’interno nell’area personale di NoiPa.

Nel caso invece di finanziarie o di banche che puntano sull’offerta di prestiti anche a chi non è correntista viene sfruttata la firma digitale ‘vera e propria’ con delle modalità comunque molto semplici.

Esempio pratico Findomestic

Con la banca del gruppo Bnp Paribas si deve semplicemente creare un pin personale che va autenticato tramite l’uso della password OTP inviata con sms da Findomestic stessa.

Fatta questa operazione è possibile richiedere il finanziamento ufficialmente visto che la firma dei contratti avviene fattivamente semplicemente spuntando le varie caselle indicate:

Il tutto viene reso autentico re-inserendo il pin generato in fase di registrazione e con un altro OTP sempre inviato con SMS.

(Fonte: sito ufficiale Findomestic – Data rilevazione: 06/12/2017)

Tutte le banche on line li propongono senza recarsi in filiale?

La connessione logica tra “banca online” e l’offerta di un prestito interamente sul web viene in modo quasi spontaneo. Nella pratica però non è detto che la situazione sarà esattamente in questo modo. Una delle più grandi banche europee online come Ing Direct, ad esempio, propone il Prestito Arancio con richiesta di preventivo e di prestito online, ma comunque vuole che venga inviata anche la documentazione in modo cartaceo (info sito ufficiale Ing Direct – data 06/12/2017).

Quindi prima di procedere con una richiesta di finanziamento bisognerebbe controllare il tipo di procedura che verrà seguita non solo nella fase di richiesta, ma anche in quelle successive. Ovviamente tutto questo non deve fuorviare dalla necessità di mantenere l’attenzione rivolta su alcuni aspetti molto importanti legati all’effettiva convenienza come:

  • Tan e Taeg;
  • spese accessorie e altri costi;
  • spese di assicurazione obbligatorie o facoltative;
  • modalità di accredito e di rimborso;
  • presenza di possibili convenzioni come ad esempio quelle Inps per i pensionati o NoiPa per i dipendenti pubblici;
  • condizioni di eventuali promozioni o offerte a tempo.

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Sovraindebitamento – Chi può usare la legge Salva Suicidi?

Sovraindebitamento: requisiti e funzionamento della legge 3/2102

Le difficoltà legate al sovraindebitamento sono divenute molto evidenti soprattutto negli anni successivi alla crisi iniziata nel 2008. Tra gli effetti più evidenti c’è stato un incremento di suicidi che ha coinvolto imprenditori ma anche privati, schiacciati dal peso di un’esposizione debitoria non più sostenibile.

Le problematiche finanziarie sono a volte dovute a questioni fiscali, come ad esempio pesanti cartelle Equitalia oppure semplicemente ad una riduzione delle entrate per disoccupazione o altre motivazioni simili (approdondimento: Cosa fare in caso di debiti con Equitalia).

Proprio per questo a Gennaio 2012 è stata approvata la legge nr.3 che è diventata attiva a febbraio dello stesso anno e che è stata definita come Legge sul sovraindebitamento o Legge Salva Suicidi. Vediamone le principali caratteristiche.

Di che cosa si tratta?

In pratica questa legge ha introdotto la procedura dell’esdebitazione accessibile ai soggetti non fallibili, che permette di riordinare i propri debiti e di renderli più sostenibili. In che modo? Tramite la compilazione di un piano che sia fattibile e sostenibile in tempi certi e definiti. Nella compilazione di questo piano si possono andare ad escludere alcuni debiti, ottenendo un alleggerimento del loro peso, che può arrivare fino all’80% in meno.

C’è però da porre l’attenzione proprio sugli aspetti chiave di questa legge, che sono la sostenibilità del piano di rimborso e soprattutto la sua fattibilità. Non si tratta quindi di una possibile via da usare per poter scappare dall’obbligo di rimborsare i debiti o per evitare di pagare le cartelle Equitalia. Anzi è necessario che la possibilità di un regolare rimborso di tutti i debiti contratti sia oggettiva e che venga valutata come tale dai periti nominati dal tribunale.

A chi si rivolge?

Come già accennato possono fare ricorso all’esdebitazione i consumatori e i soggetti non fallibili. In questo senso sono da intendersi coloro che nello svolgimento dell’attività lavorativa non sono assoggettabili alla legge fallimentare. Per questa ragione nella legge rientrano due modalità:

  • il piano del consumatore: questa procedura si rivolge a chi è un privato e ha contratto debiti per la sfera personale (non lavorativa). Con questa procedura e se viene logicamente approvata dal giudice non c’è il bisogno che i creditori diano il loro consenso. Il provvedimento del giudice rende il piano obbligatorio per tutte le parti coinvolte. Il consumatore esdebitato dovrà essere regolare nel seguire il piano di rimborso. E’ inoltre necessario che questi abbia un patrimonio o un reddito capace di permette il rimborso. Quindi l’esdebitazione non può essere utilizzata da chi non ha alcun reddito dimostrabile a meno che non abbia qualcuno che faccia da garante;
  • l’accordo del debitore: questa procedura riguarda i soggetti che non siano consumatori ma che allo stesso tempo non siano sottoponibili alla legge fallimentare. Deve sempre essere approvato dal giudice ma qui i creditori possono opporsi. E’ infatti necessario che almeno il 60% di chi vanta un credito sia concorde nel far passare il piano così come è stato proposto.

A queste due modalità si aggiunge una terza in cui il debitore mette il suo patrimonio a disposizione del procuratore nominato dal tribunale perché provveda, tramite l’alienazione di una parte o la totalità di esso, al rimborso dei debiti. Dal patrimonio vengono lasciati fuori solo gli stipendi o salari e pensioni, i crediti e i beni non pignorabili, i diritti di usufrutto e i crediti legati al mantenimento.

Come si accede alla procedura?

Bisogna rivolgersi al tribunale territorialmente competente. La legge (art 15) prevedeva la creazione di Organismi di composizione della crisi (OCC), preposti a guidare chi volesse usare l’iter dell’esdebitazione. In pratica però solo in alcune città sono nati questi “comitati”.

E’ sempre consigliato chiedere alla cancelleria del proprio tribunale (quella della ‘volontaria giurisdizione’) e informarsi se ci sono questi organismi o se si hanno altri riferimenti dando eventualmente mandato per la nomina di un professionista specializzato. Questa figura risulta essenziale per risolvere ogni piccolo intoppo in fase di preparazione del piano, e per arrivare a un programma di rimborso che appaia al giudice effettivamente fattibile e sostenibile.

Quando un consumatore non può usare la procedura?

Come già accennato un motivo di esclusione è riferito alla mancanza dei requisiti legati al proprio patrimonio od al possesso di un reddito dimostrabile. A queste cause si aggiungono anche:

  • aver usufruito dell’esdebitazione nei 5 anni precedenti;
  • non aver rispettato il piano di rimborso precedente;
  • aver subito una qualsiasi revoca alla procedura;
  • aver omesso parte della documentazione durante l’iter di avvio.

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Rottamazione cartelle Equitalia bis – Come funziona la proroga?

Rottamazione cartelle Equitalia: scadenza e funzionamento

La scadenza del 21 aprile 2017 per la rottamazione cartelle Equitalia ha chiuso la prima tranche di richieste per non pagare interessi di mora e sanzioni sui debiti che si hanno con il fisco, l’Inps, le imposte e tributi locali, ecc. Con il decreto legge del 16 ottobre è partita invece la seconda ‘versione’, denominata ‘rottamazione delle cartelle Equitalia bis’.

Questa ha lasciato invariati numerosi punti della versione definitiva precedente, ampliando la platea di soggetti che possono usufruirne. All’8 novembre del 2017 sono stati però esclusi coloro che non hanno aderito alla precedente versione per quanto riguarda le cartelle antecedenti al 1 gennaio 2017.

Nuova versione o proroga?

Il testo del decreto legge 148/2017 ha riaperto la possibilità di richiedere la rottamazione:

  • a quanti hanno già aderito alla precedente rottamazione e poi non sono stati regolari con i pagamenti;
  • a chi si era visto rifiutare la precedente domanda;
  • a tutti i contribuenti per quanto riguarda le cartelle fino a settembre 2017.

Non si può quindi parlare di una vera e propria proroga in quanto deve essere ripresentata una domanda nuova, usando l’apposito modello, il DA 2017 (si può scaricare sul sito dell’Agenzia delle Entrate nella sezione Riscossione). Questo modello non è l’unico disponibile. Infatti coloro che non hanno ottenuto la rateizzazione della rottamazione per non aver effettuato regolari pagamenti per le rateizzazioni richieste entro il 31 dicembre 2016, dovranno usare il modello Dar R.

Quando fare la domanda?

Anche i termini entro i quali devono essere fatti i vari adempimenti sono diversi a seconda delle varie situazioni. Vediamoli nel particolare:

Nuove cartelle

La domanda di accesso alla rottamazione deve essere fatta entro il 15 maggio 2018. Questa richiesta potrà riguardare tutte le cartelle che ancora non sono state notificate al contribuente, notifica che dovrebbe avvenire entro il 31 marzo 2018 (invio tramite posta ordinaria). Se non saranno cambiate le restrizioni previste nel testo di legge non sono ammesse le vecchie cartelle ma solo quelle per i carichi che vanno dal 1 gennaio 2017 al 30 settembre 2017. A riguardo è previsto un emendamento che sarà discusso a novembre del 2017.

Per i contribuenti la cui domanda non è stata accolta

La richiesta di accesso alla rottamazione va fatta entro il 31 dicembre 2017 ma perché sia accolta deve essere saldato il debito relativo a tutto il 2016 (quindi completo pagamento delle rate non versate). Poi sempre entro il 31 marzo 2018 sarà l’Agenzia delle entrate ad inviare la comunicazione con l’importo del debito pregresso.

Approfondimento: Cos’è una dilazione di pagamento.

Contribuenti decaduti dalla precedente rottamazione

Coloro che non hanno pagato la prima rata ovvero quella di luglio 2017, oppure quella prevista per il 30 settembre 2017 non dovranno fare nulla se non mettersi in regola con il pagamento. Infatti con il decreto è stata introdotta la proroga al 30 Novembre 2017. (Fonte Agenzia delle Entrate al 7 novembre 2017)

In quante rate?

Come per la precedente rottamazione cartelle Equitalia il numero delle rate sarà 5. Rimane comunque la possibilità di pagare il tutto in un’unica rata che coinciderà con il primo mese di scadenza fissato al luglio 2018. Le altre 4 rate vanno pagate entro i mesi di:

  • settembre 2018
  • ottobre 2018
  • novembre 2018
  • febbraio 2019

Questa possibilità però subisce delle limitazioni per coloro che aderiscono alla versione Bis con il modello DAR R. Per questi il numero massimo di rate saranno 3 e le scadenze previste sono:

  • settembre 2018;
  • ottobre 2018
  • novembre 2018.

Se si decide di pagare in un’unica soluzione allora il pagamento dovrà avvenire entro la fine di maggio 2018. Riassumendo:

(Fonte Agenzia delle Entrate al 7 novembre 2017)

Come si presentano le richieste?

L’invio può essere fatto sia per via telematica (metodo chiamato “Fai D.A. te”) che con consegna allo sportello. Se si sceglie la posta elettronica sarà obbligatorio usare una Pec indirizzata alla posta elettronica certificata della direzione regionale dell’Agenzia delle entrate di riferimento. Insieme alla domanda dovrà essere allegata anche una copia del documento di identità. Ribadiamo che la risposta da parte dell’agenzia arriverà entro il 30 giugno 2018.

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Cessione del quinto in 24 ore – E’ davvero possibile?

Cessione del quinto: come fare in 24 ore?

Nella suddivisione tra prestiti veloci, rapidi e immediati troviamo varie tipologie di finanziamento. Tra quelli “immediati” ci sono soprattutto quelli finalizzati che per loro natura devono fornire una risposta nell’arco di qualche decina di minuti. A questi si aggiunge, come rapidità, anche la dilazione di pagamento come Pagodil. Ma quando entriamo nella sfera dei prestiti personali i tempi si allungano. A questo punto viene da domandarsi se sia possibile ottenere una cessione del quinto in 24 ore. Proviamo a rispondere.

Quali sono i tempi “giusti”?

Esiste una tempistica “standard” per l’erogazione di un prestito che le banche indicano basandosi su tempi medi. Non si tratta però di tempi garantiti, ovvero certi perché si abbia la risposta definitiva. La differenza tra i tempi medi indicati dalle differenti banche e quelli effettivi è condizionata da tanti fattori alcuni dei quali non preventivabili né per la banca e nemmeno per i richiedenti.

Queste considerazioni valgono anche per la cessione? La cessione del quinto è un prestito personale che sfrutta una garanzia molto forte e questo può ridurre i tempi di approvazione rispetto ad un altro prestito personale. Tuttavia sperare di avere una cessione del quinto in sole 24 ore è spesso inutile. Infatti, anche se le valutazioni sull’affidabilità del richiedente sono praticamente nulle, la banca o la finanziaria devono valutare la situazione del datore di lavoro.

Questo ci porta a una prima conclusione: la cessione del quinto per lavoratori dipendenti del settore pubblico (soprattutto a tempo indeterminato) generalmente viene concessa più rapidamente di quella a dipendenti privati. Ma anche in questo caso le 24 ore sono una tempistica troppo ridotta solitamente per assolvere a tutte le formalità.

Con un preventivo online è più veloce?

Per quanto riguarda la tempistica del preventivo la via scelta può fare la differenza. La risposta ad una richiesta di preventivo online, anche sulla cessione del quinto, è quasi immediata, visto che normalmente richiede manciate di minuti o al massimo qualche ora.

Anche richiedendo un preventivo tramite un consulente, andando in filiale o agenzia, le risposte sono molto veloci, ma in questo caso il tempo necessario aumenta a causa degli spostamenti e delle probabili attese (quando è possibile è sempre preferibile fissare prima un appuntamento).

Sull’affidabilità del preventivo non c’è differenza, poiché i sistemi e i programmi usati sfruttano le stesse voci. Nel caso di una richiesta di preventivo direttamente in agenzia (o con consulente) è consigliato portare con sé le ultime buste paga o il cedolino della pensione.
Come ridurre i tempi?
Per richiedere ed ottenere una cessione del quinto ci sono solitamente tre tappe:

  1. la richiesta del preventivo e successiva eventuale richiesta della cessione del quinto;
  2. la presentazione dei documenti necessari (dove può essere necessario richiedere alcune certificazioni specifiche);
  3. la fase di valutazione della documentazione con successiva delibera della banca.

Come detto i tempi per la richiesta di preventivo e successiva domanda del finanziamento necessitano di pochi minuti o al massimo qualche ora. Se si vogliono ridurre i tempi delle fasi successive è consigliato richiedere in anticipo i documenti che saranno necessari per far avanzare la richiesta di finanziamento. Questi possono essere richiesti ad esempio per email se si fa un preventivo online oppure al call center quando si chiama per l’appuntamento.

In generale tra i documenti che possono essere richiesti e che possono prolungare i tempi, abbiamo:

  • certificato medico di sana e robusta costituzione (per la parte assicurativa);
  • attestato di servizio (per i dipendenti del settore pubblico);
  • certificazione della quota cedibile (per i pensionati).

Infine ci sono i tempi legati alla valutazione dei documenti da parte della banca o della finanziaria sui quali non possiamo fare nulla per cercare di velocizzare i tempi, se non presentare tutti i documenti nel modo giusto e tutti insieme fin da subito, per evitare che la pratica venga messa dietro ad altre pratiche più “complete”. Per questo è consigliabile creare buoni rapporti con il personale dell’amministrazione (ufficio paga, ecc).

Quali alternative per bisogno di liquidità urgente?

L’idea di richiedere una cessione del quinto in sole 24 ore evidenzia il bisogno di liquidità in modo urgente. Cosa fare?

Per essere pronti davanti a degli imprevisti imminenti, le alternative sono davvero poche e tutte partono dalla prevenzione. Tra queste possiamo pensare a:

  • fido o scoperto bancario: si tratta di una forma di apertura di credito che una volta concesso permette di ottenere delle somme immediate. Il principale vantaggio è rappresentato dall’assenza di un piano di rimborso con rate fisse da versare ma l’impatto degli interessi passivi nel tempo solitamente tende ad essere elevato;
  • prevalutazione: si tratta di un credito accordato per una certa somma che fa partire il piano di rimborso nel momento in cui si comincerà ad usarlo. Le somme accordate non saranno elevatissime ed i tempi necessari alla pre-valutazione sono in genere gli stessi previsti per un normale prestito personale.

In entrambi i casi bisogna quindi organizzarsi in anticipo senza attendere che l’urgenza arrivi.

Approfondimento: Ho bisogno di soldi in trempi brevi.

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Prestiti per estinguere altri prestiti – Come fare?

Prestiti per estinguere altri prestiti – Cessione o consolidamento?

Esistono prestiti per estinguere altri prestiti creati appositamente e finanziamenti che permettono di realizzare lo stesso obiettivo pur non essendo specifici. Quali sono le differenze tra le varie tipologie? Quali i vantaggi e gli svantaggi?

Diamo una risposta a questi quesiti ed analizziamo le varie alternative che il mercato ci propone.

Il prestito di consolidamento

La risposta dedicata a chi è in cerca di prestiti per estinguere altri prestiti è rappresentata dal consolidamento debiti o prestiti. Si tratta sempre di un prestito personale ma ha la finalità di andare ad accorpare le rate dei finanziamenti già in corso. Attraverso la sua richiesta è generalmente possibile ottenere:

  • la riorganizzazione delle scadenze delle rate da rimborsare;
  • la riduzione del “peso debitorio” (abbassando la rata e rendendola più sostenibile);
  • la riduzione del tasso (opzionale e realizzabile solo in funzione delle variazioni del mercato dei tassi).

Come funziona il consolidamento?

Quando si richiede il prestito di consolidamento si dà mandato alla banca scelta di estinguere anticipatamente i finanziamenti in corso, così da sostituirli con il ‘nuovo’ finanziamento. Quindi a differenza di un normale prestito personale necessita anche dei conteggi di estinzione di tutti i prestiti che si vogliono consolidare, che dovranno comprendere sia il capitale residuo da rimborsare che il calcolo delle penali di estinzione.

Vediamone ora il funzionamento facendo un esempio pratico per capirlo meglio:

  • supponiamo di avere 5 rate di 5 finanziamenti diversi (per semplicità li indicheremo come F1, F2, F3 e F4, F5);
  • decidiamo di rimborsare anticipatamente e consolidare solo quattro di questi finanziamenti ( F1, F2, F3 e F4);
  • quindi per prima cosa chiediamo i conteggi di estinzione di questi 4 finanziamenti.

Sempre solo come esempio supponiamo che la situazione risulterà la seguente:

  • F1: 1100 euro totali (1000 euro di capitale più 100 euro di penale);
  • F2: 8800 euro (8000 di capitale più 800 di penale);
  • F3: 4300 euro (4300 euro di capitale nessuna penale di estinzione);
  • F4: 2750 euro (2500 di capitale più 250 di penale di estinzione anticipata).

Quindi come somma di prestito di consolidamento (senza nuova liquidità) dovremo chiedere alla stessa banca: 16950 euro a cui si dovranno aggiungere i costi di istruttoria e gestione della pratica se previsti. La banca (che sia Findomestic, Agos, Intesa Sanpaolo, ecc) estinguerà direttamente ciascun finanziamento in base ai conteggi forniti al momento della richiesta.

E’ evidente che con questo tipo di prestito il richiedente deve pensare solamente a richiedere i conteggi di estinzione e presentare tutti i documenti necessari. Una volta concesso il prestito si limiterà a rimborsare la rata frutto del consolidamento con l’aggiunta delle rate che abbiamo scelto di non accorpare.

La cessione del quinto

Il finanziamento “contro cessione del quinto” può essere usato come un’alternativa per estinguere gli altri prestiti. Pur non essendo dedicato a questo scopo, nella sua sua richiesta non si tiene conto della coesistenza degli altri finanziamenti. Proprio per questo non si rischia di vedere la domanda bloccata da un’eccessiva esposizione debitoria a meno che non ci siano altre forme di trattenute già effettuate sulla busta paga o sulla pensione.

Si tratta di una soluzione percorribile se si ha il desiderio di consolidare o estinguere i prestiti già esistenti, ma ha il limite di non poter essere richiesta da tutti coloro che hanno un reddito dimostrabile. Ovviamente, non essendo un prodotto dedicato, la banca che concede la cessione versa o addebita la somma riconosciuta al richiedente. Questo poi dovrà provvedere all’estinzione dei prestiti che vuole consolidare.

Differenze e limiti

Il prestito di consolidamento può essere richiesto da tutti, compresi i lavoratori autonomi, che hanno un reddito dimostrabile. Sono però esclusi solitamente coloro che non hanno una buona reputazione creditizia (come i protestati). La cessione del quinto ha il limite del rapporto rata reddito pari massimo ad un quinto, e può essere richiesta solo dai lavoratori dipendenti (pubblici e privati) e dai pensionati, anche se cattivi pagatori (e protestati).

Quindi non ci sono dei reali punti in comune che rendano questi due tipi di prestito assimilabili e direttamente confrontabili. Ognuno deve valutare quale delle due soluzioni convenga maggiormente, considerate anche le limitazioni oggettive che le banche o le finanziarie possono imporre.
Esempi di consolidamento

Facciamo ora alcuni esempi proposti dal mercato all’8 novembre del 2017. Ci riferiamo alle banche ed alle finanziarie che presentano normalmente un prestito di consolidamento debiti all’interno della propria offerta.

Consolidamento Findomestic

Findomestic permette, tra le varie finalità legate ai propri prestiti personali, anche la richiesta di “consolidamento”. Online è possibile effettuare il preventivo e avviare la richiesta grazie alla firma digitale.

A livello di condizioni la banca del gruppo Bnp Paribas permette di richiedere fino a 60 mila euro mentre i tassi sono proporzionali all’importo richiesto ed alla lunghezza del piano di ammortamento (Fonte sito ufficiale Findomestic – data: 08/11/2017).

Fiditalia

La finanziaria del gruppo Sociètè Gènèrale prevede Unika, un prodotto creato appositamente come consolidamento prestiti sia per finanziamenti con la stessa Fiditalia che con altri Istituti di credito. Possono essere richiesti da 3 a 30 mila euro mentre la durata può variare dai 24 agli 84 mesi. (Fonte sito ufficiale Fiditalia – data: 08/11/2017).

Monorata di Intesa Sanpaolo

Banca Intesa mantiene da anni Monorata nei propri finanziamenti. Questo finanziamento permette di arrivare fino a 75 mila euro da restituire anche in 120 rate. (Fonte sito ufficiale Intesa Sanpaolo – data: 08/11/2017)

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Prestiti Under 30 – 3 alternative

Prestiti anche online per giovani under 30 – Come fare fare?

Le offerte e le promozioni sui prestiti under 30 anni nascono soprattutto per agevolare l’accesso al credito a quella categoria di lavoratori o studenti che altrimenti rischiano di rimanere esclusi dal mondo dei finanziamenti. Nella realtà il target dei più giovani è una fascia di mercato molto interessante per le banche e le finanziarie, in quanto si tratta di persone che si approcciano ad acquisti spesso importanti come ad esempio: l’auto, un viaggio, le spese di arredamento o quelle di una cerimonia come ad esempio un matrimonio.

A fondo perduto: quali possibilità?
La categoria dei finanziamenti anche per gli under 30 è ampia. Infatti nel suo interno troviamo i prestiti:

  • destinati all’avvio di un’attività in proprio: dall’apertura di un bar o pub ad attività più impegnative come ad esempio uno studio tecnico, un asilo, ecc;
  • finalizzati ad un acquisto di un prodotto o servizio: ad esempio per l’arredamento, per l’auto, ecc;
  • personali: che non hanno bisogno di motivazioni per essere richiesti.

Sono invece pressoché scomparsi i veri e propri finanziamenti a fondo perduto (europei, regionali o statali) e se presenti non vanno a coprire il 100% ma solo una parte. Per capire meglio questo funzionamento facciamo un esempio:

Finanziamento a fondo perduto al 50%

Supponiamo di avere la possibilità di richiedere un finanziamento europeo per avviare un’attività con un costo stimato di 30 mila euro e che nelle condizioni del bando per poter accedere al finanziamento è specificato che il finanziamento coprirà solo l’80% della somma necessaria per fare l’investimento. Di questo 80% il 50% è a fondo perduto mentre il 50% è agevolato (per semplicità supponiamo che sia a tasso zero). A questo punto la situazione sarà la seguente:

  • come finanziamento otterrò l’80% dei 30 mila euro (24 mila euro) mentre 6000 euro li devo trovare diversamente;
  • dei 24 mila che mi vengono erogati 12 mila non li devo restituire (perché sono a fondo perduto) mentre 12 mila li devo rifondere secondo il tasso di interesse previsto (che nel nostro esempio è pari a zero).

Tasso 0: come fare?

Se si sta cercando invece a titolo personale un prestito under 30 a tasso zero non si ha molta scelta. Per poter usufruire del vero tasso zero normalmente sarà necessario richiedere un prestito finalizzato all’acquisto di un prodotto con un esercente convenzionato con una finanziaria o una banca che prevede proprio questa condizione (ad esempio un finanziamento a tasso zero Mediaworld, Unieuro, ecc se devo acquistare un pc, un Tv, ecc).

Le agevolazioni sui prestiti personali

Se invece desidero un prestito agevolato under 30 anni allora devo guardare le offerte di quelle banche che hanno una linea specificatamente dedicata. Le agevolazioni possono essere sui tassi oppure legate ad una facilitazione nell’accesso al finanziamento. I problemi per ottenere un prestito da parte di un giovane sono infatti molti anche se i principali possono essere indicati nella:

  • presenza di un contratto di lavoro a tempo determinato o con poca stabilità nella posizione lavorativa;
  • poca o inesistente reputazione creditizia;
  • poco Tfr accumulato (specialmente se si vuole richiedere la cessione del quinto).

Spesso se una banca prevede condizioni agevolate di accesso per i prestiti under 30 sarà anche disposta a concedere dei tassi non eccessivamente elevati. Questa però è una situazione che va valutata caso per caso passando sempre per la richiesta di preventivi e, laddove possibile, per una valutazione di fattibilità. E’ da sottolineare come sia i preventivi e che le valutazioni di fattibilità non sono vincolanti e non possono prevedere dei costi da sostenere (devono essere offerti sempre completamente gratis).

Esempi

Riportiamo ora alcuni esempi di prodotti che le banche hanno deciso di dedicare proprio ai giovani.

Creditopplà UBI under 30 anni

Ubi Banca prevede sia una proposta per grandi progetti (fino a 30 mila euro finanziabili) che per piccole necessità (fino a 5000 euro). La durata massima del finanziamento è di 84 mensilità per il primo e di 36 mesi per il secondo. Come particolarità troviamo lo stesso Tan fisso per entrambi i tipi che, al 30 ottobre 2017, risulta del 6,99% da foglio Informativo ufficiale.

PerTe Prestito Giovani di Intesa Sanpaolo

Un’altra banca che ha un prodotto ad hoc per i giovani (under 35 anni) è Intesa Sanpaolo. La somma massima richiedibile con PerTe Prestito Giovani è di 30 mila euro rimborsabili fino a 120 mensilità. Tasso di interesse fisso annuo Tan fino al 30 novembre 2017 del 6,5%. Dopo 12 rate rimborsate si può modificare la durata del piano di ammortamento. (Fonte sito ufficiale Intesa SanPaolo – data 07/11/2017)

Webank

Questa banca non ha in realtà un prodotto ad hoc che possa rientrare nei prestiti under 30 anni ma può essere interessante confrontarne le condizioni con quelle agevolate appositamente pensate per i più giovani da parte degli altri istituti di credito. Il tasso Tan applicato dal prestito Webank Small (max 10000 euro) è infatti del 7% che scende al 6,30% se si accredita lo stipendio sul conto corrente Webank. Un dato sicuramente interessante ed in linea con gli esempi precedenti. (Fonte sito ufficiale Webank – data 07/11/2017)

Conclusioni

Anche se dagli esempi riportati può essere chiaro che in alcuni casi scegliere al di fuori di prodotti dedicati potrebbe garantire maggiori risparmi, non si può non mettere in primo piano il problema dell’accessibilità al credito. Se si appartiene a una categoria debole dal punto di vista finanziario, come lo sono spesso i giovani, spesso si hanno solo due alternative:

  1. chiedere a un genitore (o altro conoscente) di fare da garante per rafforzare le garanzie così da poter accedere al prestito selezionato in base alla convenienza;
  2. cercare tra prodotti specifici facilmente accessibili accettando di farsi carico di interessi anche più elevati rispetto a quelli ottenuti da altre categorie.

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Quota cedibile – Come richiedere la certificazione?

Quota cedibile: cos’è e come calcolarla

I contributi che i lavoratori versano durante la vita lavorativa servono per creare una pensione che dovrebbe garantire un’esistenza dignitosa con condizioni di vita accettabili. Questa regola vale per le pensioni pagate da ogni ente previdenziale, sia che si tratti dell’Inps (ed ex Inpdap) che di altre pubbliche amministrazioni private e non come ad esempio Enasarco.

Premesso questo, la pensione rappresenta un tipo di emolumento che permette al pensionato anche di accedere ai finanziamenti, seppur con qualche limitazione. Tra queste troviamo quella della quota cedibile che è collegata alla cessione del quinto della pensione.

Che cosa rappresenta?

Come si capisce dal nome, la quota cedibile rappresenta l’importo massimo della pensione che può essere presa in considerazione per il calcolo della rata di una cessione del quinto. In base a questo e considerando l’età del pensionato richiedente si arriverà a determinare la somma massima che complessivamente potrà essere ottenuta.

Come viene calcolata?

La quota cedibile viene calcolata partendo dall’importo della pensione lorda. Da questo importo si devono detrarre le ritenute d’imposta dovute per legge arrivando all’importo della pensione netta (la somma che effettivamente viene percepita dal pensionato). Da questa si sottrae la pensione minima calcolata per quell’anno (ad esempio 502,39 per l’anno 2015 come da Fonte ufficiale Inps). In questo modo arriviamo all’importo sul quale sarà possibile poi andare a calcolare la rata che effettivamente sarà trattenuta a monte dall’ente previdenziale. Degli esempi possono aiutarci a capire come avviene il calcolo:

Esempio 1

Facciamo l’esempio un pensionato che ha una pensione di 600 euro lordi. Ora supponiamo che la pensione minima sia di 500 euro e che le imposte pagate siano pari a 50 euro. La quota cedibile sarà pari a 600-50-500= 50 euro.

Esempio 2

Ora pensiamo a un pensionato con una pensione lorda di 1500 euro. Supponiamo che le imposte siano di circa 400 euro. In questo caso la pensione netta sarà pari a: 1500-400= 1100 euro. Dato l’importo elevato non è necessario sottrarre la pensione minima per salvaguardare il reddito del pensionato. Il calcolo della rata (che in questo caso corrisponde alla quota cedibile) sarà di 1100 euro x 20%= 220 euro.

N.B. il sistema di calcolo è semplice ma si deve tener presente una cosa: le banche e le finanziarie potrebbero non concedere cessioni del quinto con una rata massima molto bassa. Quindi se si ha una pensione molto vicina a quella sociale è sempre meglio informarsi con i vari istituti di credito.

Approfondimento: Prestiti per pensionati.

Si può fare un calcolo on line?

Online ci sono dei tool che permettono di fare delle simulazioni. Ne esiste anche uno sul sito dell’Inps, che non offre un calcolo preciso ma indicativo. Non c’è il bisogno di loggarsi (quindi può essere usato anche da chi non ha le credenziali per accedere ai servizi Inps). Come dati da inserire ci sono solamente l’importo della pensione percepita ed il proprio codice fiscale. Trattandosi di un dato indicativo ci potrebbero essere differenze sul calcolo effettivo.

Come si può richiedere?

La certificazione della quota cedibile deve essere presentata obbligatoriamente alla finanziaria o alla banca con la quale si vuole domandare la cessione del quinto della pensione. La richiesta di questo documento va fatta personalmente al proprio ente previdenziale (non sono ammesse deleghe). E’ necessario andare con un proprio documento di riconoscimento e la tessera sanitaria alla sede Inps territorialmente competente, compilando l’apposito modulo (che può essere anche scaricato on line sul sito Inps sezione “Modulistica”).

Scegliendo società finanziarie che hanno convenzioni Inps l’iter diventa più semplice perché sfruttando dei canali telematici specifici, sarà la banca (o finanziaria) stessa a richiedere la certificazione. E’ chiaro che essendo una facilitazione dovuta alla convenzione con l’Inps non è possibile avere questa agevolazione con qualsiasi ente previdenziale.

Se si è pensionati Enasarco infatti bisogna richiedere la quota cedibile personalmente e direttamente all’ Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio sfruttando gli appositi canali. Questi sono:

  • raccomandata con Ricevuta di ritorno da inviare all’indirizzo di posta: Fondazione Enasarco – Servizio Prestazioni – Via Antoniotto Usodimare nr. 31 – 00154 Roma;
  • [email protected] nel caso di Pec.

Anche in questo caso possono esserci delle convenzioni in corso. Per conoscerle è possibile visitare il sito dell’ente. Al 7/11/2017 come da fonte ufficiale Enasarco.it sono:

  • Cap. Ital. Fin. S.p.A. (numero verde gratuito 800.22.55.66);
  • Dynamica Retail (telefono 06.9652051);
  • Ital Credi S.p.A. (numero verde gratuito 800.78.03.30);
  • Conafi Prestitò S.p.A. (numero verde gratuito 840.700.313);
  • Races Finanziaria S.p.A. (numero verde gratuito 800.06.33.22);
  • Credem (numero verde gratuito 800.2733.36);
  • M3 Prestitichiari S.p.A. (telefono 0965.811360 oppure 06.4940555);
  • Fides S.p.A. (numero verde gratuito 800.729.988).

Quanto tempo ci vuole?

Non ci sono tempi fissi. Il rilascio può avvenire su richiesta, con qualche minuto di attesa, ma in altri casi possono servire anche alcuni giorni. Per non creare disagio ai richiedenti viene offerta la possibilità di invio tramite posta al domicilio indicato nel modulo di richiesta della certificazione di quota cedibile.

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Prestiti 60 mesi: Agos, Webank e Findomestic

Prestiti 60 mesi – Come fare una simulazione online?

Le durate concesse per il rimborso di un prestito possono andare da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 10 anni. I prestiti di 60 mesi sono tra quelli più diffusi come accessibilità, soprattutto grazie ad un legame abbastanza stretto che hanno mantenuto per un lungo periodo con la cessione del quinto. Si deve infatti al 2005 e successive modifiche, l’introduzione della possibilità di scegliere per la cessione del quinto una qualsiasi durata purché compresa tra le 24 e le 120 rate.

Sul piano dei prestiti personali la durata di 5 anni (ovvero 60 mesi) è solitamente disponibile, fatta eccezione per quelle forme di prestito pensate per durare poco tempo perché legate a importi ridotti. Anche per i finanziamenti finalizzati la possibilità di poter scegliere un piano di 60 rate è spesso al centro di offerte interessanti, specialmente in alcuni settori come ad esempio quello delle auto e dell’arredamento, considerati gli importi anche piuttosto elevati che si devono richiedere per acquistare questi prodotti.

Caratteristiche e condizioni economiche
Per i prestiti di 60 mesi va fatta una distinzione in due settori: i prestiti di cessione del quinto e quelli di altro genere sia personali che finalizzati. In seno a quest’ultima categoria troviamo quelli collegati all’importo richiesto e quelli svincolati. Per queste due tipologie le differenze sugli interessi, sull’importo della rata e sui tassi applicati possono essere considerevoli.

Finanziamento a 5 anni: meglio la cessione o un prestito ‘tradizionale’?

Per prima cosa andiamo a vedere le peculiarità che caratterizzano una cessione del quinto a 60 mesi. La prima è legata alla possibilità di rinnovo prima della scadenza del contratto. A differenza dei prestiti personali generici quando si vuole rinnovare la cessione del quinto bisogna aver raggiunto una percentuale di rimborso minima pari al 40% della rimanente durata. Tuttavia se è stata fatta una cessione del quinto con durata massima non superiore ai 60 mesi e si vuole fare un rinnovo per passare ad una decennale non si dovrà rispettare alcuna quota di rimborso già realizzato ma potrà essere richiesta in qualsiasi momento.

Ancora oggi, inoltre, per i prestiti pluriennali ex Inpdap per finanziare alcuni bisogni specifici (come ad esempio acquisto auto, nascita di un figlio, matrimonio, funerale, cerimonia, ecc) si dovrà scegliere per forza la versione a 60 mesi perché quella a 10 anni è legata ad altri tipi di motivazione.

Per quanto riguarda gli altri prestiti personali e finalizzati questo orizzonte temporale permette di individuare molte alternative, presenti sia nell’offerta tradizionale che in quella online. Ovviamente per quest’ultima diventa molto più semplice fare un calcolo o una simulazione, per decidere se passare ad un preventivo ed eventualmente alla richiesta di prestito vera e propria.

Ricordiamo comunque che il preventivo non risulta in alcun modo impegnativo e non porta a una segnalazione nel sistema di una richiesta di prestito in corso. Non solo, rappresenta un passaggio irrinunciabile per comprendere appieno la convenienza di un prestito rispetto ad un altro e per permettere di valutare con attenzione la sostenibilità della rata alla luce di tutti gli impegni che si hanno già in corso.

Prestito Agos, WeBank e Findomestic

Agos e Findomestic offrono un servizio atto a garantire un calcolo rapido online ma con delle condizioni differenti non solo sul lato dei tassi applicati. Se Agos permette di svincolare l’importo richiesto dalla durata, Findomestic invece mantiene proprio questo tipo di legame (ad esempio per somme basse sarà difficile ottenere un piano di ammortamento della durata massima prevista ovvero le 120 rate). Tuttavia le 60 rate saranno quasi sempre disponibili per importi bassi, medi ed elevati.

Simulazione 1

Consideriamo una richiesta di 20 mila euro da restituire in 60 mesi.

In base a questi parametri, con il calcolo fatto al 26-09-2017 sul sito ufficiale Findomestic, avremo una rata da 409,90 euro con un Tan all’8,45% e un Taeg 8,79%

Se andiamo a considerare l’offerta di Agos invece ci troveremo davanti a una situazione con una rata di 403 euro con Tan 6,91% e Taeg 8,30% (Fonte: sito ufficiale Agos – data rilevazione 30/09/2017)

Una simulazione di questo tipo ci permette di capire il peso delle spese accessorie visto lo scarto che c’è tra Tan e Taeg.

Simulazione 2

Il secondo esempio prende come riferimento una somma pari a 10 mila euro da restituire in 60 mesi. Con queste condizioni consideriamo anche WeBank.

  1. Agos: rata da 192,10 euro un Tan 4,92% e Taeg 6,45% (Fonte: sito ufficiale Agos – data rilevazione 30/09/2017)

  2. Findomestic: rata 194,50 euro un Tan 6,25% e taeg 6,43% (Fonte: sito ufficiale Findomestic – data rilevazione 30/09/2017)

  3. Webank: rata da 198,01 euro, Tan 7% e Taeg 7,29%. (Fonte: sito ufficiale WeBank – data rilevazione 30/09/2017)
  4. E’ quindi evidente che per una durata intermedia, come nel caso di 60 rate, le differenze delle condizioni economiche sui tassi applicati diventano notevoli con il diminuire dell’importo, arrivando a quasi il 2% in meno se si dimezza la somma richiesta.

    Al di là del calcolo che può essere condizionato dalle condizioni e dai tassi del momento, queste differenze vanno attentamente valutate spingendo a richiedere la somma “giusta” (ovvero quella che serve effettivamente) e a non prolungare più del dovuto la durata del piano di ammortamento.

    Conclusioni

    La scelta che si può incontrare quando si cercano prestiti da restituire in 60 rate è ampia, andando ad attraversare quasi ogni tipologia di finanziamento, dalla cessione del quinto al prestito finalizzato all’acquisto di un’auto, passando persino per un mutuo. Di contro si devono fare molte più valutazioni già a partire dalla fase di calcolo e/o di simulazione, consigliate ancor prima di arrivare alla richiesta di preventivo vera e propria.

    Purtroppo questa possibilità non è offerta da tutte le banche e da tutte le finanziarie. Si può sopperire al problema usando calcolatori indipendenti, facendo però attenzione alla politica dei tassi che quella società applica. Per l’aspetto della sostenibilità si deve invece sempre valutare l’entità della rata esclusivamente in funzione della propria disponibilità economica, tranne che nel caso della cessione del quinto dove il rapporto rata e reddito per legge viene vincolato all’entità del reddito netto percepito in media al mese.

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Bonus Mamma – Come ricevere gli 800 euro del premio nascita

Bonus mamma domani: tempi e modalità di richiesta

Il “premio nascita” noto principalmente con il nome bonus mamma domani permette alle neo mamme di ottenere un contributo una tantum pari ad 800 euro. Data la caratteristica non continuativa si tratta di un tipo di contributo che non viene assoggettato ad alcuna imposta o ritenuta e, se richiesto da una mamma in stato di disoccupazione, non ne porta una variazione dello status.

Questo contributo spetta alle madri a partire dal 1 gennaio 2017 e presenterà le stesse condizioni per tutto l’anno in corso. Per il 2018 è invece necessario fare delle valutazioni differenti legate in primis alla sua ‘riconferma’ nella finanziaria del prossimo anno.

Requisiti necessari

In modo molto sintetico per maturare il diritto bisogna avere concluso il settimo mese di gravidanza ed essere cittadino italiano oppure residente in Italia. Questo bonus potrà essere richiesto anche dalle mamme comunitarie oppure da quelle extracomunitarie che devono però dimostrare di avere un regolare permesso di soggiorno. In alternativa ne possono fare domanda anche le mamme non comunitarie che abbiano però riconosciuto lo status di rifugiato politico o un’assistenza sussidiaria. Le stesse condizioni valgono anche nel caso di affido e di adozione di un bambino nell’arco di tutto l’anno in corso (2017).

C’è poi da considerare la data massima che dovrà essere rispettata per fare la richiesta. Il diritto matura infatti dal compimento del settimo mese di gravidanza ma non è necessario fare immediatamente la richiesta. Tale possibilità rimane possibile fino al compimento di un anno di età del bambino. Se si supera questo termine si perde irrevocabilmente il diritto a richiederlo. Tuttavia c’è una piccola eccezione dovuta al ritardo con cui la legge applicativa è entrata in vigore, che decorre fattivamente dal 4 maggio. Per cui ci sono 4 mesi che vengono aggiunti alla data di compimento dell’anno per chi è nato prima di tale data.

Se si ha una gravidanza gemellare il bonus spetterà per ogni bambino. Questo contributo è infatti ‘per bambino’ e non ‘per evento’ (non è legato cioè al parto od alla sola pratica di adozione, ecc).

Come si fa la richiesta?

L’erogazione è a cura dell’Inps e la prima cosa da fare è quella di compilare l’apposita modulistica. Ciò può essere fatto tramite il portale dell’Inps stesso, andando ad un Caf oppure tramite i numeri di telefono messi a disposizione sempre dall’ente stesso (in linea generale si dovrà quindi usare un canale telematico). Le preferenze nella scelta saranno dettate da:

  • Caf: bisogna rivolgersi ad un patronato che è abilitato ai servizi telematici;
  • Inps sul portale: bisogna avere il pin dispositivo (questo viene rilasciato immediatamente nelle varie sedi territoriali Inps presentando l’apposito modulo di richiesta e una copia di un documento di riconoscimento);
  • Inps via telefono. Si dovranno obbligatoriamente usare le seguenti numerazioni: 803 164 che è il numero verde del contact center (senza costi da telefono fisso), oppure lo 06 164 164 per chi chiama con cellulare (si segue il costo della tariffazione dovuta al proprio piano tariffario).

Certificati necessari

Oltre al modulo di domanda è logicamente necessario dimostrare lo stato di gravidanza, l’avvenuto affido o adozione entro i termini previsti dal bonus mamma. Queste situazioni vengono dimostrate facilmente con:

  • certificato medico che attesta il raggiungimento del compimento del settimo mese di gravidanza e la data presunta del parto (nel caso di parto gemellare oltre a questo certificato serve anche la documentazione che dimostra il numero di bambini);
  • documentazione rilasciata dal tribunale (decreto del tribunale dei minori) per le ipotesi di affido oppure di adozione;
  • autocertificazione nel caso di parto già avvenuto.

Se si raggiunge la fine del settimo mese di gravidanza ma questa non giunge al termine si deve darne prova con il certificato che attesta l’interruzione di gravidanza.

Come si presentano i documenti?

La domanda ‘iniziale’ è telematica ma poi deve essere inviata la documentazione cartacea che dà prova dei requisiti che si possiedono. Tutti i documenti vanno inviati in cartaceo con la lettera A/R. In particolare bisogna presentare:

  • il certificato di gravidanza (in una busta chiusa con riportata la dicitura “Documentazione domanda di Premio alla nascita – certificazione medico sanitaria” ed il numero di protocollo assegnato con la domanda telematica);
  • il numero di protocollo certificato del medico SSN o Asl;
  • eventuali codici di esenzione come M31 a M42 (madri non lavoratrici).

I certificati vanno in generale dati in copia originale ma in alcuni casi è ammessa quella autenticata. Alcune in formazioni possono essere autocertificate come nel caso di:

  • parto già avvenuto;
  • data di ingresso in famiglia (solo per adozione o affido);
  • permesso di soggiorno.

Come avviene il pagamento?

Ci sono differenti opzioni che possono essere scelte tranne la riscossione con ritiro di un assegno presso le sedi Inps (viene privilegiato l’accredito su un rapporto bancario oppure postale). Se non si ha un rapporto bancario o postale per l’accredito si dovrà scegliere come metodo di riscossione la domiciliazione postale. Se si può o si vuole l’accredito (in questo caso bisogna inviare il mod SR163), sono accettati come sistemi:

  • uso di carta prepagata con Iban (abilitata ai trasferimenti ed accrediti in entrata);
  • conto corrente postale;
  • conto corrente bancario;
  • libretto postale.

Approfondimento: Assegno sociale.

Problemi e ritardi: cosa fare?

Non è stata prevista una tempistica minima o massima per la lavorazione delle domande e per il pagamento dell’importo dovuto. Si possono verificare ritardi dovuti a un volume di domande molto elevato, al fatto che la pratica riporti dei dati sbagliati oppure mancanti, oppure a causa di accertamenti da parte dell’Inps o delle autorità competenti.

Se si teme che la domanda non sia stata esattamente compilata oppure che manchi qualche dato o documento si dovrà avere la pazienza che l’Inps contatti il titolare della domanda stessa per apportare gli aggiustamenti richiesti. In tutti i casi per conoscere lo stato di avanzamento della domanda bisogna recarsi presso il Caf che ha fatto la domanda, oppure usare il pin dispositivo ed entrare nell’area personale e poi nella zona del bonus mamma per accertarsi della situazione.

Cosa succede ai nati nel 2018?

Ricapitolando: il testo del bonus mamma dice che o si diventa mamma per l’adozione o l’affido a partire dal 1 gennaio 2017 oppure ‘attraverso’ una gravidanza nel corso dell’anno stabilendo a riguardo un’altra condizione obbligatoria. Il bonus infatti spetterà alle mamme che compiono il settimo mese di gravidanza nel corso del 2017. Da ciò che riporta il testo quindi se il settimo mese viene compiuto nell’anno in corso non ha alcuna importanza che il bimbo nasca nei primi mesi del 2018.

Altri articoli: Bonus Bebè.

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Tablet a rate – Qual è la migliore soluzione?

Pagodil, provider o finanziamento: come acquistare un tablet a rate?

I finanziamenti non rappresentano già da qualche tempo la sola opzione con cui si può acquistare un prodotto a rate. Se poi si tratta di device legati a grandi provider (come, Tim, Vodafone, Wind e Tre) come nel caso dell’acquisto a rate di uno smartphone di fascia media o top, oppure di un tablet a rate, le opzioni diventano addirittura più numerose. Tra la richiesta di un prestito anche finalizzato (quasi sempre disponibile nei grandi negozi specializzati nella vendita di prodotti tecnologici), l’uso di una carta revolving, la dilazione di pagamento accessibile tramite Pagodil e l’acquisto diretto dal provider, le differenze sono logicamente notevoli. Come scegliere allora?

E’ innanzitutto necessario porsi alcuni quesiti specifici come ad esempio:

  • voglio o posso acquistare con carta di credito revolving?
  • sono senza carta di credito, posso ottenere la divisione in rate con il provider?
  • non ho un reddito dimostrabile e nemmeno una carta di credito, come risolvere il problema?
  • vorrei sfruttare la possibilità di effettuare la rateizzazione a tasso zero, quando è possibile?

Queste sono alcune delle principali domande che gli utenti si pongono e si scambiano in alcuni importanti forum a tema. Vediamo alcune alternative e le differenze di requisiti da rispettare.

Passando per un provider

Il business della vendita di device è diventato molto proficuo e non a caso per ogni segmento si trovano varie opzioni di acquisto: alcune che prevedono un anticipo iniziale e un riscatto finale, altre nessun anticipo ed un riscatto più o meno contenuto a seconda dell’entità della rata pagata mensilmente. Il tipo di offerta condiziona anche il numero delle rate che dovranno essere pagate complessivamente. Vediamo allora alcune proposte dei principali provider per quanto riguarda i tablet.

Tim

La Tim prevede diverse fasce di prezzo per prodotti differenti. Secondo l’offerta rilevata al 28-09-2017 dal sito ufficiale Tim si potrà scegliere tra:

  • a 5,99 euro ogni 4 settimane per 48 mesi, Samsung Galaxy Tab A 10;
  • a 11,99 ogni 4 settimane per 48 mesi per Apple iPad 32 GB;
  • a 15,99 euro ogni 4 settimane per 48 mesi Samsung Galaxy Tab 9,7 Lte.

La rateizzazione può avvenire con addebito su carta di credito. In alternativa può essere usato il bancomat per disporre la rateizzazione sul conto corrente al quale si appoggia il bancomat stesso. In questo contesto la principale differenza è legata alla consegna: contestuale nel caso di carta di credito, dopo circa 7 o 10 giorni per gli accertamenti necessari se si usa il bancomat con sdd su conto corrente.

Wind

Tre prodotti con prezzi che vanno da minimo 2 euro ad un massimo di 20 euro (secondo rilevazione offerta al 28 settembre 2017). I tablet a rate acquistabili sono:

  • Samsung Galaxy Tab A a 2 euro al mese per 30 mesi;
  • Apple iPad iPad Pro 10,5” a 20 euro al mese;
  • Apple iPad 32 GB per 30 rinnovi a 14 euro al mese.

Queste ipotesi si riferiscono a chi ha una sim Wind ricaricabile anche se per i clienti con un abbonamento il prezzo cambia solo per l’iPad Air che sale a 22 euro al mese (di contro i giga regalati in caso di Sim in abbonamento salgono da 5 a 10 per tutti e tre i device).

(data rilevazione offerte 28/09/2017 – fonte sito ufficiale Wind)

Vodafone

Vodafone ha scelto per tutti i prodotti in questo momento disponibili (rilevazione offerta al 28 settembre 2017 da sito ufficiale della Vodafone) 30 rinnovi. I modelli che si possono prendere a rate sono di più che per gli altri providers concorrenti:

  • 9 euro ogni 4 settimane per il samsung Galaxy Tab;
  • 12 euro ogni 4 settimane per iPad;
  • 20 euro ogni 4 settimane per iPad Pro 10,5”, 9,7” e 12,9”.

Al di là delle offerte del momento l’acquisto di un tablet a rate con un provider lega per un periodo di tempo abbastanza lungo, che in media parte da non meno di 30 rate. Si tratta di una soluzione adatta principalmente a chi non vuole (o non può) accedere ad una pratica di finanziamento od a chi non ha un reddito dimostrabile.

Senza carta di credito e senza finanziamento

Una possibilità di avere un tablet a rate con una durata di mesi di pagamento ragionevole è offerta da Pagodil. Questo sistema non richiede la necessità di avere una carta di credito e nemmeno un reddito dimostrabile ed in più apre la strada a una rateizzazione a tasso zero.

Pagodil richiede solo la titolarità di un conto corrente al quale deve essere associato un bancomat od un libretto di assegni. Tramite i dati rilevati su uno di questi sistemi di pagamento si può far partire la richiesta di dilazione che prevede la suddivisione del prezzo per il numero delle rate previste dal sistema, senza l’applicazione di alcun costo accessorio, e l’automatico addebito sul conto corrente collegato (ad esempio un prodotto dal costo di 900 euro in 10 rate costerà circa 90 euro al mese per 10 mesi).

Non tutti i negozi sono convenzionati con Cofidis che mette a disposizione il servizio Pagodil. Quindi per sfruttare questa possibilità bisogna cercare un esercente che vende il tablet che vogliamo e che in più ha un accordo con Pagodil. Questa modalità non è logicamente accessibile per gli acquisti online essendo vincolata all’uso della procedura tramite impiego del Pos fisico.

(data rilevazione offerte 28/09/2017 – fonte sito ufficiale Cofidis)

Carte di credito revolving

Se non ci si vuole imbarcare in una richiesta di finanziamento, non si ha la possibilità di utilizzare Pagodil e non interessa l’offerta dei vari providers rimane sempre aperta la strada della carta di credito revolving (vedi anche Carta revolving senza conto corrente). Ovviamente per evitare che il costo finale del tablet risulti eccessivo è necessario sceglierne una che preveda dei tassi di interesse contenuti e possibilmente nessun costo di gestione.

Conclusioni

Le alternative, come detto all’inizio, non mancano. Ma quale è effettivamente la scelta migliore? Se si desidera pagare pochi euro al mese e si accetta il compromesso di una rateizzazione lunga allora le proposte dei provider sono le più semplici, almeno sulla carta, da ottenere. Se si vuole avere un device al passo con l’innovazione tecnologica, quindi con un numero di rate ridotto, allora bisogna optare sulle altre forme con Pagodil in testa alle possibilità per la convenienza e per il tipo di modalità di richiesta previste.

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