Cessione del quinto INPS: cos’è e come richiederlo
Indice
Cos’è la cessione del quinto INPS?
I pensionati INPS possono accedere ad una particolare forma di finanziamento che gode di condizioni e tassi di interesse agevolati: la cessione del quinto della pensione.
Si tratta di un finanziamento che non richiede alcuna motivazione e che si differenzia dal classico prestito personale sotto diversi aspetti:
- la rata mensile non può superare per legge il quinto della pensione al netto di ritenute fiscali e previdenziali (nel prestito personale invece non c’è alcun limite prefissato e l’importo viene stabilito in base alle esigenze del richiedente);
- durata massima 120 mesi;
- il rimborso avviene mensilmente attraverso comoda trattenuta nel cedolino della pensione, mentre nel prestito personale le rate sono molte volte addebitate sul conto corrente del beneficiario;
- non occorre garante con la cessione del quinto (la garanzia è proprio la pensione), mentre può essere richiesto per un prestito personale;
- a differenza del prestito personale, è una forma di finanziamento accessibile anche a coloro che in passato sono stati segnalati agli organi competenti come cattivi pagatori. Rientra quindi in quella serie di attività sviluppate per favorire l’inclusione finanziaria di quei soggetti che altrimenti avrebbero difficoltà ad accedere al credito;
- per legge è obbligatoria una polizza assicurativa, in modo tale che, in caso di morte anticipata rispetto alla scadenza del finanziamento, il debito viene risarcito dall’assicurazione e non ricade sugli eredi. Nel prestito personale la polizza è invece il più delle volte facoltativa.
Proprio in virtù di tali caratteristiche, la cessione del quinto è considerata dagli istituti di credito come una forma di finanziamento a basso rischio, in quanto è l’INPS stessa a trattenere dal cedolino della pensione l’importo della rata mensile ed a versarlo all’istituto creditore. Tale certezza di rimborso futuro invoglia quindi le banche a stipulare convenzioni con l’istituto di previdenza offrendo tassi di interesse solitamente più bassi rispetto a quelli di mercato.
(Approfondimento: Polizza CPI)
Quali pensioni accedono alla cessione del quinto?
Attenzione: non tutte le pensioni sono cedibili, cioè non tutte possono cumularsi tra loro per il calcolo della rata massima sostenibile.
Ad esempio sono esclusi:
- gli assegni familiari;
- gli assegni per l’assistenza a pensionati disabili;
- invalidità civili;
- pensioni e assegni sociali;
- assegni di sostegno al reddito.
Come si calcola la quota cedibile?
Come ho accennato prima, per legge la rata di tale finanziamento non può superare il quinto della pensione percepita, al netto di trattenute fiscali e previdenziali, e ciò che resta della pensione al netto della rata non può essere inferiore alla pensione minima di anno in anno stabilita dall’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria). Ad esempio nel 2019 tale limite è fissato a 513,01€. Se sottraendo dalla pensione il quinto cedibile si scende al di sotto di tale soglia, la rata dovrà essere ridotta in modo da rimanere nei limiti della pensione minima.
Facciamo un paio di esempi per meglio capire come funziona.
Caso 1
pensione lorda |
1.000€ |
pensione al netto di trattenute |
880€ |
quinto della pensione |
176€ |
quanto rimarrebbe della pensione |
704€ |
pensione minima |
513.01€ |
eccedenza |
0€ |
quota cedibile |
176€ |
Nel caso sopra riportato in tabella la pensione esempio di 1.000€, al netto di trattenute fiscali, previdenziali e del quinto dello stipendio, risulta comunque superiore alla pensione minima di 513,01€, quindi può tranquillamente esserne ceduta per intero la quinta parte.
Caso 2
pensione lorda |
700€ |
pensione al netto di trattenute |
620€ |
quinto della pensione |
124€ |
quanto rimarrebbe della pensione |
496€ |
pensione minima |
513.01€ |
eccedenza |
-17,01€ |
quota cedibile |
106,99€ |
In questo secondo caso, invece, sottraendo dalla pensione netta il quinto dello stipendio, ciò che rimane è al di sotto dei 513,01€. Non si potrà quindi impegnare per intero il quinto della pensione, ma solo una parte.
Poichè dunque la rata sostenibile varia da pensionato a pensionato, l’importo massimo richiedibile non è uguale per tutti, ma è strettamente legato all’entità della propria pensione e alla durata massima di 120 mesi. Quindi, tornando agli esempi sopra analizzati, nel caso 1 l’importo massimo che potrà essere restituito (comprensivo di interessi e polizza assicurativa) è di 21.120€, nel secondo si arriva invece ad un massimo di 12.120€.
Qual è il tasso di interesse applicato?
Ogni istituto di credito che stipula una convenzione con l’INPS offre al pensionato convenzionato un tasso di interesse solitamente più vantaggioso rispetto a quello che la stessa banca applica ad altre categorie di clienti. Tale tasso agevolato, però, cambia da banca in banca.
E’ opportuno quindi fare qualche preventivo di cessione del quinto in più per individuare chi offre le condizioni migliori.
Comunque ogni trimestre sul portale INPS viene pubblicata una tabella in cui si riporta il valore dei tassi massimi da applicarsi nel suddetto periodo sulle cessioni del quinto. Tali valori si basano sul decreto del medesimo trimestre pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in cui sono riportati i tassi effettivi globali medi (TEGM) praticati dalle banche e finanziarie nel periodo di riferimento.
Ci sono limiti d’età?
Per quanto riguarda i limiti di età, questi variano da banca a banca, ma per lo più il limite massimo si aggira intorno ai 79 anni alla richiesta e max 85 alla scadenza del finanziamento.
Come richiedere la cessione del quinto?
Richiedere la cessione del quinto della pensione presso banche e finanziarie convenzionate INPS non solo assicura al pensionato condizioni economiche più vantaggiose rispetto a quelle di mercato, ma accelera anche i tempi di erogazione, in quanto l’iter di istruttoria e gestione pratica è semplificata in virtù della convenzione in atto.
Ad esempio, normalmente il pensionato dovrebbe preventivamente recarsi presso una sede INPS per fare richiesta della comunicazione di cedibilità della pensione, un documento che attesta quanta parte della pensione può essere ceduta in funzione della cessione del quinto.
Negli istituti convenzionati tale documentazione sarà scaricata direttamente online dall’operatore che seguirà la pratica, così come anche la notifica e l’acquisizione del benestare da parte dell’INPS avverranno per via telematica. Gli unici documenti che il pensionato dovrà fornire sono:
- documento d’identità valido;
- codice fiscale o tessera sanitaria;
- cedolino della pensione.
E se il richiedente in passato ha avuto problemi di solvibilità o pignoramenti, ciò non comporta un ostacolo, in quanto per tale tipologia di finanziamento non si effettua la valutazione creditizia tipica dei prestiti personali, ma vengono presi in considerazione esclusivamente i requisiti legati all’età del richiedente e all’importo della pensione INPS percepita.
Se il pensionato necessitasse di ulteriore liquidità, potrà richiedere un rinnovo della cessione dopo aver regolarmente rimborsato almeno i ⅖ della durata della cessione (ad esempio, per un finanziamento di 120 mesi si potrà richiedere un rinnovo dopo almeno 48 rate pagate).
Rinnovare la cessione, in pratica, consiste nell’accendere un secondo prestito (durata obbligatoria di 120 mesi) ottenendo nuova liquidità che in parte andrà ad estinguere la precedente cessione, con il recupero degli interessi e del premio assicurativo non goduti.
Al momento di valutare se l’operazione può convenire o meno è sempre importante confrontare il TAEG della cessione in corso e di quella che si otterrebbe con il rinnovo.
Quali sono le banche convenzionate?
Sono numerosi gli istituti di credito convenzionati con l’INPS. Per citarne alcuni: Agos Ducato, Compass, Intesa SanPaolo, Unicredit.
Per l’elenco completo e aggiornato rimando alla pagina ufficiale.
Ci sono alternative?
La cessione del quinto della pensione è una delle forme di finanziamento più diffusa con la quale il pensionato può aver accesso a nuova liquidità. Non è però l’unica soluzione a sua disposizione. Infatti, se il pensionato in questione risulta iscritto alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali può fare richiesta di un prestito pluriennale inpdapdiretto, erogato direttamente dall’INPS attraverso il Fondo Credito alimentato ogni anno dalle aliquote contributive versate da tutti gli iscritti (dipendenti pubblici e pensionati).
Si tratta di finanziamenti che presentano tutte le caratteristiche tipiche della cessione del quinto (rata che non può superare il 20% della pensione netta, rimborso attraverso trattenuta nel cedolino della pensione, assicurazione sulla vita obbligatoria) ma che possono avere durata quinquennale o decennale e che possono essere richiesti esclusivamente per motivazioni strettamente regolamentate e opportunamente documentate.
Per tutte le informazioni a riguardo rimando al Regolamento Ufficiale
Tale soluzione potrebbe risultare vantaggiosa, in quanto i tassi applicati (TAN 3,50%) sono bassi, ma richiedono tempi lunghi perchè vanno stilate graduatorie tra tutti i richiedenti e gli importi sono erogati in base alla liquidità di cui dispone il Fondo Credito di anno in anno. Quindi è una soluzione vantaggiosa e praticabile solo nel caso in cui il pensionato in questiona possa effettivamente attendere le tempistiche più lunghe, se cioè non debba affrontare urgenze impellenti.
E per i dipendenti pubblici?
I prestiti diretti pluriennali INPS di cui ho parlato prima possono essere richiesti anche dai dipendenti pubblici e statali (dipendenti delle Poste compresi) con un’anzianità di servizio di almeno 4 anni ed altrettanti anni di contributi versati alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali. Sono richiedibili, inoltre, anche dagli iscritti d’ufficio alla Gestione Assistenza Magistrale.
Valgono gli stessi criteri, le stesse modalità e le medesime limitazioni previste per i pensionati. Entrambe le tipologie di prestiti diretti possono essere rinnovate:
- dopo 2 anni i quinquennali;
- dopo 4 anni i decennali.
Gli istituti di credito, inoltre, offrono anche ai dipendenti pubblici e statali o ai dipendenti privati la possibilità di accedere alla cessione del quinto dello stipendio. In tal caso non è l’INPS a garantire per il richiedente, ma l’amministrazione pubblica o il datore di lavoro da cui si è stipendiati, che provvederà a trattenere la quota dovuta e a versarla presso la banca creditrice.
Anche in questo caso la durata massima è di 120 mesi e la rata non può superare il 20% dello stipendio. Sempre obbligatoria la copertura assicurativa, che nel caso dei dipendenti deve riguardare non solo la vita, come per i pensionati, ma anche l’impiego. I tassi non sono competitivi come quelli offerti dall’INPS, ma c’è il vantaggio di non dover rientrare in casistiche motivazionali di alcun tipo per accedere al prestito: non sono richieste giustificazioni al fine di ottenere la cessione.
I documenti da presentare alla banca sono:
- documento d’identità valido;
- codice fiscale;
- documento che attesti lo stato di servizio e lo stipendio;
- ultima busta paga o Modello CUD.
Ovviamente è preferibile possedere un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma è possibile ottenere la cessione del quinto dello stipendio anche se il contratto è a tempo determinato. In questo caso il finanziamento dovrà terminare prima della scadenza del contratto lavorativo.
Approfondisci