Pensione di cittadinanza 2019 – Ecco quando può essere richiesta

Pensione di cittadinanza – Cos’è e come presentare la domanda online

Avrai sicuramente sentito parlare del Reddito di Cittadinanza, una forma di politica attiva atta ad integrare il reddito di quelle famiglie in comprovate difficoltà economiche a causa della mancanza di un lavoro. Forse, però, non sai che esiste anche la Pensione di Cittadinanza. Se hai più di 67 anni, continua a leggere questo articolo, perchè cercherò di chiarirti tutti gli aspetti principali di tale provvedimento.

Indice articolo

Cos’è?

La Pensione di Cittadinanza, così come il Reddito di Cittadinanza, nasce con l’intento di fornire un’integrazione economica esentasse e non pignorabile a quei nuclei familiari in difficoltà, portando ad un minimo di 780€ la pensione di un single. Tale soglia si innalza nel caso in cui il nucleo familiare sia composto da più elementi rispondenti a determinati requisiti. Prima dell’introduzione della Pensione di Cittadinanza, il massimo a cui potevano aspirare i pensionati sotto la soglia di povertà era di circa 662€ mensili, comprensivi di integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale e incremento al milione.

Con la Pensione di Cittadinanza si accede a poco più di 100€ aggiuntivi, non tantissimo, ma che possono comunque fare la differenza. Inoltre ne possono beneficiare anche coloro il cui trattamento dipende dal sistema contributivo (pensionati a cui non spetta l’integrazione al minimo), e in più tale sussidio economico è compatibile con eventuali altre prestazioni di previdenza o assistenza, sempre entro la soglia dei 780€ mensili per un unico componente.

Requisiti

Per avere diritto a tale sussidio è necessario rientrare in una serie di requisiti, sia di cittadinanza che economici.

Innanzitutto occorre essere cittadini italiani o della Comunità Europea oppure stranieri o parenti di stranieri che abbiano un permesso di soggiorno UE a lungo termine. Occorre inoltre risiedere in Italia almeno da 10 anni, di cui gli ultimi due continuativamente. Per la Pensione di Cittadinanza tutti i membri del nucleo familiare devono avere un’età maggiore di 67 anni, a meno che eventuali conviventi più giovani non siano gravemente disabili o non autosufficienti.

E’ necessario rientrare anche in una serie di requisiti economici, come:

  • avere un ISEE inferiore ai 9.360€ annui;
  • il proprio patrimonio immobiliare non deve superare i 30.000€, sia in Italia che all’estero (esclusa la prima casa);
  • il patrimonio mobiliare deve essere inferiore ai 6.000€, soglia che si alza nel caso di minori o familiari disabili a carico;
  • il reddito familiare non deve superare quello che si ottiene moltiplicando i massimo 6.000€ annui per il coefficiente di equivalenza, che varia da 1 a 2,2 in base al numero di componenti del nucleo familiare e alla loro età o eventuale disabilità. La soglia massima che si ottiene con tale calcolo si eleva ulteriormente nel caso in cui si stia pagando un affitto o un mutuo. Nella tabella seguente riporto le soglie massime che permettono di richiedere la pensione di cittadinanza, senza contare l’eventuale fitto o mutuo sostenuti.
Nucleo familiare Scala di equivalenza Soglia massima del reddito familiare
1 adulto 1 6.000,00 €
1 adulto +1 minore 1,2 7.200,00 €
2 adulti 1,4 8.400,00 €
2 adulti +1 minore 1,6 9.600,00 €
2 adulti +2 minori 1,8 10.800,00 €
2 adulti +3 minori 2 12.000,00 €
3 adulti + 2 minori 2,1 12.600,00 €
4 adulti 2,1 12.600,00 €
4 adulti + una persona disabile o non autosufficiente 2,2 13.200€
  • non bisogna possedere un’auto immatricolata nei sei mesi precedenti o di cilindrata superiore ai 1600cc;
  • non bisogna possedere una moto immatricolata nei precedenti due anni o con cilindrata superiore ai 250cc;
  • non si devono possedere imbarcazioni da diporto o navi.

Simulatore

Prossimamente sul portale INPS sarà inserito un simulatore per aiutare coloro che intendono presentare domanda a valutare in base ai propri DSU e ISEE se effettivamente rientrano nei requisiti richiesti e a quanto ammonterebbe l’integrazione a cui si ha diritto.

Il simulatore potrà essere utilizzato in due modi, sia autenticandosi sul sito INPS attraverso SPID, PIN o carta nazionale dei servizi, utilizzando così documentazioni certe ed ottenendo risultati attendibili, sia senza autenticarsi utilizzando autocertificazioni che potrebbero però non essere corrette e quindi dare risultati non corrispondenti a quelli effettivi.

Come presentare la domanda

Nel caso in cui rientrassi nei requisiti di cittadinanza ed economici che ti ho appena elencato, dovrai consegnare al CAF il modulo DSU compilato in tutte le sue parti per richiedere la certificazione ISEE 2019, fondamentale per attestare il tuo reddito quando si aspira ad accedere ad agevolazioni.

Completato il recupero di tutta la documentazione necessaria, dovrai scaricare sul sito web www.redditodicittadinanza.gov.it il modello SR 180, compilarlo attentamente e consegnarlo attraverso uno di questi canali:

  • presso un CAF;
  • presso un Ufficio Postale dopo il quinto giorno del mese;
  • on line sul sito www.redditodicittadinanza.gov.it , dopo aver attivato le credenziali SPID di secondo livello da richiedere presso uno degli enti indicati sul sito www.spid.gov.it .

Se necessario, bisognerà allegare alla domanda anche i due moduli integrativi SR181 e SR182 relativi ad eventuali attività lavorative il cui reddito non confluisce nell’ISEE.

Modalità e tempi di erogazione

Se la domanda sarà accolta, comincerai a percepire il beneficio dal mese successivo. Il contributo economico non ti verrà erogato direttamente in pensione, ma attraverso una carta prepagata elettronica fornita dalle Poste Italiane, che potrai ritirare presso l’Ufficio Postale indicato dopo il quinto giorno del mese. In seguito ad un emendamento del decreto, la Pensione di Cittadinanza potrà essere ritirata dal beneficiario anche in contanti presso il medesimo Ufficio Postale.

A differenza del Reddito di Cittadinanza, che prevede 18 mesi di erogazione e la possibilità, se sussistono i requisiti, di richiederlo nuovamente dopo un mese di pausa, tale pausa non è necessaria per la Pensione di Cittadinanza.

Obblighi per il beneficiario

Il diritto alla Pensione di Cittadinanza non prevede alcun obbligo da parte del pensionato se non il protrarsi nel tempo della rispondenza ai requisiti necessari. Infatti, poichè tale provvedimento economico è rivolto ai cittadini con più di 67 anni, quindi in età pensionabile, non c’è l’obbligo di stipulare il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale che invece sussiste per chi percepisce il Reddito di Cittadinanza.

Volendo, il pensionato in questione può anche svolgere regolare attività lavorativa, ma il reddito prodotto in totale non deve superare i requisiti sopra indicati per poter continuare ad avere diritto del beneficio.

Com’è spendibile la Pensione di Cittadinanza

Se sceglierai di percepire la Pensione di Cittadinanza tramite prepagata, potrai utilizzarla per acquistare beni e servizi di base, come farmaci, bollette e alimentari. Ti sarà permesso prelevare da 100€ a 220€ in contanti al mese in base al numero dei componenti del tuo nucleo familiare e della loro situazione di salute. Inoltre potrai pagare tramite bonifico l’affitto del tuo appartamento o la rata del mutuo. Non è consentito l’utilizzo della carta per il gioco d’azzardo. La somma percepita mensilmente sulla carta va utilizzata entro i trenta giorni successivi. Se a fine mese dovesse rimanere del credito sulla carta, verrà sottratta tale rimanenza dalla successiva erogazione fino ad un massimo del 20%, escluso eventuali arretrati.

Conclusioni

Con il Reddito e la Pensione di Cittadinanza lo Stato si impegna attivamente a contrastare la povertà di quei nuclei familiari in difficoltà, come ad esempio tanti pensionati italiani che non riescono ad arrivare a fine mese. Dal 6 Marzo 2019, data in cui è iniziata la possibilità di effettuare richiesta per tale sussidio, le domande presentate sono state di gran lunga sopra il milione con un’elevata percentuale di esito positivo, circa il 75%.

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Quota 100 INPS – Conviene andare in pensione in anticipo?

Quota 100 per pensionati INPS – Cos’è e come funziona

Nella Legge di Bilancio 2019 è presente una misura nota come Quota100 che interessa un gran numero di lavoratori pubblici e privati perchè fornisce loro una possibilità in più per andare in pensione prima dei 67 anni anagrafici necessari per conseguire la pensione di anzianità della legge Fornero.

Si tratta di una norma operativa in via sperimentale per il triennio 2019-2021 ed è stata nominata Quota 100 in quanto si rivolge a quei lavoratori che in questo triennio raggiungeranno la quota di 100 come somma tra l’età anagrafica e gli anni di contributi versati, per la precisione minimo 62 anni di età e almeno 38 di contributi . E’ quindi una legge che permette a chi possiede i requisiti necessari di poter andare in pensione con anche 5 anni di anticipo, senza che ciò influisca sull’importo del proprio assegno previdenziale se non nella misura dei contributi in meno versati uscendo dal mondo lavorativo leggermente prima del dovuto.

La pensione percepita continuerà ad essere calcolata secondo il sistema retributivo o misto come se si trattasse di una normale pensione di anzianità e varranno tutte le tipologie di contributi, anche quelli accreditati.

Ma andiamo con ordine…

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A chi si rivolge

Possono fare richiesta di pensione usufruendo di Quota 100 i lavoratori iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) e alle forme sostitutive dell’Ago gestite dall’INPS. Rientrano anche i lavoratori iscritti alla Gestione Separata. Si rivolge quindi a dipendenti pubblici e privati ed a lavoratori autonomi come artigiani, commercianti e agricoltori. Non possono partecipare i dipendenti delle Forze Armate, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco.

La decorrenza, cioè le cosiddette “finestre trimestrali” che si aprono per uscire dal lavoro per coloro che hanno maturato i requisiti necessari, variano a seconda se si sia dipendente pubblico, privato o autonomo. In generale si parte dal 1° Aprile 2019 per i dipendenti privati e i lavoratori autonomi che hanno maturato i requisiti entro il 31/12/2018 , passando poi per il 1° Agosto per i dipendenti pubblici, il 1° settembre per i dipendenti della scuola, fino ad arrivare al 1° Novembre per il personale dell’AFAM. I dipendenti statali e della scuola devono comunicare almeno 6 mesi prima l’intenzione di andare in pensione anticipatamente all’amministrazione di appartenenza

Requisiti

La pensione Quota 100 può essere richiesta dai lavoratori che rientrano nelle tipologie sopra descritte che abbiano maturato minimo 62 anni di età e minimo 38 anni di contributi nel triennio in questione, che va dal 1°Gennaio 2019 al 31 Dicembre 2021. E come ho accennato prima, ai fini del conteggio valgono tutte le tipologie di contributi versati, anche cumulandoli. Il neo pensionato ha però l’obbligo di non percepire redditi derivanti da attività lavorative occasionali superiori ai totali 5.000€ lordi l’anno sino al raggiungimento dell’età di 67 anni, età a cui avrebbe dovuto andare in pensione se non avesse usufruito dell’opportunità fornita da Quota 100. Se si dovesse infrangere tale obbligo, per quell’anno in cui il reddito ha superato la soglia dei 5.000€ verrà sospesa l’erogazione della pensione.

spiegazione giornali quota 100 inps

Come presentare la domanda

La domanda va presentata online presso la sezione dedicata Quota 100 del sito Inps oppure tramite call center al numero gratuito 803.164 se si chiama da rete fissa, al numero 06.164.164 se si chiama da rete mobile. E’ possibile presentare la domanda anche tramite enti di patronato.

Approfondimento: Prestiti banche online.

Vantaggi e svantaggi di Quota 100

Tirando le somme, Quota 100 offre sicuramente dei vantaggi ai lavoratori in possesso dei requisiti necessari per fare domanda. Innanzitutto la possibilità di andare in pensione in anticipo, fino ad un massimo di 5 anni, che, considerata l’età avanzata di 67 anni richiesta attualmente per la pensione Fornero, costituisce già di per sè un elemento a favore. Inoltre, come abbiamo visto, sono valide tutte le tipologie di contributi versati negli anni e possono anche essere cumulati tra loro, anche se non sovrapposti.

Naturalmente c’è l’altra faccia della medaglia: andando anticipatamente in pensione si versano meno anni di contributi e ciò determina inevitabilmente una riduzione dell’assegno previdenziale che si percepirà, che può arrivare anche al 25% in meno, come si evince dalla seguente tabella tratta da Il Sole24Ore.

come si calcola assegno quota 100 inps

In più, se si desiderasse continuare a svolgere attività lavorativa, fino ai 67 anni c’è l’obbligo di non percepire da esse un reddito lordo annuo superiore ai 5.000€. Gli irriducibili del lavoro dovranno quindi pazientare un pò.

Bisogna inoltre evidenziare che soddisfare i requisiti contributivi richiesti da Quota 100 risulta molto più difficile per le donne, che per tanti motivi si trovano molto spesso ad avere carriere lavorative discontinue e anzianità di contributi minore.

Approfondimento: Cessione del quinto della pensione.

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Prestito con pensione di invalidità – I casi finanziabili

Guida alla richiesta di un prestito con pensione di invalidità

Per cittadino invalido si ritiene qualsiasi cittadino che subisca una menomazione a livello sia fisico che mentale e che si trovi quindi in una situazione di svantaggio psicofisico.

Ma la loro situazione sfavorevole si ripercuote anche dal punto di vista economico come ad esempio nella possibilità di accedere a forme di prestito?
Facciamo chiarezza. Nell’ordinamento Italiano abbiamo 4 tipologie di invalidi classificati secondo la causa invalidante:

  • Invalidi civili (Legge 66/62; Legge 381/70; Legge 382/70; Legge 118/71).
  • Invalidi di guerra (D.P.R. 915/78).
  • Invalidi per servizio (D.P.R. 915/78).
  • Invalidi del lavoro (D.P.R. 1124/64).

E secondo quanto sancito proprio dall’art. 38 della Costituzione Italiana queste categorie di cittadini hanno diritto al supporto economico e assistenziale, percependo una pensione nei modi e nelle misure previste dall’ordinamento legislativo.

Invalidità civile

Per avere il riconoscimento di invalidità civile bisogna riscontrare una minorazione, detta anche infermità fisica, psichica o sensoriale, che quindi reca un danno funzionale, cioè la perdita o la limitazione a svolgere un’attività non più normalmente, ma con ovvie e gravi difficoltà. Queste difficoltà devono corrispondere ad una riduzione della capacità lavorativa superiore a 1/3.

Invalidità di guerra

Si definisce invalido di guerra secondo il D.P.R. 915/78 il cittadino sia militare che civile che lavorando per lo Stato abbia subito menomazioni di qualunque genere per cause belliche come lo scoppio di un ordigno.

Lo Stato Italiano risarcisce questa categoria di cittadini attraverso l’erogazione di un trattamento definito appunto pensione di guerra che può essere erogata sia direttamente alla persona che ai familiari qualora la persona sia deceduta o se la persona la percepiva prima di morire (reversibilità) .

Invalidità di servizio

Sono definiti invalidi per servizio, secondo il D.P.R. 915/78, tutti i dipendenti pubblici che a causa di una malattia o di un infortunio, dovuto sempre al lavoro prestato, sono rimasti invalidi. Tale invalidità deve essere accertata presso la Commissione Medica Periferica.

Invalidità lavorativa

Il D.P.R. 1124764 sancisce che possono considerarsi invalidi di lavoro tutti quei dipendenti di aziende private che a seguito di una malattia o infortunio derivante dall’attività svolta subiscono un’invalidità superiore al 20%. Questo riconoscimento deve essere effettuato dall’INAIL della provincia in cui si è verificato l’infortunio.

Inabilità lavorativa

Differente è il caso della inabilità lavorativa che invece prevede un’infermità o una patologia che causi l’impossibilità permanente a svolgere qualsiasi lavoro.

Ma i pensionati invalidi possono richiedere un prestito?

Partiamo dal presupposto che la figura del pensionato INPS (o altro ente) che percepisce mensilmente la sua pensione di anzianità è considerata da banche e finanziarie una figura top. Ma chi percepisce la pensione di invalidità sono trattati dagli Istituti di Credito allo stesso modo?

Le pensioni di invalidità sono rappresentate nella maggior parte dei casi da sussidi cioè da cifre non particolarmente alte legate all’andamento non sempre certo di un determinato infortunio/malattia ed ecco perché andiamo ad analizzare per quali categorie di invalidi esiste la possibilità concreta di chiedere un prestito.

Confronto probabilità di erogazione tra prestito personale e Cessione del quinto – con pensione

Tipologia di pensione
Probabilità erogazione Prestito personale
Probabilità erogazione del prestito con Cessione del quinto
Pensione di anzianità
Alta
Alta
Pensione con invalidità di guerra/reversibilità
Media
Alta
Pensione con invalidità di servizio
Molto Bassa
Alta
Pensione con invalidità lavorativa
Bassa
Alta
Pensione con inabilità lavorativa
Bassa
Alta
Pensione invalidità civile
Molto Bassa
Bassa
Assegno/pensione sociale
NO
NO

Quindi da quello che si evince in tabella non tutte le categorie di pensione possono essere finanziate tramite un prestito personale. Per quanto riguarda poi la pensione di invalidità l’unica soluzione realmente fattibile è quella del prestito con cessione del quinto che però viene concessa in base alla tipologia di invalidità attribuita al richiedente.

Ad esempio, come mostrato in tabella una categoria di pensione non finanziabile con cessione del quinto è l’Invalidità civile, oppure i casi degli assegni o le pensioni sociali.
Tra le categorie finanziabili, invece, troviamo la pensione degli invalidi di guerra e quindi anche quella dei familiari detta reversibilità e anche la categoria dei pensionati con invalidità /inabilità lavorativa.

Come richiedere la cessione

Se si ha una pensione di invalidità, occorre fornire come in un normale prestito i documenti attestanti le entrate, tutti i documenti e certificati medici più un modulo che fornisce direttamente la banca o finanziaria che attesta le varie patologie del richiedente.

Essendoci delle probabilità di decesso da parte del richiedente – a volte alte, a volte minime – c’è da sottolineare che questo tipo di finanziamento viene tutelato obbligatoriamente da una polizza vita assicurativa del richiedente. Infatti il modulo compilato dal medico (vedi Prestiti Enpam) viene dopo valutato proprio dalla compagnia assicurativa che decide se accordare o meno la copertura per la cessione del quinto e poi di conseguenza l’istituto di credito accetta o rifiuta la richiesta.

Quando non viene erogata?

Ecco i casi in cui la Banca generalmente non eroga il prestito con cessione del quinto anche se garantito dalla pensione di invalidità stessa:

  • malattia troppo grave e probabilità elevata di decesso;
  • pensione di invalidità troppo bassa per riuscire a coprire le rate;
  • pensione di invalidità incerta – nel senso che può essere revocata da un momento all’altro – in base ad esempio ad una guarigione – o a un netto miglioramento dall’infortunio o malattia preesistente

Approfondimento: Cessione del quinto rifutata.

Conclusioni

Come abbiamo analizzato non sempre la Banca accoglie positivamente la richiesta di prestito con pensione di invalidità. Bisogna infatti considerare anche il fatto che in molti casi la pensione di invalidità non è sempre aggredibile in caso di inadempienza, ciò significa che l’istituto di credito non può rifarsi su di essa nel caso in cui il richiedente smettesse di rimborsare il finanziamento.

In conclusione, l’erogazione di un prestito per i titolari di pensione di invalidità, viene valutata caso per caso, questo perchè ovviamente la Banca vuole essere sicura che si riesca a rimborsare la somma prestata ma la soluzione ottimale rimane per la maggior parte dei casi la richiesta attraverso cessione del quinto.

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Prestiti pensionati protestati – Le alternative più convenienti

Prestiti personali senza cessione per pensionati protestati

Il ricorso al credito attraverso la richiesta di prestiti personali è ormai diventata una soluzione adottata da molti consumatori, anche da quelli più in difficoltà, e numerosi sono i prodotti finanziari presenti sul mercato: prestiti per pensionati, per protestati e per lavoratori atipici affiancano ormai quelli più classici dedicati ai dipendenti ed ai lavoratori più tutelati.

Certo non si può negare che se si appartiene alla categoria dei cattivi pagatori o dei protestati è molto più difficile riuscire ad ottenere dei finanziamenti personali. In questi casi infatti si viene iscritti nei registri delle centrali rischio o nel Registro informatico dei Protesti che vengono regolarmente consultati dagli istituti di credito prima di concedere finanziamenti ai propri clienti, al fine di verificarne la capacità economica.

Ci sono alternative alla cessione del quinto?

Negli ultimi anni però le banche e le società finanziarie hanno studiato soluzioni ad hoc per concedere prestiti personali a protestati ed a cattivi pagatori proprio per venire incontro a quei consumatori, sempre più numerosi, che si ritrovano iscritti nei registri di cui sopra perché magari non sono riusciti a pagare qualche rata di un finanziamento in corso o non hanno potuto coprire un assegno o una cambiale. È dunque importante sapere che è possibile ottenere prestiti per pensionati protestati senza la cessione del quinto o prestiti per autonomi senza busta paga.

Vediamo insieme quali sono le soluzioni più efficaci.

Prestiti personali protestati: la fidejussione

Uno dei metodi più semplici per poter avere accesso a prestiti personali anche se si è protestati, valido sia per dipendenti sia per pensionati sia per lavoratori autonomi, è la fideiussione, ovvero una garanzia personale data da un terzo soggetto che si impegna a corrispondere l’importo dovuto nel caso in cui il richiedente non riesca a farvi fronte. Il fidejussore è infatti obbligato, nel caso di inadempienza del titolare del contratto, a versare la somma stabilita.
Chiunque può prestare garanzia, un parente, un amico o anche un semplice conoscente, purché possa dimostrare un reddito certo e una reputazione creditizia impeccabile.

Prestiti per pensionati protestati: i prestiti cambializzati

Un’altra soluzione molto diffusa per ottenere finanziamenti per protestati senza cessione del quinto anche se si è protestati è il prestito cambializzato da privati. Si caratterizza per la sottoscrizione di cambiali al momento della stipula del contratto, al fine di garantire il rientro del prestito; solitamente le cambiali hanno una cadenza mensile, per un massimo di durata di 120 mesi, e prevedono gli interessi a tasso fisso calcolati sull’importo.

Le cambiali sono titoli esecutivi e ciò consente ai beneficiari del credito di poter ricorrere al pignoramento dei beni in caso di insolvenza da parte del titolare (vedi anche Come funziona il pignoramento immobiliare).
Il prestito cambializzato per pensionati protestati o per lavoratori autonomi senza busta paga può essere erogato grazie alla sola garanzia della firma delle cambiali.

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Prestiti a pensionati – Quanto si può chiedere?

Prestiti a pensionati anche over 85 – Le alternative

I prestiti a pensionati sono, come suggerisce la definizione stessa, finanziamenti concessi a tutti quelli che percepiscono una regolare pensione, che sia erogata dall’INPS o da altre casse previdenziali. Se fino ad un po’ di tempo fa un pensionato incontrava qualche difficoltà a vedersi concedere un finanziamento in quanto il limite di età, una volta fissato rigidamente a 75 anni, impediva di fatto che lo stesso potesse restituire “per tempo” il dovuto, oggi le cose sono cambiate. Ad esempio Unicredit e Poste Italiane hanno portato il limite di età fino a 85 anni. Ma se si è già oltre 85 anni c’è Bnl che ha il limite più elevato, fissato a 90 anni.

Non sono poche, infatti, le proposte presenti sul mercato del credito al consumo per questa categoria e molto spesso sono prodotti finanziari più concorrenziali e vantaggiosi dei prestiti personali standard. Esistono, ad esempio, particolari agevolazioni per i pensionati INPS ed ex-INPDAP, ovvero agli ex dipendenti statali e della pubblica amministrazione, i quali possono accedere a tassi particolarmente agevolati ed a condizioni particolari.

Vediamo insieme le varie tipologie di prestiti ai pensionati ed eventuali facilitazioni (vedi anche Come funziona il prestito pensionistico).

Prestiti personali pensionati

I pensionati possono aver accesso ai classici prestiti personali esattamente come i cittadini che stanno ancora svolgendo un’attività lavorativa. Si potrebbe dire, anzi, che i pensionati sono potenzialmente più facilitati di altre categorie perché essere possessori di pensione rende certa e dimostrabile l’entrata mensile su cui viene accordato il finanziamento.

Gli unici limiti contro i quali si possono scontare sono appunto quelli anagrafici; se si considera che questi finanziamenti possono durare anche fino a 10 anni, diventava difficile poter aver accesso a questo credito in tutta la sua potenzialità.

Ora le cose stanno cambiando e i limiti si sono alzati e variano, a seconda dei vari istituti di credito, tra 75 e 90 anni. Per il resto i prestiti personali a pensionati non differiscono da quelli standard: se il richiedente non è segnalato come cattivo pagatore ed ha una pensione mensile sufficiente a garantire la rata può avere accesso tranquillamente a questi finanziamenti, anche se è preferibile che sottoscriva un’assicurazione sulla vita quando non è prevista obbligatoriamente.

Cessione del quinto sulla pensione

Una formula considerata particolarmente vantaggiosa per i prestiti a pensionati è quella della Cessione del Quinto sulla pensione. Si tratta di una particolare tipologia di finanziamento non finalizzato, che permette all’ente pensionistico di riferimento di trattenere direttamente l’importo della rata e versarla alla finanziaria o alla banca che ha concesso il credito.

Questo prestito è particolarmente facile da ottenere perché l’impegno che si assume l’ente nei confronti del creditore vale come garanzia reale e permette di far ottenere la somma anche a quei pensionati che non hanno un passato creditizio molto lineare e magari sono segnalati nei vari SIC.

Tuttavia rimane indubbio il fatto che chi è pensionato ha una condizione economica “fragile” anche quando beneficia di una pensione molto elevata. Agli ‘occhi’ di un istituto di credito si tratta ad esempio di una persona che si trova esposta a un rischio più elevato legato alla necessità di sostenere delle spese per lo stato di salute. Non solo, terminato il ciclo lavorativo, in caso di necessità è alquanto problematico rientrare per aumentare le entrate.
Per questa ragione il legislatore quando ha introdotto la possibilità di poter accedere alla cessione del quinto sulla pensione, ha anche stabilito che non tutte le pensioni possono essere utilizzate per la trattenuta del quinto degli emolumenti mensili. Ma soprattutto ha stabilito che non tutta la pensione può essere usata per il calcolo del quinto, poiché al richiedente deve essere garantita almeno la possibilità di una sussistenza minima per poter vivere.

Pensioni non accettate con la cessione del quinto ai pensionati

Tutte le pensioni da lavoro, che nell’ottica precedente raggiungano una minima soglia di importi mensili, possono essere utilizzate (anche se provengono da contributi versati come ex lavoratori autonomi). Una volta che si è terminato il proprio ciclo lavorativo si viene sostanzialmente livellati nella condizione omnicomprensiva di “pensionato” e quindi scatta la possibilità di richiedere le cessioni della pensione.

Non possono essere invece accettate quelle che vengono erogate dallo stato come aiuto alla sussistenza, come ad esempio l’assegno sociale e le pensioni minime. Allo stesso modo non sono utilizzabili le pensioni di invalidità e di accompagnamento. Queste sono destinate esclusivamente al mantenimento di spese atte a garantire un buon trattamento assistenziale di chi ne è riconosciuto beneficiario.

La quota cedibile

Per conoscere l’importo sul quale si potrà calcolare la cessione del quinto della pensione bisogna semplicemente farsi calcolare la quota cedibile. Questa è di importo pari all’assegno sociale, e il suo calcolo deve essere fatto da una sede Inps, che deve rilasciare anche l’apposita certificazione che attesta l’importo che potrà essere utilizzato nel prestito contro cessione. Il calcolo è comunque abbastanza facile, dal momento che in linea generale l’importo della pensione che non può essere toccato deve essere almeno pari all’assegno sociale vigente per quell’anno.

Per semplicità supponiamo che questo importo sia pari a 500 euro, e che la pensione percepita sia di 1100 euro al mese. Il calcolo della cessione del quinto potrà essere fatto sui 600 euro che eccedono dalla pensione mensile una volta tolti 500 euro. Quindi, sempre in linea generale, la rata massima che si potrà pagare sarà di 120 euro mensili. Se invece si percepisce una pensione di 800 euro, allora la cessione andrebbe calcolata sui 300 euro che eccedono i 500 di quota non utilizzabile, per una rata massima mensile di 60 euro.

Conclusioni

Sia che si scelgano i prestiti per pensionati personali standard che quelli sotto forma di cessione del quinto, si deve sempre procedere con cautela partendo da una richiesta di preventivo. Infatti tramite questa prima fase conoscitiva c’è anche la possibilità di constatare se quella finanziaria o banca ha attiva una convenzione con l’Inps. Per questa ragione è chiamata ad applicare condizioni migliorative sul possibile contratto di finanziamento, esentando dal pagamento di spese accessorie, oppure con l’applicazione di tassi di interesse più bassi. Questo principio vale sia che ci si rivolga a una banca on line come Findomestic che alla più familiare offerta di Poste Italiane, che ricordiamo, non finanzia direttamente ma si appoggia a banche ‘esterne’ al gruppo per poter fornire i vari tipi di finanziamento.

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Prestito Pensionistico: le agevolazioni Inps per gli esodati

Prestito pensionistico o mini pensione: quali possibili soluzioni agli esodati?

Quello degli esodati è un problema molto serio che dal 2011, dai tempi cioè della famigerata Legge Fornero emanata dal Governo Monti, affligge una determinata categoria di persone ritrovatesi in un vero e proprio limbo.

Ancora oggi, nel 2016, il Governo attuale sta cercando di trovare una soluzione, portando avanti la settima salvaguardia (le altre sei si sono avute con i Governi precedenti) e promettendo di attivare, nella prossima Legge di Stabilità 2017, il cosiddetto piano Ape o prestito pensionistico. Ecco chi sono gli esodati e quali sono le agevolazioni dell’ Inps a loro dedicate in caso di un prestito pensionistico.

Il problema degli esodati

Gli esodati, infatti, sono quei soggetti che all’epoca dei fatti, in procinto di andare in pensione, scelsero il prepensionamento in cambio di un bonus che li avrebbe accompagnati alla pensione. Accadde poi una modifica, con valenza retroattiva, dell’età pensionabile (processo che continua ancora oggi), con un pasticcio tale da determinare una confusione totale nella categoria.

Gli esodati si sono perciò trovati all’improvviso senza uno stipendio perché non più lavoratori , senza una pensione perché non ancora in età pensionabile (la categoria più colpita è stata quella degli over 55) e senza potersi ricollocare nel mercato del lavoro perché troppo “vecchi”!

Questo assoluto dramma sociale ha fatto sì che gli esodati non potessero richiedere neanche prestiti, proprio perché sprovvisti di garanzie. Negli anni, però, ed in particolare in questi ultimi tempi, ci sono state tantissime proposte (tra cui quella portata avanti dall’ex ministro del Lavoro Giovannini nel 2014) sulla possibilità di ricorrere al prestito pensionistico agevolato per gli esodati. Tipo di proposta che, tornata alla ribalta in questi ultimi tempi, potrebbe vedere l’attuazione nei prossimi mesi e comunque entro l’anno. Vediamo come funziona.

Meccanismo simile ad un prestito d’onore

Il prestito agevolato per esodati funziona come un prestito d’onore, tipologia di finanziamento molto utilizzata, ad esempio, dai giovani universitari: quindi non si tratta di una vera e propria mini pensione, anche se svolge una funzione di sostentamento economico (vedi anche Prestiti per studenti senza garanzie).

I tassi risultano molto vantaggiosi ed i tempi di restituzione interessanti, soprattutto se paragonati ai piani di finanziamento tradizionali. In pratica un importo fino a 15.500 euro può essere erogato anche con il 50% a fondo perduto, con piano di rientro previsto con rate trimestrali e storno a partire dalla prima pensione ricevuta. L’assegno mensile ammonterebbe a circa 700 euro al mese. Questa forma di finanziamento garantirebbe una sorta di anticipo sulla pensione: parte del prestito infatti verrebbe restituita dallo Stato, mentre solo l’altra dall’ esodato una volta raggiunta l’età pensionabile.

Anche per accedere a tale tipo di finanziamento verrebbero però richiesti determinati requisiti, come quello dell’età, che ovviamente deve risultare prossima alla pensione. Le altre garanzie vengono offerte dallo Stato, e nel caso specifico, dall’ Inps.

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