Rinegoziare prestito – Ecco perché non sempre conviene

Rinegoziare un prestito: occasione o complicazione?

I finanziamenti comprendono molte tipologie di prodotti anche se nell’ordinamento italiano in alcuni casi ci sono dei veri e propri buchi normativi su alcune categorie di essi. Un problema che avvertiamo soprattutto in determinati ambiti come quando siamo chiamati a rinegoziare un prestito oppure un mutuo. Questo accade perché il legislatore ha disciplinato la rinegoziazione dei mutui, stabilendone le modalità, ma allo stesso tempo ha mantenuto elevata la discrezionalità nel merito da parte della banca soprattutto per alcune forme di prestiti personali.

Anzi, andando ancora più in profondità vediamo che solo alle cessioni è data una disciplina specifica con tanto di limiti e modalità di accedervi. Quindi dobbiamo per prima cosa fare la distinzione tra un prestito personale generale e una cessione del quinto, e vedere come fare per raggiungere l’obiettivo della rinegoziazione.

Limiti per la rinegoziazione della cessione del quinto

Indipendentemente dall’Istituto di credito erogante (ed anche nel caso dei prestiti pluriennali Inpdap) è possibile procedere a rinegoziare il prestito contro cessione del quinto solo se si passa tramite il rinnovo. Questo a sua volta è possibile solo se ricorrono queste condizioni:

  • è stata fatta una cessione del quinto di massima durata di 60 mesi, indipendentemente dal numero delle rate che è stato rimborsato, si può richiedere un rinnovo e quindi una rinegoziazione solo se si opta per una cessione di durata di 10 anni;
  • è stata stipulata una cessione di durata superiore ai 60 mesi, per cui si ha la possibilità di rinnovo e quindi di rinegoziazione solamente se è stato rimborsato almeno il 40% delle rate in corso.

Non sono previste altre possibilità di deroga a queste condizioni, anche se nel rinnovo si può richiedere maggiore liquidità.

Limitazioni alla rinegoziazione del prestito personale

Ribadiamo ancora: non è prevista la possibilità di rinegoziazione di un prestito personale. Non solo, se le banche non trovano l’operazione conveniente, non essendo obbligate dalla legge a prendere in considerazione una richiesta di rinegoziazione, possono rifiutarsi di intavolare qualsiasi trattativa. Inoltre, anche qualora venisse presa in considerazione la possibilità di rinegoziare le condizioni originarie, rimane il problema della gestione del contratto originario. In tal caso, infatti, non sarà sufficiente che vengano riportate delle modifiche contrattuali, come ad esempio un cambio di tasso o un allungamento della durata per rendere la rata più facile da rimborsare.

Per questo genere di modifiche è richiesta la stipula di un nuovo contratto, il che non avviene mai a costo zero, dal momento che sono previste sia le penali di estinzione che possibili costi dello stesso conteggio di estinzione. In più il nuovo contratto di finanziamento normalmente ricalcolerà anche le spese di istruttoria della nuova pratica.

Quindi si hanno due possibilità per poter procedere a un’operazione con cui rinegoziare un prestito personale, cercando di sfruttarne anche l’aspetto della convenienza economica, indipendentemente che sia stato concesso da una finanziaria (ad esempio Agos Ducato oppure Directafin), oppure una banca grande come Bnl o Unicredit:

Limiti e potenzialità del consolidamento debiti o prestiti

L’operazione di consolidamento ha un requisito essenziale irrinunciabile e inderogabile: si devono avere almeno due prestiti da far confluire nello stesso finanziamento. In questo modo si estinguono i prestiti precedenti e si hanno delle condizioni del tutto nuove per essi, come tassi e come durata. L’obiettivo è quello di ottenere un risparmio e una maggiore sostenibilità della rata, quindi anche se non si parliamo di una vera rinegoziazione si tratta di un buon sistema per ottenere degli obiettivi analoghi.

Come superare il limite sui prestiti personali

Se si ha un prestito personale ma non si tratta di una cessione del quinto non si hanno quindi degli strumenti a disposizione per spingere una banca a prendere in reale considerazione la nostra volontà di rinegoziare il finanziamento.

Ma cosa fare nel caso di un prestito, stipulato magari solo un anno prima, per il quale con una rinegoziazione otterremmo un bel risparmio, che però rappresenterebbe anche una discreta rinuncia per la banca? L’unica ipotesi percorribile è quella di chiedere un aumento di liquidità, anche di modesta entità. Che cosa significa?

Vediamo un esempio pratico. Ad esempio abbiamo chiesto un prestito personale di 10 mila euro per acquistare un’auto usata al tasso del 10%. Dopo un anno la stessa banca offre un tasso del 7% per la stessa somma. L’unica possibilità che abbiamo di far abbassare il tasso sul prestito in corso è quello di chiedere alla banca un’ulteriore liquidità supponiamo di altri 2 mila euro. La situazione a riguardo potrebbe essere la seguente:

  • sul finanziamento iniziale avremmo una rata di circa 212 euro con una durata di 5 anni (con interessi alla scadenza pari a circa 2748 euro);
  • al termine dei primi 12 mesi avremmo rimborsato circa 1600 euro, con un capitale residuo di circa 8400 euro.

Chiedendo nuova liquidità di 2 mila euro, saremmo di nuovo intorno ai 10 mila euro circa, o meglio 10400, che al tasso del 7% porterebbe alla seguente situazione:

  • rata di 205 euro sempre su 5 anni di rimborso;
  • monte interessi alla scadenza di 1955 euro.

Se andiamo a sommare il totale degli interessi già pagati di 926 euro circa per il primo anno, e la penale dell’1% standard di 1000 euro, andremo perciò a pagare un totale interessi di 3880. Se invece avessimo scelto un prestito che non ha penale di estinzione allora l’esborso totale sarà di 2880 euro. Quindi un’operazione di questo tipo conviene solo se non ci sono penali di estinzione da pagare, altrimenti si vanno a ‘maturare’ molti più interessi, godendo di un aumento di liquidità limitato.

Conclusioni

Per ovviare a queste difficoltà alcune banche hanno reso i propri finanziamenti più flessibili, il che permette di rivedere ed allungare la durata del finanziamento stesso. Ma non si tratta di una forma di rinegoziazione, proprio perché le condizioni contrattuali non vengono toccate, ma si esercitano delle opzioni già previste. Infine è da sottolineare che non sempre rinegoziare conviene, così come dimostrato dall’esempio riportato poc’anzi. Bisogna sempre partire da calcoli e da confronti su dati reali, usando anche tool di calcolo indipendente.