Come funziona l’anticipo Tfs: 4 alternative a confronto

Anticipo Tfs, banche convenzionate e non: cosa cambia?

Il tempo dilatato per entrare in possesso del Tfs (in pratica il tfr dei dipendenti statali o pubblici) ha spinto il legislatore a intervenire con un decreto legge per dare la possibilità agli aventi diritto di ricevere la somma in via anticipata senza pagare un tasso di interesse eccessivo.

Un intervento che non è stato ancora trasformato in una legge vera e propria ma che grazie alla recente proroga dell’accordo quadro è ancora valido (Gazzetta Ufficiale 1 agosto 2022), estendendo la possibilità di usare il meccanismo dell’anticipo per altri 24 mesi, anche per i lavoratori che usano la quota 100 e 102. Stesso discorso per i dipendenti pubblici in servizio ma che optano per la pensione anticipata. Tuttavia rimangono delle limitazioni, che andiamo a vedere di seguito.

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Come funziona?

Come si capisce dal nome si tratta di un’operazione con la quale chi ha maturato un certo Tfs può chiederne il versamento anticipato. Anticipato rispetto a cosa? Rispetto ai lunghi tempi previsti per il pagamento da parte dello Stato (fino a 24 mesi in media, nel caso della quota 100 anche fino a 6 anni).

Nel particolare ci si deve rivolgere ad una banca che propone l’anticipo Tfs tra i propri prodotti ed accettare di pagare il tasso che viene richiesto sulla somma totale. C’è anche da considerare l’importo massimo (o percentuale massima) che la banca è disposta ad anticipare sul totale.

cartellino con scritta tfs

La possibilità da parte di un Istituto di credito di offrire l’anticipo del Tfs è libera così come la possibilità di aderire all’apposita convenzione introdotta sempre dal decreto suddetto. Le banche che scelgono di aderire a questa agevolazione si obbligano ad applicare un tasso fisso ridotto rispetto alla media del mercato.

I limiti e le differenze tra le ‘banche’

Il primo limite per poter usufruire delle agevolazioni previste dal legislatore in base all’accordo con l’ABI è quello dell’importo che potrà essere ottenuto, ovvero un anticipo di Tfs fino a 45 mila euro che può essere superato nel caso dell’anticipo ‘ordinario’(ovvero fuori convenzione). Invece per quanto riguarda l’agevolazione ‘vera e propria’ questa è data dal tasso di interesse applicato che cambia a seconda della banca alla quale ci si rivolge, ovvero a seconda che ci si rivolga a banche convenzionate o non convenzionate.

Infatti solo con le banche convenzionate si ha la certezza dell’applicazione di un tasso di interesse ‘calmierato’ che è stato fissato con l’accordo quadro Abi allo 0,4%. Le banche che non sono convenzionate invece applicano tassi liberamente, con punte anche del 4%.

Per conoscere l’elenco delle banche convenzionate è possibile visitare l’apposita pagina ufficiale. Qui verranno indicati anche i principali contatti. Per sicurezza è comunque preferibile riferirsi in primis alla propria banca di fiducia chiedendo se offre l’anticipo Tfs agevolato, ordinario od entrambi.

Che cosa serve per la richiesta?

Il primo documento essenziale è il calcolo del reale Tfs maturato eseguito dall’Inps. Come altri documenti necessari anche solo per chiedere il preventivo troviamo:

  • il documento di identità;
  • la tessera sanitaria o il codice fiscale;
  • un Iban dove farsi accreditare la somma eventualmente anticipata;
  • ultimo cedolino pensione – se pensionato; ultima busta paga – se pensionato ma si ha ricevuto ancora l’accredito della pensione.

N.B. I documenti richiesti possono differire leggermente a seconda del tipo di politica di credito e procedurale adottata dalla banca stessa alla quale ci si rivolge.

anziani che contano soldi spicci

Esempi

Unicredit

Questa banca è nell’elenco di quelle convenzionate e propone entrambe le soluzioni:

  • anticipo Tfs ordinario (per importi superiori a 45 mila euro con applicazione del tasso deciso autonomamente dallo stesso istituto di credito lombardo);
  • anticipo Tfs agevolato nel rispetto della normativa.

Non è necessario possedere un conto corrente Unicredit per procedere alla richiesta, che va fatta in filiale previo appuntamento. Non sono previste spese e commissioni se non l’imposta di bollo.

(Fonte: Unicredit – Data: 26 ottobre 2022)

BNL

Nella pagina della banca troviamo il tasso attualmente applicato (4,10% come Taeg massimo) ma nessun riferimento al Tfs agevolato. Percentuale massima fino al 95%. Sul sito è presente un banner per richiedere un preventivo che riporta però ad un form di ricontatto per interfacciarsi con un consulente.

(Fonte: Bnl – Data: 26 ottobre 2022)

Banca Sella

In questo caso troviamo entrambe le possibilità: anticipo agevolato e ordinario per andare incontro alle esigenze anche di chi vuole superare la soglia dei 45 mila euro (più precisamente al momento viene indicato come tetto massimo la cifra di 75 mila euro).

(Fonte: Banca Sella – Data: 26 ottobre 2022)

Intesa Sanpaolo

L’anticipo Tfs fa parte della linea XME. Si tratta di un prodotto accessibile anche ai non clienti di banca Intesa che permette di ottenere un anticipo fino al 100% del Trattamento di Fine Servizio maturato.

(Fonte: Banca Intesa Sanpaolo – Data: 26 ottobre 2022)

Non è invece possibile rivolgersi a Poste Italiane visto che al momento non offre questa tipologia di prodotto.

(Fonte: sito Poste Italiane – Data: 26 ottobre 2022)

In molti casi il sito ufficiale non da informazioni chiare come nel caso di Banca BPM che non evidenzia una pagina dedicata a questo finanziamento. E’ quindi essenziale rivolgersi direttamente ad una filiale anche per ottenere un preventivo e conoscere l’eventuale partecipazione alla convenzione.

Si tratta comunque di esempi che non vogliono avere carattere esaustivo.

Conclusioni

Generalmente ci si concentra sempre sull’aspetto della convenienza. Tuttavia nel caso dell’anticipo del tfs bisogna considerare molti più fattori, molti dei quali legati al tempo necessario per entrare in possesso delle somme. Un calcolo che dipende ovviamente dalla situazione economica personale.

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Prestiti a firma singola: ecco come funzionano

Prestiti firma singola: funzionamento, vantaggi e svantaggi

Tra le varie tipologie di contratto di finanziamento troviamo quelli che sono denominati come prestiti a firma singola. Come si comprende dal nome a firmare il contratto c’è un solo soggetto, che ricoprirà in caso di erogazione la posizione di unico obbligato nei confronti del finanziatore.

In questo senso si tratta di prestiti che si differenziano anche come livello di ‘rischiosità’ dagli altri tipi, considerato che se da una parte la banca avrà un solo interlocutore, dall’altra in caso di insolvenza non avrà garanti o co-obbligati a cui rivolgersi per aumentare le possibilità di ottenere il rimborso completo.

Indice

Le principali caratteristiche e differenze

Come appena accennato i prestiti a firma singola hanno un unico soggetto che ricopre tutte le possibili posizioni che sono così sintetizzabili:

  • richiedente/finanziato;
  • obbligato al rimborso.

Ribadiamo anche che in questa tipologia di finanziamento nelle apposite sezioni si trova solo una firma anche in riferimento a quelle che possono essere associate ad altri tipi di ‘impegno’ come quello del garante (quindi non solo in caso di coobbligato o co-richiedente).

mano che firma con stilografica

Limitazioni nell’utilizzo

Nel caso dei single i dubbi sono pochi, mentre nel caso di coniugati bisogna distinguere a seconda che questi siano in comunione dei beni oppure in separazione. Fanno eccezione la cessione del quinto (che per sua natura tende ad essere un contratto a firma singola) e in generale i finanziamenti finalizzati oltre che le dilazioni di pagamento. Per questi ultimi una situazione di firma singola è prevista senza problemi anche in caso di coniugi in comunione di beni.

Per i prestiti personali ci può essere invece spesso la necessità di far firmare contratti da entrambi, anzi nella maggior parte dei casi non si può superare questo limite neppur optando per un conto a firma disgiunta. Percorribile invece l’alternativa di mettere uno dei due coniugi come garante anziché come obbligato. Tuttavia si tratta di situazioni che vanno valutate al momento e dipendono dalle politiche di concessione del credito da parte della banca scelta (anche attraverso preventivi).

Oltre alla tipologia stessa del prestito (un esempio si ha con i prestiti cambializzati veloci oltre che con la già citata cessione del quinto dello stipendio e della pensione) sono molti i fattori che possono fare da spartiacque tra la scelta di una firma singola o no. Nel particolare vanno considerati i seguenti aspetti:

  • l’entità della somma che si sta richiedendo (sono quindi generalmente più facili i piccoli prestiti);
  • il tipo di posizione e di contratto di lavoro in cui si è inquadrati (in particolare ci possono essere forti limitazioni applicate al caso dei neoassunti);
  • l’età anagrafica (dato che questa può essere differente a seconda che per lo stesso contratto e con la stessa banca si ricopra la posizione da obbligato o da garante).

Andiamo a vedere distintamente le varie situazioni (Approfondimento: Valutazione merito creditizio).

La somma che si sta chiedendo

In quest’ambito è il rapporto rata e reddito che fa la differenza: se il proprio reddito è sufficiente a raggiungere il rapporto considerato congruo dalla banca allora la strada del prestito a firma singola va in discesa, altrimenti si va sempre più in salita, avendo bisogno di correttivi per raggiungere il proprio obiettivo.

Ovviamente maggiore è la liquidità che si sta chiedendo, e maggiori sono i rischi che il proprio reddito risulti insufficiente, a meno che, dal punto di vista personale, vi siano garanzie ‘aggiuntive’ come una situazione patrimoniale molto solida.

persone che contrattano

Tipologia di contratto di lavoro

Se si ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato si ha maggiore libertà rispetto a chi ha un contratto a tempo determinato. Tuttavia questa regola non vale nel caso di neoassunti, a meno che non sia stato superato il periodo di prova, per il rischio di venire licenziati in tronco. Alcune banche e finanziarie permettono di superare questo problema attraverso una lettera di impegno da parte del datore di lavoro di mantenere il posto di lavoro.

Le difficoltà rimangono per chi ha contratti di lavoro atipico ed in generale chi vuole un prestito con un contratto a tempo determinato, che molto più frequentemente avranno bisogno di un garante o di sottoscrivere degli appositi contratti assicurativi.

I limiti dell’età anagrafica

L’età anagrafica può essere un limite impossibile da superare. Le alternative sono poche se si ha un’età molto avanzata. Per poter allungare l’età del richiedente si deve scegliere una banca o una finanziaria che ha un’età massima più lunga. Ma attenzione quest’ultima si dovrà calcolare sia come età da avere al momento della richiesta per accedere al prestito che come età massima alla fine del piano di ammortamento.

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Prestiti dipendenti Fiat: convenzioni o Fca Bank?

Prestiti per dipendenti Fiat: quali alternative nel 2021

Molti finanziamenti, come le cessioni del quinto dello stipendio, possono essere richiesti dai dipendenti di tutte le grandi aziende. A questi si aggiungono alcuni prestiti agevolati appositamente dedicati ad una determinata categoria di lavoratori. Nel caso dei dipendenti Fiat questi ultimi sono accessibili:

  • in virtù di accordi e convenzioni locali e nazionali con vari istituti di credito (dove possiamo trovare sia cessioni del quinto dello stipendio che prestiti personali);
  • rivolgendosi alla Fca Bank per ottenere un prestito personale.

dipendenti Fiat al lavoro

Andiamo quindi a vedere le differenze e le condizioni che bisogna rispettare per poter accedere all’una o all’altra tipologia.

Chi può rivolgersi alla FCA Bank

Molti conoscono già la FCA Bank per i prestiti auto destinati ad agevolare la vendita dei mezzi appartenenti alle varie marche facenti parte del gruppo FCA, o della flotta dell’usato offerta dalle concessionarie (vedi finanziamento auto usata). Tuttavia da diversi anni la FCA Bank ha ampliato i propri servizi, proponendo anche prodotti diversi come i prestiti personali (vedi anche prestiti personali online).

A riguardo è però bene specificare che bisogna avere dei requisiti particolari per procederne alla richiesta, anche se non si tratta in modo esclusivo di prestiti per i dipendenti ex Fiat. Questi finanziamenti sono infatti aperti oltre a questa categoria anche a coloro che sono ‘semplicemente’ proprietari di auto dei seguenti marchi:

  • Fiat;
  • Alfa Romeo e Lancia;
  • Abarth;
  • Jeep;
  • Fiat Professional (con in corso un finanziamento, un leasing FCA Bank o come clienti Leasys oppure in qualità di abbonati Leasys Car Cloud).

N.B. Per chi ha in corso finanziamento auto o leasing con FCA Bank è necessario aver pagato almeno le prime 8 rate o canoni per poter fare la richiesta anche del prestito personale.

logo FCA bank

Tornando ai dipendenti del gruppo FCA e CNH Industrial, l’accessibilità è prevista sia per loro in maniera diretta che per i loro parenti di I e di II grado. Infine i prestiti personali possono essere anche richiesti dai soci UGAF.

Come altri requisiti è prevista la necessità di essere maggiorenne e essere cittadino italiano nato in Italia. Infine, anche se si è un cliente Professional, la richiesta per il prestito personale può essere fatta solo in qualità di consumatore (quindi è esclusa la richiesta per la propria attività).

Guida alla richiesta

Per quanto riguarda la modalità di richiesta, questa può avvenire al 100% online, utilizzando l’area personale. Per poter ottenere il preventivo personalizzato, che varia a seconda della categoria degli aventi diritto per la richiesta, bisogna compilare l’apposito form presente sul sito ufficiale. Qui si dovrà in primis indicare se si è tra i dipendenti FCA o CNH Industrial o loro parenti, clienti FCA, ecc. La scelta è semplice in quanto le varie alternative saranno proposte automaticamente all’interno del menù a tendina.
foto menu a tendina calcolatore Fca bank
Fatta questa scelta, se si è dipendenti bisogna inserire il numero di badge di identificazione, mentre per le altre categorie è possibile passare direttamente alla scelta della somma per la quale ottenere il preventivo che va da 2500 euro fino a 26mila euro. Sarà poi sufficiente scegliere la durata del rimborso che può invece andare da 12 fino a 96 mesi.
esempio calcolatore da simulatore FCA Bank
In una finestra accanto, a mano a mano che facciamo queste scelte, vengono aggiornati i calcoli. Per esempio nella nostra simulazione abbiamo scelto importo 20 mila euro e durata 96 rate. Ovviamente l’importo della rata dipenderà oltre che da queste scelte anche dal tasso applicato al momento della simulazione stessa, per cui le immagini sono puramente indicative (Fonte: sito ufficiale Fca – Data: 21 aprile 2021).

Infine bisogna decidere se aggiungere la copertura assicurativa (che è facoltativa) biffando o meno l’apposita casellina (Foglio informativo)

Cliccando su prosegui si inizia fattivamente la richiesta di prestito che, come già evidenziato, sarà al 100% online con riconoscimento a distanza e uso della firma digitale.

Approfondimento: Prestiti online senza andare in filiale

Accordi e convenzioni

Le grandi aziende spesso sono destinatarie di accordi e convenzioni che comprendono vari prodotti e servizi. Nonostante l’appartenenza della FCA Bank allo stesso gruppo, non mancano questi ‘trattamenti’ per i dipendenti ex Fiat anche presso altri istituti di credito.

Per trovare questo tipo di agevolazione si può chiedere un riferimento alle amministrazioni (soprattutto quella che si occupa della gestione del personale), oppure riferendosi direttamente alle banche si può domandare se ci sono delle convenzioni di questo tipo.

Anche in questo caso però bisogna distinguere due ipotesi. Se si domanda a banche o finanziarie che territorialmente sono presenti laddove c’è l’azienda con una delle sue sedi, allora si può chiedere anche a istituti di credito più piccoli (che possono essere anche quelli più attivi nel fare questo tipo di accordi). Se invece ci si rivolge a banche più grandi può venire meno il ‘vincolo’ della territorialità a fronte di condizioni maggiormente standardizzate.

Conclusioni

Naturalmente nulla esclude ai dipendenti Fca ex Fiat di poter fare richieste di prestiti che non rientrano in nessuna delle due strade sopracitate, seguendo le vie tradizionali oppure on line presso banche o finanziarie che propongono il tipo di finanziamento che stiamo cercando.

Qualsiasi sia il tipo di approccio che si vuole seguire, è sempre consigliato procedere facendo una serie di preventivi dove si sfruttano gli stessi parametri (stesso importo e stessa durata). Per esempio se una delle soluzioni che stiamo considerando non prevede una durata superiore alle 60 rate, allora si dovranno fare tutti i preventivi per questa durata, così da individuare le condizioni economiche più ‘vantaggiose’ secondo le proprie valutazioni.

Poi ovviamente nella scelta si procederà a definire la durata migliore in base alle proprie necessità così da ottenere anche la rata più ‘sostenibile’ senza trascurare troppo anche l’aspetto economico.

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Prestiti dipendenti Alitalia: quali alternative nel 2021?

Prestiti per dipendenti Alitalia: convenzioni Enac e prestiti tradizionali

La situazione dell’Alitalia, che dal 2017 continua a essere in amministrazione straordinaria, può limitare fortemente coloro che sono alla ricerca di prestiti per i dipendenti della stessa azienda. Ovviamente bisogna fare delle distinzioni, anche in base al tipo di finanziamento che si sta cercando, ma queste limitazioni possono aumentare di mese in mese, considerato che il prestito ponte da 400 milioni, con la sua proroga, e poi quello più recente da 90 milioni non sono sufficienti a garantire la copertura degli stipendi.

aereo con lavoratori

Il tutto reso ancora più complicato dall’attesa della decisione dell’Ue sull’ammissibilità degli interventi dello Stato per sostenere la compagnia. In sostanza, si teme che senza una cessione della compagnia e una ripartenza ex novo gli stipendi o parte di essi non potranno più essere pagati. Ciò non può che complicare ulteriormente la strada a coloro che stanno cercando di sostenere le proprie spese o di non rinunciare a dei progetti richiedendo un finanziamento.

Fatta questa doverosa premessa vediamo quali sono le possibili alternative al momento di prestiti per dipendenti Alitalia.

Le convenzioni

Nel caso di grandi società la strada delle convenzioni è una delle alternative da preferire anche nel caso dei finanziamenti. Però solo un’azienda in salute, o che comunque non si trova in una situazione di crisi conclamata, attira accordi e convenzioni.

Evidentemente nel caso di Alitalia si tratta di una possibilità che al momento sembra piuttosto remota. Se vogliamo valutare eventuali convenzioni, allora si può guardare a quelle che stipula invece l’Enac (a cui fanno riferimento anche i dipendenti della compagnia di bandiera italiana), per la quale troviamo le seguenti banche e finanziarie firmatarie (Fonte: sito ufficiale Enac – Data: aprile 2021):

  • BNL (mutui);
  • Deutsche Bank Easy;
  • Finabruzzo;
  • Prestitalia;
  • HDI Assicurazioni SpA (cessione del quinto).

Per trovare i giusti interlocutori bisogna rivolgersi direttamente agli organi preposti dell’Ente nazionale per l’aviazione civile. Solo usando i riferimenti indicati nelle apposite sezioni sarà quindi possibile valutare il prodotto, ricordando che per BNL, Deutsche Bank, Prestitalia la convenzione è nazionale, mentre per Finabruzzo e HDI bisogna riferirsi ai contatti locali riportati comunque nella convenzione stessa.

N.B. Alcune informazioni su banche e finanziarie ed i relativi prodotti possono essere presenti sul sito ufficiale del Cral Enac, anche se in molti casi le condizioni possono risultare non aggiornate rispetto al momento della richiesta.

Prestito personale o finalizzato?

Premessa: riuscire ad avere una cessione del quinto (od un prestito con delega), nel caso specifico dei dipendenti Alitalia, allo stato attuale è molto improbabile perché qui la società finanziatrice deve guardare in primis allo stato di solidità dell’azienda stessa.

Approfondimento: cessione del quinto rifiutata

Quando parliamo invece di un prestito personale la garanzia è offerta dal reddito (con l’aggiunta dell’eventuale patrimonio personale o familiare). Quindi la situazione di crisi dell’azienda dovrebbe avere un peso ridotto. Ma attenzione: il fatto che la capacità di rimborso possa essere a rischio potrebbe causare delle difficoltà notevoli nel vedere la propria pratica non solo valutata positivamente, ma valutata in modo completo (vedi valutazione del merito creditizio).

A differenza dei limiti oggettivi di accesso alla cessione del quinto, nel prestito personale (compreso il prestito di liquidità) il rischio di ‘prestito rifiutato‘ può essere però ridotto o contenuto aumentando le proprie garanzie. In che modo? Inserendo nella pratica un coobbligato oppure un garante.

mani che passano mazzetta di euro

Non solo, le probabilità di ottenere un finanziamento aumentano se c’è un patrimonio mobiliare che si può offrire come garanzia (come depositi e investimenti che in un momento positivo del mercato non si vogliono disinvestire). Ma attenzione, in questo caso molto probabilmente la proposta della banca, più che un prestito personale canonico, sarà di un’apertura di credito in conto corrente garantita appunto da titoli e investimenti.

Per quanto riguarda il prestito finalizzato la situazione è più semplice? In linea teorica sì, pensando al fatto che il bene acquistato con il prestito dovrebbe funzionare direttamente da garanzia. Nella realtà la risposta non è univoca per il fatto che soprattutto con alcuni beni soggetti a forti svalutazioni, il finanziatore non troverebbe soddisfazione completa.

In questo caso il problema può sempre essere limitato tramite l’inserimento di garanti o coobbligati e in loro assenza si può vedere se è possibile stipulare un’apposita assicurazione sul credito (perdita di impiego). Il costo di questa via può però essere molto salato e bisogna fare attenzione anche a clausole di esclusione per essere effettivamente protetti e non soggetti a pesanti operazioni di rivalsa.

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Prestiti per dipendenti privati: personali, finalizzati o privati

Prestiti per dipendenti privati: consigli per scegliere al meglio

Il settore dei finanziamenti può essere molto ampio e ricco di alternative, soprattutto quando si tratta dei prestiti per i dipendenti privati. A questa categoria in particolare possono infatti essere offerte tutte le seguenti ‘macro’ alternative:

  • prestiti personali;
  • prestiti finalizzati;
  • prestiti cambializzati;
  • cessione del quinto dello stipendio.

Solo se dovessimo fare un confronto con i prestiti destinati ai dipendenti del settore pubblico, troveremmo qualche alternativa in meno non essendo presenti i prestiti pluriennali Inps ex Inpdap e il piccolo prestito.

dipendenti disegnati in varie mansioni

Tuttavia anche per i dipendenti privati ci sono alcune soluzioni dedicate in modo più specifico, come avviene per i prestiti convenzionati (ovvero frutto di apposite convenzioni) ma che fattivamente rientrano come una sottocategoria dei prestiti personali o di quelli finalizzati a seconda del tipo di ‘destinazione’ che hanno.

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I prestiti personali

La categoria di finanziamenti accessibili ai dipendenti del settore privato che può risultare più ampia è quella dei prestiti personali (compresi i prestiti di liquidità). Qui come abbiamo già detto, vanno inseriti anche quelli dedicati a tutti che quelli destinati a chi beneficia di una particolare convenzione. Non solo, in questa categoria rientrano anche i finanziamenti legati a momentanee promozioni proposte dalle banche o dalle finanziarie ma che non rientrano nelle convenzioni. Infine possiamo inserire in questa categoria anche i prestiti di consolidamento debiti, nonostante vengano concessi proprio con l’obiettivo di ‘sostituire’ altri prestiti già in corso.

A livello di tassi, generalmente vengono applicati tassi medi più alti rispetto ai tassi applicati ai finanziamenti finalizzati, in quanto la garanzia è ‘personale’ ovvero offerta dal reddito, patrimonio, stipendio del richiedente, ed eventualmente tramite l’inserimento di garanti e coobbligati.

N.B. I prestiti convenzionati vanno richiesti rivolgendosi ai referenti indicati nelle convenzioni, e seguendo le procedure e/o canali che sono specificati. Il non rispettare queste condizioni/limitazioni può escludere dall’accesso alla convenzione stessa.

Cessione del quinto dello stipendio

I dipendenti privati hanno beneficiato delle novità che nella prima decade degli anni 2000 hanno permesso l’estensione dell’accesso alla cessione del quinto dello stipendio così come i pensionati. Non solo, anche nelle cessioni del quinto possiamo sempre trovare la presenza di condizioni migliorative se ci sono delle convenzioni accessibili, che tuttavia spesso sono ristrette solo a specifici destinatari.

Detto questo, rispetto alla cessione del quinto destinata ai dipendenti pubblici, rimangono delle differenze che non possono essere sottovalutate quali:

  • tassi cessione del quinto medi applicati più elevati di quelli riservati ai dipendenti pubblici e pensionati (la situazione può migliorare leggermente nel caso di convenzioni dedicate);
  • gli importi massimi possono essere inferiori rispetto a quelli destinati ai dipendenti pubblici;
  • il limite del Tfr: come garanzia aggiuntiva, vista la maggiore ‘precarietà’ della situazione lavorativa, la cessione viene garantita proprio con il Tfr che è stato maturato;
  • anzianità minima lavorativa (si parte in genere da almeno 6 mesi, come minimo);
  • il limite della veste giuridica della società o ditta per la quale si lavora (spa, srl, sas, ecc) e del tipo di attività svolta dato che alcuni settori non vengono di norma considerati validi per concedere le cessioni del quinto.

La parte in cui invece non si hanno differenze è quella legata soprattutto alla durata che continua a dipendere dalle scelte del legislatore, dove si deve rispettare il limite massimo dell’età anagrafica, e una durata massima che non può eccedere le 120 mensilità. Inoltre l’essere un cattivo pagatore, e talvolta anche protestato, non costituisce un limite negativo per accedere alla cessione del quinto vista la mancanza della valutazione del merito creditizio del richiedente.

Infine c’è da segnalare il limite dell’accesso al prestito con delega di pagamento che le banche e finanziarie riservano più volentieri ai dipendenti pubblici.

mano che scrive

Mutuo di liquidità e prestito cambializzato

In entrambi i casi abbiamo davanti delle soluzioni che possono essere sfruttate anche da chi ha una reputazione non ottimale. Nel prestito cambializzato (N.B. E’ possibile trovare anche finanziamenti cambializzati senza busta paga) la garanzia è offerta dalla cambiale, mentre il mutuo di liquidità impone la titolarità di un immobile (che generalmente non deve essere gravato da ipoteche).

Queste due tipologie di finanziamento inoltre possono essere richieste anche a soggetti diversi rispetto alle banche (per esempio un prestito cambializzato dal datore di lavoro, e un mutuo di liquidità da parte di società di intermediazione che prevedono anche questo tipo di servizio).

Bisogna sempre fare attenzione che non vengano applicati dei tassi di interesse oltre la soglia di usura. Inoltre nel caso di problematiche (come nel caso del Covid o di particolari moratorie) si rischia di non poter aderire alle sospensioni poiché queste generalmente passano attraverso il coinvolgimento dell’Abi (associazione banche italiane).

Prestiti finalizzati

Tali finanziamenti non sono dedicati ai dipendenti privati, ma sono a essi accessibili al pari però anche degli autonomi e di quanti hanno un reddito dimostrabile. I prestiti finalizzati possono andare dal tasso zero, alla promozione, convenzione, fino a condizioni applicate a tutti.

mano che passa soldi

I prestiti tra privati

Concludiamo con questa categoria che può comprendere come le precedenti varie alternative. Ad esempio possiamo annoverare in questo ambito:

  • il social lending che prevede l’intermediazione di società autorizzate (si passa tramite piattaforme che permettono a privati che cercano finanziamenti di essere messi in contatto con privati che finanziano per ottenere un rendimento diversificato);
  • i prestiti da privati propriamente detti stipulati tramite scritture private, sottoscrizione di cambiali, ecc.

Conclusioni

Non è logicamente possibile definire aprioristicamente la soluzione migliore che può (e deve) variare in base alle proprie necessità. Quello che è certo è che viste le varie alternative è spesso doveroso valutare più strade che saranno da analizzare nel particolare attraverso vari preventivi per determinare in primis la convenienza economica in base alle proprie possibilità.

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Prestiti per dipendenti comunali: guida alla scelta

Prestiti per dipendenti comunali: le alternative alla Convenzione INPS

Alcune categorie di lavoratori, come ad esempio quella dei dipendenti comunali, vantano una scelta molto ampia in ambito finanziario, in particolare nel caso dei finanziamenti. I dipendenti comunali, infatti, potranno prendere in considerazione le seguenti tipologie di prestiti:

  • quelli dedicati alla pubblica amministrazione (come i prestiti Inps ex Inpdap);
  • quelli dedicati specificatamente ai dipendenti comunali (con restrizioni che possono avere carattere locale);
  • quelli proposti dagli istituti di credito tanto agli statali quanto ai ‘privati’ in qualità di consumatori.

Le differenze tra un tipo e l’altro sono individuabili sotto forma di agevolazioni che possono interessare vari livelli, come interessi applicati, spese accessorie o facilità di accesso.

prestiti dipendenti comunali

Tipi di finanziamento e loro differenze

Non bisogna essere un esperto di prestiti per notare le principali differenze tra una tipologia e l’altra di finanziamento, così da trovare ‘a monte’ la soluzione più adatta alle proprie esigenze. È però anche vero che nel caso specifico dei prestiti per i dipendenti comunali la scelta rischia di essere talmente ampia da rendere complesso vagliare effettivamente tutte le alternative, rischiando di mancare proprio quella che risponderebbe meglio alla propria necessità di nuova liquidità.

Per semplificare questa analisi distinguiamo i prestiti che sono frutto di particolari accordi o normative (come quelli convenzionati e gli ex prestiti Inpdap) dagli altri che sono reperibili sul mercato.

Le tipologie ‘dedicate’

I legislatori in passato hanno mostrato spesso una particolare attenzione per i dipendenti pubblici, portando in primis alla creazione della cessione del quinto, che solo nella prima decade del nuovo millennio è stata estesa anche ai dipendenti privati e ai pensionati.

Tuttavia qui vogliamo analizzare alcune soluzioni ancora più specifiche, per accedere alle quali occorre il possesso di requisiti ristretti. Stiamo parlando del Prestito Pluriennale e del Piccolo Prestito Inps e delle convenzioni.

inpdap

I finanziamenti Inps ex Inpdap

Con la nascita del Super Inps non è cambiato molto, almeno nella sostanza, per i prestiti che in precedenza venivano gestiti dall’Inpdap. Coloro che vogliono richiedere un Piccolo Prestito oppure un Prestito Pluriennale devono:

  • essere dipendenti statali;
  • essere iscritti al Fondo Unitario per la Gestione delle Prestazioni Creditizie e Sociali;
  • avere la giusta quantità di anni di contribuzione (fissata ad un minimo di 4, ridotta a due per casi specifici).

L’iscrizione al Fondo è facoltativa e va richiesta, mentre il versamento della quota come contributo al Fondo avviene in modo automatico con trattenuta a molte sullo stipendio. Questi limiti si applicano anche se si vuole richiedere un Prestito Pluriennale garantito, dove l’Inps si pone come ‘garanzia’ mentre le somme sono erogate da banche e società finanziarie che hanno aderito a specifici accordi.

Inoltre, sempre per i Prestiti Pluriennali, per procedere alla richiesta bisogna rientrare in alcune motivazioni ben specifiche che determinano sia la durata massima del rimborso che l’importo massimo che può essere richiesto.

Passando invece al Piccolo Prestito, a determinare la somma massima ottenibile è la durata scelta e l’entità dello stipendio netto percepito mensilmente. Quindi la somma che si può ottenere non potrà essere molto elevata.

Per questi tipi di finanziamento la principale agevolazione consiste nel trattamento economico, che è basato su tassi di interesse più bassi rispetto alla media del mercato. A questo si aggiunge la velocità e la comodità delle procedure che sfruttano la via telematica, compreso il caso del Pluriennale garantito. Ricordiamo che in quest’ultimo caso i tassi applicati dalle varie banche potranno essere differenti tra di loro seppur al di sotto di un tasso indicato dall’Inps.

Le convenzioni

Le convenzioni si sposano da sempre molto bene con le strutture della pubblica amministrazione e quelle rivolte ai prestiti non fanno eccezione. Tuttavia ci possono essere delle convenzioni nazionali, altre regionali, comunali o ristrette ad una singola amministrazione.

Nel caso dei prestiti per i dipendenti comunali, la forma più usata è quella di accordi con valenza per i lavoratori pubblici del comune stesso, per cui bisogna rivolgersi al referente della convenzione per ottenere un trattamento che non sarà applicato seguendo una qualsiasi delle altre possibili strade.

Queste convenzioni possono prevedere degli sconti sui tassi, ma spesso propongono anche una riduzione dei costi accessori. Per conoscere nel dettaglio le condizioni è necessario richiedere vari preventivi e metterli a confronto tra di loro.

I finanziamenti per statali e non statali

La macro area di finanziamenti più ampia per dipendenti comunali è comunque quella delle banche e finanziarie ‘tradizionali’ che spesso riservano ai dipendenti pubblici al di fuori delle convenzioni condizioni comunque migliorative rispetto alle altre categorie, soprattutto con la cessione del quinto.

In questi casi, pur mancando un accordo, è l’istituto di credito che applica un tasso più basso rispetto ad altre categorie perché il ‘posto statale’ incontra minori rischi di licenziamento, rendendo la restituzione del prestito più sicura (a minor rischio corrisponde un minor tasso di interesse).

dipendenti

Infine, un’occhiata può essere data anche ai finanziamenti aperti a tutti, che tuttavia mancano dei vantaggi tipici che possono riservare le altre tipologie di finanziamento trattate. Si tratta comunque di possibilità da non scartare a priori per varie ragioni:

  • sono utili per valutare la reale convenienza dei prestiti dedicati agevolati;
  • possono rappresentare la sola alternativa che si può utilizzare quando tutte le altre proposte non sono utilizzabili.

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Bonus Biciclette: come funziona e chi può ottenerlo

Bonus Biciclette: guida alla richiesta e all’utilizzo

Tra le tante misure previste dal Governo per contrastare la diffusione del Coronavirus sul nostro territorio c’è il Bonus Mobilità, noto anche come Bonus Biciclette. Se sei interessato ad usufruirne anche tu, continua a leggere il seguente articolo: ti fornirò tutte le info utili e le ultime novità.

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Di cosa si tratta?

disegno di bicicletta sull'erba

Il Bonus Mobilità è un contributo economico statale previsto dal Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 (convertito in legge il 17 luglio 2020) da utilizzarsi per l’acquisto di mezzi di trasporto individuali alternativi alle auto. Nasce dalla collaborazione tra il Ministero dei Trasporti e quello dell’Ambiente con lo scopo di incentivare l’uso di biciclette, monopattini elettrici e servizi di bike sharing per scongiurare, durante le Fasi 2 e 3 di ripresa dopo il lockdown, il sovraffollamento sui mezzi pubblici e il congestionamento dei centri urbani, favorendo al contempo l’energia pulita.

Tale sussidio può essere utilizzato, indipendentemente dalla fascia di reddito a cui si appartiene, dai maggiorenni residenti:

  • nei capoluoghi di Regione e di Provincia (anche con meno di 50.000 abitanti);
  • nei Comuni con più di 50.000 abitanti;
  • nei Comuni (anche sotto i 50.000 abitanti) delle 14 Città Metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma Capitale, Torino, Venezia).

Per verificare se il proprio Comune rientra nella soglia di abitanti minima per poter accedere al Bonus occorre fare riferimento ai dati Istat del 1 Gennaio 2019.

Importo e prodotti per i quali è utilizzabile

disegno di biciclette e veicoli elettrici

Il Bonus Mobilità può essere utilizzato per acquistare:

  • biciclette nuove e usate, anche con pedalata assistita (max 0,25 kW, 25 Km/h);
  • handbike nuove e usate;
  • veicoli elettrici individuali nuovi o usati come monopattini, hoverboard e segway;
  • abbonamenti a servizi di mobilità condivisa come bike o monopattino sharing.

Sono invece esclusi gli acquisti di accessori o pezzi di ricambio.

L’importo del buono è pari al 60% del prezzo di vendita del prodotto in questione e comunque non può mai superare i 500€.

Come funziona?

disegno di computer, moduli e punti interrogativi

Si tratta di un buono retroattivo a partire dal 4 Maggio 2020. Possono quindi richiedere (una sola volta) il rimborso del 60% del prezzo d’acquisto tutti coloro che rientrano nei suddetti requisiti e che hanno acquistano un mezzo di trasporto individuale (tra quelli indicati), dal 4 Maggio al 31 Dicembre 2020. Farà fede lo scontrino fiscale, che deve essere parlante, ovvero deve riportare la natura dei beni acquistati e il codice fiscale del compratore, proprio come quelli della farmacia per intenderci. Su questo punto c’è stato un lungo dibattito tra il Ministero dell’Ambiente, che riteneva necessaria la fattura, e il Ministero dei Trasporti che preferiva il semplice scontrino. Con l’approvazione dello scontrino parlante si è raggiunto un punto d’incontro, utile anche a scongiurare che i 210 milioni stanziati finiscano anche nelle mani di eventuali furbetti che abbiano acquistato solo accessori o pezzi di ricambio.

In realtà il programma prevede la creazione di un’applicazione online che sarà scaricabile dal portale del Ministero dell’Ambiente ed alla quale si potrà accedere tramite SPID. Tale applicazione dovrebbe essere attivata tra fine Luglio e metà Agosto. Quindi l’utilizzo del Buono Mobilità seguirà due fasi.

  • Fase 1 (dal 4 maggio 2020 all’attivazione dell’app online): in tale periodo l’acquirente effettuerà l’acquisto della bicicletta (o similare) a prezzo pieno presso un qualsiasi rivenditore, anche online, richiedendo lo scontrino parlante. Il rimborso del 60% andrà successivamente richiesto dal consumatore sulla piattaforma apposita, quando quest’ultima sarà attivata;
  • Fase 2 (a partire dall’attivazione dell’apposita applicazione online): l’interessato farà richiesta online del Buono Mobilità, che sarà prodotto sotto forma di voucher elettronico e che avrà una validità di 30 giorni. Al momento dell’acquisto presso gli esercenti fisici o online aderenti all’iniziativa si mostrerà in cassa tale voucher ottenendo lo sconto immediato sul prezzo di vendita (se ne pagherà dunque solo il 40%). Sarà poi il venditore a provvedere in un secondo momento alla richiesta del rimborso del rimanente 60% secondo le modalità previste dal regolamento.

Possibili problematiche

disegno di omino pensieroso e punto interrogativo

Il Bonus Mobilità è stato accolto dagli interessati con grande entusiasmo. Da Maggio infatti in Italia si registra un vero e proprio boom degli acquisti nel settore coinvolto, con rivenditori (anche nazionali come Decathlon o Cisalfa) che segnalano il sold out e difficoltà della produzione a star dietro all’improvvisa crescita della domanda. Ovviamente ciò fa sorgere un dubbio: le risorse stanziate dal Governo saranno sufficienti a soddisfare tutte le richieste di rimborso che prenderanno d’assalto l’applicazione web non appena sarà attivata? Per scongiurare il pericolo click day è stato deciso che avranno la precedenza i rimborsi di acquisti già effettuati rispetto alla produzione di nuovi voucher elettronici, ma non è improbabile che i fondi possano esaurirsi in fretta, non riuscendo a soddisfare per intero la notevole domanda, creando inevitabilmente malcontento.

Inoltre sarà da chiarire il problema relativo allo scontrino fiscale. Fino a pochi giorni fa non c’era una linea chiara a riguardo, quindi in molti hanno effettuato l’acquisto ottenendo una fattura oppure uno scontrino standard. Ci si chiede: questi utenti dovranno rinunciare al rimborso? Oppure saranno accettati anche tali strumenti, almeno per gli acquisti avvenuti prima dell’indicazione ufficiale dello scontrino parlante?

Infine, se una volta rimborsati tutti gli acquisti già effettuati rimarrà una disponibilità di fondi residua per ulteriori voucher, quale sarà l’adesione al programma da parte dei venditori dal momento in cui dovranno provvedere loro alla richiesta di rimborso?

Staremo a vedere.

(Data rilevazione: 20/07/2020; Fonte: sito ufficiale Ministero dell’Ambiente)

(Approfondimento: Bonus Vacanze)

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Bonus Vacanze: dove richiederlo e come funziona

Bonus Vacanze: guida alla richiesta

Se anche tu hai sentito parlare del famigerato Bonus Vacanze e vuoi saperne di più sui requisiti per ottenerlo e su come richiederlo, continua a leggere il seguente articolo: ti fornirò tutte le info che cerchi.

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Cos’è?

copertina opuscolo ufficiale bonus vacanze

L’emergenza sanitaria che ha recentemente colpito l’Italia ha costretto lo Stato ad imporre un lungo lockdown alla nostra nazione, al fine di arginare il più possibile la diffusione del Covid-19. Effettivamente le misure restrittive hanno funzionato dal punto di vista sanitario, ma hanno comportato grandi sacrifici per gli italiani, soprattutto economici. Per questo il Governo, nel Decreto Rilancio del 19 maggio 2020, ha previsto tutta una serie di misure a sostegno delle attività produttive e delle famiglie maggiormente colpite dal lungo periodo di forzata inattività. Tra questi provvedimenti rientra il cosiddetto Bonus Vacanze, ideato con il duplice scopo di aiutare a ripartire da un lato le famiglie, incentivandole a viaggiare in un periodo in cui le disponibilità economiche scarseggiano, dall’altro le attività turistiche italiane, uno dei settori maggiormente colpiti dalle conseguenze del Coronavirus e che stenta a riprendersi anche a causa della drastica riduzione dell’abituale turismo straniero.

A chi è rivolto?

immagine isee

Possono accedere a tale bonus economico le famiglie che dispongono di un ISEE (ordinario o corrente) inferiore a 40.000€.

Per chi non lo sapesse, l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) viene calcolato dall’INPS ed è lo strumento attraverso il quale viene valutata la situazione economica del tuo nucleo familiare al fine di vedere se rientra o meno nei requisiti minimi richiesti per ottenere eventuali agevolazioni o sostegni economici erogati dallo Stato. L’ISEE ordinario riporta la fotografia economica del tuo nucleo familiare relativa alla dichiarazione dei redditi di due anni indietro ed è valida fino al 31 Dicembre dell’anno in cui se ne è fatta richiesta. Se nel frattempo sono però intervenuti cambiamenti nella composizione del tuo nucleo familiare o sensibili riduzioni del reddito percepito è necessario aggiornare tale ISEE richiedendo quello corrente, che ha una validità di 6 mesi.

Per ottenere l’ISEE è necessario compilare la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica, da quest’anno disponibile anche in versione precompilata). Tale compilazione puoi eseguirla sia autonomamente sul sito dell’INPS che con l’ausilio gratuito di un CAF.

In cosa consiste?

scritta bonus

Le famiglie che rientrano in un ISEE inferiore ai 40.000€ hanno diritto ad un buono economico il cui ammontare varia in base alla composizione del nucleo familiare:

  • 1 componente 150€;
  • 2 componenti 300€;
  • da 3 componenti in su 500€.

Nello specifico

l’80% del buono ottenuto sarà scontato dal conto al momento del pagamento della struttura presso cui si sarà fruita la vacanza, mentre il restante 20% potrà essere portato in detrazione nella dichiarazione dei redditi 2021.

Facciamo un esempio:

Hai soggiornato con tua moglie ed i due tuoi figli presso una struttura aderente per un totale di 1.000€. Presentando un Bonus Vacanze di 500€ pagherai all’albergatore 600€, in quanto l’80% del buono (ovvero 400€) ti sarà detratto subito dal conto. Per i restanti 100€ a cui hai diritto, dovrai richiederne la detrazione sull’imposta dovuta nella dichiarazione dei redditi dell’anno prossimo.

Come lo richiedo?

Il Bonus Vacanze può essere richiesto ed utilizzato dal 1 Luglio al 31 Dicembre 2020.

La richiesta deve necessariamente avvenire online attraverso IO,

l’app dei Servizi Pubblici fornita gratuitamente da PagoPa Spa e disponibile per device con sistema operativo sia Android (4.4 e superiori) che iOS (13 e superiori).

Attenzione: per poter accedere all’app IO è indispensabile disporre di uno dei seguenti strumenti attraverso il quale autenticarsi:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) composto da nome utente e password e necessario per accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione;
  • CIE 3.0 (la carta d’identità elettronica in plastica con la banda ottica sul retro), col relativo codice PIN di 8 cifre.

Per chi ancora non lo avesse richiesto, lo SPID si ottiene online registrandosi presso uno degli Identity provider che trovi sul sito ufficiale www.spid.gov.it e seguendo la procedura guidata.

Una volta che ti sarai autenticato, dovrai selezionare nell’app IO la sezione “Pagamenti”, scegliere “Aggiungi Bonus/Sconto” e selezionare “Bonus Vacanze”. Non dovrai allegare alcun documento in quanto l’app riceverà automaticamente dall’INPS il tuo ISEE, comunicherà con l’Agenzia delle Entrate e in pochi minuti riceverai l’esito della tua domanda. In caso positivo, il Bonus spettante sarà immediatamente attivo e fruibile sull’app stessa, sotto forma di un codice univoco e un QR.

Come lo utilizzo?

Una volta ottenuto, il Bonus Vacanze può essere utilizzato per le vacanze in Italia di un qualsiasi membro della famiglia. Ad esempio può essere utilizzato sia nel caso di una vacanza per l’intero nucleo familiare (genitori e figli), sia per una vacanza fruita solo da uno dei figli. Al momento del pagamento (che deve avvenire in un’unica soluzione in loco o presso un’agenzia viaggi, mai attraverso l’intermediazione di piattaforme online) il beneficiario deve presentare:

  • il codice QR, per permettere all’albergatore di verificare la validità del Bonus;
  • il codice fiscale di chi presenterà la dichiarazione dei redditi 2021 richiedendo la detrazione del 20% residuo. Tale codice fiscale dovrà essere obbligatoriamente riportato sulla fattura/scontrino.

immagine codice qr e codice fiscale

Il pagamento può avvenire con qualsiasi strumento (contanti, carta di credito, di debito, prepagata, bonifico) accettato dalla struttura prescelta.

Attenzione: il Bonus va speso tutto in una volta.

Se la vacanza per la quale lo si desidera utilizzare ha un importo inferiore all’ammontare del buono le percentuali di utilizzo saranno ricalcolate sul prezzo effettivo e la parte residua del bonus non utilizzata andrà irrimediabilmente perduta.

Quali sono le strutture aderenti?

Le strutture ricettive italiane (hotel, campeggi, agriturismi o bed & breakfast) non sono obbligate a partecipare all’iniziativa promossa dal Governo. La loro adesione al progetto è infatti discrezionale e non esiste un elenco ufficiale di quelle che attualmente hanno deciso di accettare il Bonus Vacanze.

E’ quindi opportuno informarsi previamente al momento della scelta onde evitare brutte sorprese.

Federalberghi, per semplificare la fruizione del Bonus Vacanze, ha attuato un sondaggio tra i suoi soci e ha creato una pagina web ( www.italyhotels.it) sulla quale è possibile individuare tra le oltre 28.000 strutture a lei associate quelle aderenti.

Ausili regionali

Alcune Regioni hanno varato sussidi ed iniziative addizionali, cumulabili col Bonus Vacanze, per incentivare ulteriormente il turismo sul proprio territorio.

Ad esempio il Piemonte ha attivato l’iniziativa “La nostra ospitalità è singolare” con la quale il turista che prenota tre notti presso le strutture aderenti ne paga all’albergatore solo una, mentre le altre sono offerte dalla Regione.

In Calabria invece è stata approvata l’iniziativa “Stai in Calabria” che prevede, tramite procedura a sportello, l’erogazione di voucher (spendibili in strutture ricettive calabresi) fino ad un massimo di 320€ per nucleo familiare in caso di ISEE inferiore ai 20.000€.

(Data di rilevazione: 15/07/2020); Fonte: sito ufficiale Agenzia delle Entrate).

(Approfondimento: Bonus Biciclette, Reddito di cittadinanza)

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Prestiti Dipendenti ASL: meglio un prestito INPS o personale?

Prestiti Dipendenti ASL: quali alternative?

Può capitare di dover affrontare spese impreviste o di volersi regalare una vacanza o un arredamento rinnovato. In questi casi, se non si dispone di sufficiente liquidità o non si desidera azzerare i propri risparmi, può essere necessario richiedere un finanziamento. Se sei un dipendente ASL hai la fortuna di rientrare nella più generica categoria dei dipendenti pubblici, che beneficia di una più ampia e agevolata offerta nel campo del credito al consumo. Continuando a leggere il seguente articolo troverai le principali informazioni sulle alternative a tua disposizione e sui costi che comportano.

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Prestiti INPS (ex Inpdap)

disegno di un medico con logo inps

La prima alternativa da prendere in considerazione è rappresentata dai finanziamenti erogati direttamente dall’INPS o garantiti dal medesimo ente previdenziale. Si tratta di un accesso al credito agevolato, rivolto esclusivamente ai

dipendenti pubblici e statali in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, con un’anzianità di servizio di almeno 4 anni e che siano iscritti alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali (Fondo Credito) con una regolare contribuzione di almeno 4 anni.

L’accesso è possibile anche per i pensionati regolarmente iscritti e contribuenti alla suddetta Gestione. I dipendenti ASL, in quanto dipendenti della pubblica amministrazione, risultano automaticamente iscritti alla Gestione Unitaria e mensilmente versano al Fondo, tramite trattenuta in busta paga, un’aliquota pari allo 0,35%. Altre tipologie di dipendenti pubblici, invece, devono fare esplicita richiesta di iscrizione, così come tutti i pensionati. Possono richiedere finanziamenti all’INPS anche i dipendenti ASL in possesso di un contratto di lavoro a tempo determinato, ma in tal caso il prestito concesso dovrà essere rimborsato entro la scadenza del rapporto lavorativo.

Tutti i prestiti INPS hanno le caratteristiche tipiche della cessione del quinto:

  • tasso fisso e rate tutte di pari importo per l’intera durata del finanziamento;
  • rate di importo non superiore al quinto del proprio stipendio/pensione al netto di ritenute previdenziali e fiscali;
  • rimborso a mezzo di trattenute in busta paga da parte dell’ente pubblico di appartenenza;
  • presenza obbligatoria di copertura assicurativa;
  • non viene preso in considerazione il merito creditizio e non sono richiesti garanti.

Si tratta di finanziamenti soggetti ad una procedura burocratica particolare e possono quindi richiedere tempistiche più lunghe rispetto ad un comune prestito personale. Sul portale INPS è possibile effettuare anche delle simulazioni di prestiti per verificare gli importi minimi e massimi richiedibili in base alla propria personale retribuzione. Per quanto riguarda importi e durata, questi dipendono anche dalla tipologia di prestito a cui ci si rivolge.

-Piccoli Prestiti

Si tratta di prestiti di importo ridotto e con rimborso a breve termine, utili per soddisfare le esigenze quotidiane di chi li richiede. E’ possibile ottenere importi pari ad un minimo di 1 fino ad un massimo di 8 mensilità nette di stipendio o pensione da restituire in massimo 4 anni. E

non è necessario specificare l’utilizzo che si andrà a fare del credito in quanto non sono richiesti giustificativi di spesa,

al pari di un comune prestito personale.
E’ previsto un TAN agevolato del 4,25% a cui si aggiunge un’aliquota dello 0,50% per coprire le spese amministrative e la quota da versare al Fondo Rischi (assicurazione) che varia in base alla durata del finanziamento ed all’età del richiedente, così come riportato nell’apposita tabella pubblicata alla fine del Regolamento. Sarà inoltre possibile richiederne un rinnovo dopo aver già rimborsato almeno la metà delle rate previste dal piano di ammortamento. Con una parte del nuovo Piccolo Prestito concesso si andrà ad estinguere ciò che ancora rimane del precedente finanziamento.
La domanda da parte dei dipendenti ASL in servizio dovrà essere presentata presso la propria amministrazione di appartenenza che provvederà a trasmetterla per via telematica all’INPS. Gli ex dipendenti ASL in pensione potranno invece presentarla direttamente online dal portale INPS.

-Prestiti Pluriennali Diretti

Se si necessita di importi maggiori, l’INPS, tramite il Fondo Credito, mette a disposizione anche dei dipendenti ASL i Prestiti Pluriennali Diretti (erogati direttamente dall’INPS in base alla disponibilità del Fondo stabilita anno per anno dal bilancio), con durata di 5 o 10 anni ed importi variabili in base alla motivazione della richiesta.

Si tratta infatti di finanziamenti strettamente regolamentati per accedere ai quali è necessario rientrare, potendolo dimostrare, nelle casistiche elencate e specificate nel sopra citato Regolamento (come ad esempio motivi di salute dell’iscritto o dei familiari, acquisto prima casa, acquisto automobile, manutenzione ordinaria o straordinaria della prima casa).

Sui Prestiti Pluriennali Diretti grava un TAN agevolato pari al 3,5% più i costi accessori previsti anche per i Piccoli Prestiti. La domanda deve essere presentata alla propria amministrazione di appartenenza entro un anno dall’evento documentato che ne ha determinato lo stato di necessità e con tutti i giustificativi di spesa (preventivi e/o fatture) allegati. I pensionati potranno invece inoltrare la domanda direttamente online. Sarà possibile rinnovare un prestito quinquennale dopo due anni di regolari rimborsi e un prestito decennale dopo quattro anni.

-Prestiti Pluriennali garantiti

Nel caso in cui non si rientrasse nelle casistiche previste dal Regolamento dei Prestiti Pluriennali Diretti, l’INPS ha stretto convenzioni con alcuni istituti di credito per permettere ai dipendenti pubblici, quindi anche ai dipendenti ASL, ed ai pensionati di poter richiedere un Prestito Pluriennale, quinquennale o decennale, erogato dalla banca in convenzione ma

garantito dall’INPS in caso di morte, perdita del lavoro o riduzione dello stipendio del richiedente.

I tassi applicati non saranno bassi come quelli previsti dai Prestiti Pluriennali Diretti, ma sono comunque agevolati (variano da istituto ad istituto) e quindi più bassi rispetto a quelli di mercato. Oltre al TAEG previsto dall’ente erogante si dovrà tener conto di ulteriori costi da versare all’INPS per compensare le spese amministrative e i premi compensativi. Alla domanda da consegnare presso la propria amministrazione si dovrà allegare un certificato medico di sana costituzione fisica.

Altre possibili alternative

disegno di medico con banconote

In qualità di dipendente ASL, e quindi di dipendente pubblico, potrai anche valutare la possibilità di richiedere una cessione del quinto dello stipendio presso gli istituti di credito che presentano in catalogo tale prodotto. I tassi solitamente applicati alle cessioni per i dipendenti pubblici sono competitivi, soprattutto laddove sono state strette convenzioni specifiche con l’ASL a livello nazionale o locale. Può essere dunque opportuno informarsi previamente sulla presenza o meno di tali convenzioni in corso direttamente presso la propria amministrazione di appartenenza così da richiedere il preventivo in primo luogo presso gli istituti di credito potenzialmente più vantaggiosi. Poiché la cessione è una tipologia di finanziamento che prevede costi accessori legati anche alla copertura assicurativa obbligatoria occorrerà confrontare soprattutto i TAEG e non soltanto i TAN dei vari preventivi raccolti.

Da non sottovalutare inoltre il vantaggio di poter richiedere una cessione anche nel caso in cui in passato si sia stati segnalati al Crif come cattivi pagatori in quanto il merito creditizio del richiedente non viene preso in considerazione ai fini della concessione del credito.

E se gli importi di cui necessitassi sono particolarmente elevati, potrai accostare alla cessione anche un prestito con delega di pagamento, per raddoppiare la parte di stipendio (fino al 40% totale) impegnata dal rimborso e di conseguenza il credito richiedibile.

Se non si hanno problematiche passate di insolvenza un’altra strada percorribile, più rapida nei tempi e più snella nelle procedure burocratiche, è quella rappresentata dal classico prestito personale. In tal caso ti dovrai recare presso le banche o finanziarie che più ti interessano portando con te busta paga, documento d’identità e codice fiscale per richiedere un preventivo personalizzato. In alcuni casi potrai procedere anche senza recarti di persona in filiale, ma da pc grazie alle richieste online.
In linea di massima potrai richiedere fino ad un massimo di 60.000€ circa, da rimborsare in massimo 120 rate, il cui importo non dovrà sottostare alla limitazione al 20% dello stipendio prevista dalla cessione e dai prestiti INPS. I tassi applicati ad un prestito personale solitamente si aggirano intorno al 7% e le spese accessorie sono ridotte in quanto la copertura assicurativa è solo facoltativa.

Da non sottovalutare, infine, la possibilità di richiedere un prestito finalizzato quando la liquidità serve per l’acquisto di un bene come un divano, uno smartphone o un elettrodomestico. In questo caso sarà lo stesso venditore a fornirti in negozio il finanziamento, in virtù di specifiche convenzioni con le principali finanziarie. E grazie a temporanee promozioni potresti riuscire a spuntare persino il TAN 0%.

(Approfondimento: Prestiti per protestati e cattivi pagatori)

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Prestiti per infermieri: quali alternative?

Prestiti per infermieri: guida alla scelta

Sono tante le motivazioni che possono spingerci a richiedere un prestito, ma indipendentemente da quali esse siano è sempre opportuno essere a conoscenza delle possibili alternative a disposizione per poter individuare più facilmente la soluzione che meglio soddisfa le nostre esigenze e le nostre tasche. In particolare ciò torna utile a quelle categorie di consumatori che, in virtù del proprio contratto lavorativo, possono accedere a forme agevolate di finanziamenti, come ad esempio gli infermieri. Le agevolazioni più interessanti riguardano sicuramente i prestiti per infermieri appartenenti alla pubblica sanità, ma anche gli infermieri della sanità privata possono in alcuni casi usufruire di condizioni favorevoli. Nel seguente articolo fornirò a questa specifica categoria di consumatori tutte le informazioni utili per orientarsi al meglio tra le varie offerte e trovare il finanziamento più indicato.

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Prestiti INPS

disegno di infermiere con scritta inps

Gli infermieri appartenenti alla sanità statale (dipendenti dell’ASL e di Aziende Ospedaliere e Universitarie o di Case di Cura pubbliche) possono in primo luogo valutare le diverse tipologie di prestiti offerti dall’INPS (ex INPDAP).

Si tratta di finanziamenti accessibili ai dipendenti pubblici e statali che siano in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, con un’anzianità lavorativa di 4 anni validi al fine della pensione e che siano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (Fondo Credito) con almeno 4 anni di regolare pagamento della quota dovuta.

In caso di contratto a tempo determinato con durata almeno triennale, è possibile usufruire dei prestiti INPS soltanto se il piano di rimborso si completa entro la fine del contratto stesso.

Tutti i prestiti INPS presentano alcune caratteristiche tipiche della cessione del quinto dello stipendio e cioè:

  • il rimborso avviene a mezzo di trattenute in busta paga effettuate direttamente dall’Ente pubblico da cui si dipende;
  • l’importo fisso delle rate non può superare il 20% del proprio stipendio al netto di ritenute fiscali e previdenziali.

Se la somma di cui si necessita è contenuta, ci si può orientare sul Piccolo Prestito, che permette di richiedere un importo pari al massimo a 8 mensilità nette del proprio stipendio, da restituire entro un massimo di 4 anni. Tale tipologia di prestito ha il vantaggio di non necessitare di alcun giustificativo di spesa e l’erogazione non è vincolata all’utilizzo della somma per comprovate e specifiche motivazioni.

Economicamente parlando, il Piccolo Prestito gode di un TAN agevolato del 4,25%. Tra le spese accessorie sono previste un’aliquota dello 0,5% per la copertura delle spese amministrative e una quota da versare al Fondo Rischi il cui importo dipende dall’età del richiedente, come indicato dalle apposite tabelle presenti nel Regolamento.

Se la somma di cui si necessita è più elevata, è possibile orientarsi invece sui Prestiti Pluriennali Diretti (cosiddetti in quanto erogati direttamente dall’INPS), che possono avere durata quinquennale o decennale. In tal caso però il credito sarà concesso soltanto per alcune comprovate motivazioni specificate all’interno del Regolamento. Quindi si potrà usufruire del TAN agevolato al 3,5% soltanto nel caso in cui si possa dimostrare di rientrare nelle casistiche stabilite, che riguardano ad esempio problemi di salute dell’iscritto o di un membro del suo nucleo familiare, nascita di un figlio, morte di un familiare, acquisto dell’auto, manutenzione ordinaria e straordinaria o acquisto dell’abitazione principale.

Sia l’erogazione dei Piccoli Prestiti che dei Prestiti Pluriennali sono soggette alla disponibilità stanziata annualmente dall’INPS al relativo Fondo Credito ed è possibile effettuare delle simulazioni di calcolo utilizzando l’apposito tool presente sul sito ufficiale.

E’ possibile anche rivolgersi agli Istituti di credito in convenzione con l’INPS per richiedere un Prestito Pluriennale Garantito, cioè garantito dal Fondo Credito INPS ma erogato dall’istituto convenzionato. Anche in questo caso gli infermieri potranno usufruire di un tasso agevolato, ma questo varierà da banca a banca e sarà più alto rispetto a quello offerto dal prestito diretto, pur restando comunque più favorevole rispetto a quello di mercato. Sempre necessario ai fini dell’erogazione produrre tutta la documentazione richiesta relativa allo stato di necessità.

Cessione del quinto dello stipendio

disegno di infermiere con rappresentazione di un quinto

Altra strada percorribile è quella della richiesta di una cessione del quinto dello stipendio, che non richiede alcun giustificativo di spesa. Banche e finanziarie vedono gli infermieri come consumatori a basso rischio, per cui sono ben disposti a stringere convenzioni con gli Enti Sanitari Statali o Privati di appartenenza e ad offrire quindi ai loro dipendenti condizioni agevolate, che possono riguardare tassi concorrenziali, burocrazia semplificata o spese accessorie ridotte.

E’ opportuno, dunque, informarsi presso la propria amministrazione per conoscere le eventuali convenzioni in atto e rivolgersi alle banche coinvolte per richiedere un preventivo personalizzato.

La cessione del quinto è una forma di prestito personale che presenta delle spese accessorie notevoli, prima fra tutte la polizza assicurativa vita e impiego obbligatoria per legge, ma offre l’indiscusso vantaggio di essere accessibile anche a cattivi pagatori e pignorati, in quanto, ai fini della concessione del credito, non viene preso in considerazione il merito creditizio del richiedente ma soltanto la busta paga e il tipo di contratto lavorativo in essere. Inoltre, nel caso in cui l’importo necessario sia importante, è possibile raddoppiare la quota cedibile (arrivando ad impegnare il 40% della retribuzione mensile netta) chiedendo in aggiunta il prestito con delega, erogabile però solo a condizione che l’amministrazione di appartenenza conceda per iscritto il suo consenso.

(Approfondimento: Prestiti per protestati e cattivi pagatori)

Altre possibili alternative

disegno di infermiere con monete e banconote

Gli infermieri, sia statali che privati, possono accedere al credito anche tramite la richiesta di un tradizionale prestito personale. Non si godrà di tassi agevolati, ma tale forma di finanziamento presenta comunque costi accessori più bassi rispetto ad una cessione del quinto e tempi si istruttoria ed erogazione più rapidi anche rispetto ai prestiti INPS.

Affinché la richiesta vada a buon fine è però necessario disporre di un buon merito creditizio e di un contratto lavorativo possibilmente a tempo indeterminato. In mancanza di tali requisiti la concessione del credito potrebbe essere vincolata da parte della banca alla firma di un garante o di un fideiussore.

Nel caso in cui, invece, la liquidità occorra per l’acquisto di un bene (ad esempio l’auto nuova, una vacanza, un nuovo divano) potrebbe essere più conveniente richiedere un prestito finalizzato, spesso proposto direttamente dal venditore che funge da intermediario con le più note finanziarie nazionali (Findomestic, Agos, Compass). Tale forma di finanziamento permette di usufruire di tassi concorrenziali (alle volte addirittura TAN 0%), spese accessorie ridotte ed offre la comodità di poter essere richiesto in loco, al momento dell’acquisto, previa presentazione dell’opportuna documentazione.

Cosa valutare per scegliere al meglio

punti di domanda

Da quanto finora detto emerge che gli infermieri che necessitano di liquidità possono percorrere diverse strade.

Per poter scegliere al meglio quella più adatta alle proprie esigenze ed alle proprie tasche è sempre opportuno richiedere il maggior numero di preventivi possibile, sia online (quando l’istituto di credito lo permette) sia recandosi direttamente presso la banca convenzionata o comunque di proprio interesse.

Al momento della valutazione delle varie offerte occorre paragonare il TAEG, in quanto è questo il valore che indica il costo complessivo del finanziamento, spese accessorie comprese. Oltre alla convenienza, però, l’infermiere dovrà valutare anche altri fattori, che potrebbero influire sulla scelta ancor più del vantaggio economico.

Infatti, se ad esempio si deve rispondere ad una necessità di liquidità impellente, i finanziamenti INPS potrebbero non essere la soluzione giusta pur essendo sicuramente competitivi da un punto di vista economico, in quanto richiedono dei tempi burocratici e quindi di erogazione più lunghi rispetto a quelli di un prestito personale o finalizzato. Nel caso, invece, di passate segnalazioni al Crif per problemi di insolvenza, sarà opportuno indirizzarsi verso la cessione del quinto, pur essendo più costosa, poiché richiedibile anche da pignorati e cattivi pagatori.

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